Sanità territoriale: il sindacato Cisl Fp propone
l’infermiere di famiglia
Intervento del segretario Seoni con i vertici di Ats e
Asl
Dal segretario provinciale del sindacato Cisl – Fp Salvatore Seoni riceviamo il testo di una lettera inviata al commissario dell’Ats Sardegna e al direttore dell’Asl di Oristano. La pubblichiamo.
Con l’emergenza derivante dall’attuale pandemia le strutture
ospedaliere stanno avendo grosse difficolta ad assistere in maniera
adeguata i cittadini/pazienti affetti da patologie diverse dal
Covid-19 anche in un paese come il nostro che è dotato di un
sistema di garanzie sanitarie di primo livello.
Anche in questa seconda ondata il contagio e la diffusione del
virus sono avvenuti in tantissimi casi in ambito ospedaliero e se
ci fosse stato un sistema adeguato di monitoraggio e di assistenza
sanitaria del territorio, si sarebbe potuto quantomeno contenere
l’impatto del contagio, con effetti positivi per tutto il sistema
sanitario.
L’attuale pandemia obbliga le istituzioni a fare i conti con nuove
sfide sull’organizzazione futura dei servizi sanitari, sulla
necessità di attrezzarsi in maniera preventiva rispetto a simili
eventi, ma anche e soprattutto sulla necessità di ripensare il
ruolo della medicina territoriale.
Se la medicina territoriale fosse stata più adeguatamente
organizzata e preparata, dotata di risorse umane e tecnologiche
necessarie per una migliore azione di prevenzione, avrebbe potuto
dare un contributo rilevante alla gestione dell’emergenza da
ridurre in maniera significativa l’impatto sui presidi
ospedalieri.
Con un minore coinvolgimento delle strutture ospedaliere si sarebbe
potuto evitare di allungare le liste d’attesa per le visite
specialistiche e per gli esami diagnostici, garantendo anche a
tutti coloro che sono affetti da patologie diverse dal Covid il
diritto costituzionale di essere curati.
Anche nel nostro territorio a fronte di una domanda sanitaria
sempre più crescente per quantità e qualità, le istituzioni
sanitarie devono necessariamente adottare delle strategie centrate
sul miglioramento della sanità pubblica del territorio.
L’affanno del servizio sanitario durante questa emergenza sta
mostrato a tutti la necessità di investire maggiormente sul
territorio, soprattutto con la promozione di una medicina di
iniziativa finalizzata alla prevenzione e diagnosi precoce delle
patologie croniche, al monitoraggio continuo delle condizioni di
salute dei pazienti, al supporto alla non autosufficienza e alle
piccole acuzie, poiché l’invecchiamento della popolazione e
l’aumentare delle cronicità rende superato un sistema sanitario
basato esclusivamente sulle strutture ospedaliere.
La medicina territoriale deve essere attrezzata per la cura delle
patologie croniche e degenerative sia a domicilio del paziente che
ambulatorialmente e deve essere in grado di fornire degenze di
comunità a bassa intensità, assistenza domiciliare, integrazione
tra interventi sanitari e supporto sociale, oltre ad essere ben
organizzata per affrontare la sfida di una rapida diffusione sul
territorio regionale di possibili epidemie virali, al fine di
evitare i rischi di ospedalizzazioni improprie e il collasso delle
strutture ospedaliere.
L’obiettivo da realizzare e rendere permanente anche dopo il
periodo emergenziale è quello di una nuova medicina territoriale
basata sul paziente, sul lavoro sanitario in team
multiprofessionali e in grado di assicurare attraverso strutture
specificatamente dedicate, presa in carico del paziente, continuità
assistenziale e pur trattandosi di un tema storicamente complesso,
integrazione e stretta collaborazione tra il settore sanitario e
quello sociale.
In tale prospettiva assume maggiore importanza il coinvolgimento di
altre figure professionali diverse da quelle del medico, come ad
esempio l’infermiere di famiglia/comunità, che si potrebbero
occupare di attività integrative rispetto a quelle di cura ed
assistenza che svolge attualmente il medico di medicina
generale.
Alla luce di quanto sopra esplicitato e tenuto conto di quanto sta
avvenendo in questo periodo emergenziale, chiediamo a codeste
direzioni di avere una visione strategica e di promozione della
salute tale da rafforzare e ampliare in maniera significativa e
permanente la medicina territoriale.
Salvatore Seoni
Lunedì, 30 novembre 2020
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