Hanno sempre lavorato, anche durante il primo lockdown, nelle zone
rosse o arancioni. I commessi e le cassiere dei supermercati non
hanno mai fatto un giorno di stop, nemmeno nei momenti più duri
della pandemia del Covid. E ora chiedono a gran voce di essere
vaccinati. Subito, non tra un mese o tra sei mesi. A contatto ogni
giorno con tantissime persone, costretti anche a redarguire chi non
indossa correttamente la mascherina o non rispetta le distanze tra
le corsie o nella fila della cassa, si sentono “insicuri”. E
sperano di essere inseriti, al più presto, nelle liste delle
persone da vaccinare. Certo, priorità agli anziani: “Ma esistiamo
anche noi, dove sono i nostri diritti e le nostre tutele?”.Sonia
Olla, 46 anni, lavora in un supermercato di Quartu dal 1996: “La
mia azienda ha dato disponibilità alle vaccinazioni per noi
dipendenti, ma non l’abbiamo ancora ottenuto, non ci hanno nemmeno
contattato. Tra i clienti c’è chi non rispetta le regole, lavoro
nel settore bazar e gli oggetti che metto e sposto negli scaffali
li toccano tante altre persone, inclusi quei clienti che non
mettono bene la mascherina. Spesso mi scontro con loro, per tutta
risposta sono stata anche insultata. Ho una famiglia, due figlie da
proteggere. Visto e considerato che stanno già vaccinando
insegnanti e medici, anche noi non vogliamo essere da meno”.
Pensiero simile a quello di Danilo Tolu, quartese, macellaio in un
market di Capoterra: “Ho 53 anni e mi tocca far notare ad alcuni
clienti che la mascherina va messa anche sopra il naso, se la
spostano spesso per parlare o per rispondere al cellulare. Serve
più prevenzione e più controllo, il vaccino? Dico sì, sperando che
sia davvero efficace. Noi lavoratori nei supermercati non ci siamo
mai fermati, eppure non siamo in lista tra le categorie da
tutelare. Anch’io voglio essere protetto”.
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