Tavolini via all’una, ma anche una sforbiciata agli spazi all’aperto concessi ai locali per cibo, drink e gelati. E perfino l’ipotesi di limitare l’accesso Marina e Stampace a nelle ore notturne. Tutto nel piano di risanamento acustico che deve risolvere i problemi dell’inquinamento acustico in città approvato poco fa dal consiglio comunale. Potrebbe rivelarsi una mazzata per i gestori dei locali notturni già sfiancati da mesi di pandemia. Mentre gli abitanti dei vecchi rioni, stanchi per le notti in bianco, e ormai passati alle vie legali, attendono con ansia l’applicazione del piano, dopo essersi rivolti alla Regione (che ha già minacciato palazzo Bacaredda di commissariamento in caso di mancata applicazione del piano) e alla Procura della Repubblica.
Gli esposti per disturbo da inquinamento acustico nel comune di Cagliari sono arrivati al Comune prevalentemente da Marina e Stampace a causa della rumorosità prodotta dalle attività di ristorazione e intrattenimento ludico‐musicale.
Il progressivo sviluppo dell’industria del turismo e del divertimento a Cagliari, così come le nuove abitudini della gestione del tempo libero, hanno fatto sì che, negli ultimi anni, il centro si sia trasformato in un gigantesco locale all’aperto. Così, la semplice aggregazione di persone (sia all’aperto che al chiuso) che conversano, scherzano, ridono, consumano cibi e bevande, ha assunto sempre maggiore rilevanza nel determinare condizioni di disturbo e ha messo in croce e tolto il sonno agli abitanti dei vecchi rioni.
Perché questo fenomeno, che da un lato ha creato effetti positivi dando vita a fermenti sociali, economici e culturali, dall’altro ha generato la malamovida che si manifesta col disturbo della quiete pubblica, l’inquinamento acustico, l’occupazione selvaggia del suolo pubblico e, talvolta la mancanza di rispetto del decoro pubblico e forme di vandalismo.
Ma il problema principale resta quello del baccano notturno. La movida ha sforato la quota dei decibel consentiti, con superamento dei limiti proprio nelle ore notturne. In particolare, la principale sorgente di baccano è stata individuata nell’aggregazione di persone, richiamate dai locali che offrono servizi ai tavoli all’aperto, generando conversazioni e schiamazzi all’esterno dei locali. Momenti di svago in cui la tendenza è quella di parlare ad un livello di emissione medio‐alto, con piccoli gruppi che parlano in continuazione. Il fenomeno sonoro complessivo che ne risulta, è di un’emissione di livello variabile ma pressoché senza interruzioni.
Il piano di risanamento acustico ha individuato così alcuni provvedimenti che il Comune deve assumere per riportare i livelli di rumore a condizioni accettabili e di legge. Tra questi c’è la chiusura dei tavolini all’una di notte, ridurre il numero di avventori, tagliando gli spazi offerti ai locali per le concessioni (un indice di affollamento delle superfici destinate all’attività di somministrazione dei cibi e bevande non superiore a 0,8 persone/mq, come richiesto dalla ASL di Cagliari 7 in merito ai requisiti minimi degli spazi da adibirsi a stabilimenti per la ristorazione pubblica) e limitare in generale l’accesso alle aree critiche come Marina e Stampace per contenere il numero complessivo di persone. Il piano non dice come, ma non è un mistero che l’amministrazione cagliaritana sta pensando a limitare l’apertura di nuovi locali in centro storico e al trasferimento di quote di movida in altre aree della città (Su Siccu, viale Buoncammino, ecc).
La tensione al Comune è alta. Il provvedimento si presenta come molto impopolare. Ma la materia è delicata e le carte sono in Procura. Ed è possibile che i dirigenti scelgano di applicarlo alla lettera. Il sindaco Truzzu l’ha approvato, ma ha già annunciato modifiche, ma la strada è molto stretta.
L'articolo C’è il sì al piano anti rumore, Comune spegne la movida: via i tavolini all’una di notte a Cagliari proviene da Casteddu On line.
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