Una giovane ragazza di San Sperate scappata e, per fortuna,
ritrovata. A Radio CASTEDDU Gianfranco Piscitelli: “Un atto di
ribellione” ma è l’ennesimo che interessa i giovanissimi,
protagonisti di numerosi episodi negativi che esprimono un disagio,
una sofferenza non indifferente. “Bisogna interessare i giovani e
fargli capire che non c’è soltanto lo sballo”.L’avvocato
dell’associazione Penelope: “Un grazie ai tanti giovani che mi
chiamano, che mi chiedono consigli, che mi aiutano soprattutto
quando lancio appelli di sparizioni di minorenni, di ragazzi. Molte
volte ci sono dei ragazzi “disagiati” in rotta con i genitori o
sono depressi o stanno attraversando un brutto periodo. La ragazza
che si è allontanata da casa ha 15 anni e vive a San Sperate con i
genitori; è uscita regolarmente però non ha fatto rientro. Ogni
tanto succedeva che andava a dormire dalle amiche, i genitori hanno
provato a chiamarla ma la ragazza interrompeva la comunicazione e
si è capito che era un allontanamento volontario. La ragazza fa uso
di farmaci, è sotto cura per delle patologie, e i genitori si sono
preoccupati moltissimo e, una volta fatta la denuncia, a un certo
punto, entrando in contatto con degli amici, sono riuscito a sapere
che doveva incontrarsi a Quartucciu con qualcuno. Loro sono andati
lì sul posto, in effetti, l’hanno vista in piazza e l’hanno
abbracciata, presa, però, poi, si è svincolata ed è scappata. Hanno
fatto un muro i suoi amici e non c’erano soltanto ragazzini ma
anche adulti e quando sono arrivati i carabinieri si erano già
allontanati. Abbiamo vissuto delle ore di ansia e di angoscia, poi,
non appena ho pubblicato il mio volantino di Penelope, in cui ho
iniziato a fare appelli anche tramite Casteddu Online, ho iniziato
a ricevere telefonate dai miei “adolescenti fans” che mi hanno
indicato dei luoghi dove era la ragazza. Alla fine il cerchio
si è chiuso, si è saputo che la ragazza non era da sola ma con
altre persone. Ho ritenuto a quel punto di sottolineare nel mio
post l’articolo che parla della sottrazione di minori che,
anche se consenzienti minorenni, non possono essere portati via
senza l’autorizzazione o un espresso assenso dei genitori ed è un
reato che prevede la galera per 2 anni. Probabilmente si saranno
resi conto di cosa stavano rischiando e alla fine si è risolto
tutto presso la questura di Quartu Sant’Elena.È stata una
ribellione, insomma, della ragazza”.Un ennesimo disagio giovanile:
“È un problema che ci sta assillando e che si è accentuato con il
lockdown. Si sono esasperati, perché i ragazzi non riescono a stare
chiusi e quindi ci sono delle ribellioni, però bisogna anche dire
che, purtroppo, ci troviamo di fronte a una situazione drammatica,
dove c’è un uso smodato di cannabis, di alcol da parte dei ragazzi
in età sempre più giovane e questo, purtroppo, l’ho sempre
denunciato.Ho dovuto soccorrere, purtroppo, fuori dalle discoteche
ragazzi svenuti in crisi da alcol; c’è bisogno di ritrovare
determinati valori della famiglia, perché noi genitori siamo tutti
quanti stressati, impegnati e i figli se ne abusano moltissimo. Le
famiglie di una volta non riesco più a vederle, ne vedo pochissime
ma, nello stesso tempo, vorrei che ritornassimo alla famiglia di
una volta.Vado spessissimo nelle scuole a parlare con i ragazzi e
mettermi a disposizione: noi adulti dobbiamo parlare di più, essere
a disposizione dei ragazzi e non loro complici a fare le
canne insieme. Bisogna rinsaldare il rapporto familiare, i giovani
devono imparare che i genitori, gli adulti non sono i loro nemici e
che, se molte volte diciamo di no o siamo costretti a rimproverarli
per un qualcosa, è perché, il più delle volte, soprattutto la
nostra generazione di genitori, ha sbattuto la testa già
prima di loro. Quindi i nostri “no” non sono delle prese di
posizione ma un modo per proteggerli. Bisogna assolutamente
riprendere il rapporto scuola-famiglia e soprattutto bisogna
interessare i giovani e fargli capire che non c’è soltanto lo
sballo, che si può fare anche dell’altro. Bisogna spingere i
giovani verso lo sport, le conferenze, le culture e dobbiamo andare
da loro perché se aspettiamo che i giovani vengano da noi, non lo
fanno spontaneamente: bisogna entrare in empatia con loro. Se
riesco a ottenere aiuto dei ragazzi che mi mandano messaggi anche
la notte dopo che ho fatto una conferenza, anche solo per
confidarsi, vuol dire che un motivo c’è”.Risentite qui l’intervista
a Gianfranco Piscitelli del direttore Jacopo Norfo e di Paolo
Rapeanu
https://www.facebook.com/castedduonline/videos/438739803866044/e
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