“Fluorsid smaltiva scarti di rifiuti nello stabilimento di Samatzai”. L’accusa è di Omar Cabua del processo contro Italcementi per disastro ambientale. Nell’udienza di oggi il testimone chiave ha fatto il nome dell’azienda di Macchiareddu (che formalmente non è coinvolta nella vicenda) del patron del Cagliari Tommaso Giulini, ribadendo dichiarazioni già messe a verbale qualche anno fa. Secondo Cabua, difeso dall’avvocato Pierandrea Setzu, all’interno dello stabilimento Italcementi di Samatzai c’era un’attività di smaltimento illegale di rifiuti mediante interramento. Rispetto alle primissime dichiarazioni il testimone aveva aggiunto che un ex camionista di Nuraminis gli avrebbe riferito che il trasporto di rifiuti illegali da smaltire nella cava veniva effettuato con camion cassonati di una ditta di Nuraminis, che secondo lui lavorava anche con la Fluorsid.

Cabua ha poi dichiarato di aver parlato con un dipendente della ditta di Macchiareddu (già arrestato dalla Forestale nell’ambito dell’inchiesta sulla Fluorsid terminata col patteggiamento di 11 persone) il quale gli disse in via confidenziale che una parte degli scarti tossici della Fluorsid di Macchiareddu veniva portata all’interno dello stabilimento Italcementi di Samatzai per essere smaltita nel forno. Ha riferito poi di un traffico di camion che arrivavano nello stabilimento durante le ore serali quando l’attività delle cementeria era ridotta, mezzi che entravano dall’ingresso principiale e uscivano da quello secondario e in alcune occasioni sarebbero entrati nelle cave.

Gli imputati del processo sono Salvatore Grimaldi Capitello, Giuseppe Cataldo, Basilio Putzolu, Ignazio La Barbera e Lorenzo Metullio e la Italcementi Fabbriche Riunite Cemento, società proprietaria dello stabilimento di Samatzai: tutti dovranno dimostrare la loro innocenza nel corso del procedimento giudiziario.

L’inchiesta è patita qualche anno fa. Secondo i carabinieri del nucleo tutela ambientale «durante le indagini sono state scoperte diverse discariche abusive di rifiuti pericolosi, realizzate in aree sia interne che esterne al cementificio. In particolare, le attività scavo hanno portato alla luce un considerevole quantitativo di rifiuti industriali, quali oli minerali, parti di demolizioni di impianti, mattoni refrattari, pet coke che hanno gravemente compromesso le matrici ambientali suolo e falda per la riscontrata presenza fuori limite dei parametri arsenico, cromo esavalente, ferro, manganese nonché fluoruri e solfati, esponendo a pericolo la salute della locale popolazione».

 

(Ha collaborato Paolo Rapeanu)

 

Fonte: Casteddu on line

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