Pietro Casula
Movimento per la Sardegna - Sardi nel mondo
Prima di tutto una precisazione: non sono un grande fan
dell’accoppiata sardismo-lega. Appartengo a una minoranza, lo so.
La causa, il progetto centenario del Partito sardo d’azione, per me
è buono, troppo buono per fare comunella con la Lega.
Eppure l’unione si è fatta e apparentemente non ci sarebbe
niente di male, hanno avuto i voti: non è forse la regola in
democrazia? Il mio primo riflesso è stato: Solinas attivista,
persona fattiva? Il mio secondo pensiero, subito dopo: sardo,
conosce il territorio, la sua gente e i suoi problemi;
probabilmente uomo competente, vale la pena provare.
Purtroppo, ahimè, le sue azioni, troppe azioni sono state al limite
del surreale. L’enorme casino nella gestione dei danni conseguenti
alle alluvioni o agli incendi, disastri immancabilmente alla
ribalta da anni e mai efficientemente sotto controllo. O come
quando nel febbraio 2019 che vede i pastori sardi protagonisti
nazionali contro i prezzi assurdi del latte, di cui hanno scaricato
per protesta migliaia di litri per strada. In quella precisa
occasione, a un mese dalle elezioni regionali, Salvini per
raggranellare simpatie verso il nostro governatore, si schierava
con i pastori, facendosi alfiere, portavoce della causa.
Oppure il momento attuale, in questa fase di transizione energetica
dove per la Sardegna si cristallizzano all’orizzonte distese
infinite di pannelli fotovoltaici nelle aree agricole, una selva di
pale eoliche, bettoline e carri bombolai, il tutto per generare
energia per regalarla al resto d’Italia, senza alcun beneficio per
la nostra Isola se non la devastazione ambientale e
paesaggistica.
Il costo energetico - checché ne dicano i più - non solo
resterà carissimo, il più oneroso in assoluto, ma crescerà
ulteriormente rispetto alle altre regioni italiane e in Europa.
Solinas è li, sembra quasi per uno scherzo del destino,
promette soldi, cambiamenti, soluzioni per tutti i comparti
socio-economico-sanitario e poi, nella realtà, si dimostra
chiaramente non in grado di dare vita a soluzioni di governo
efficienti, all’altezza della situazione di emergenza che la nostra
isola deve fronteggiare. Tipico per chi ha il potere e non sa cosa
fare. Che tragedia.
Rivedo, incredulo a quanto vedo e sento, il video della
manifestazione della Coldiretti a Cagliari la scorsa settimana,
organizzata per protestare contro il governo nazionale per il caro
energia e dove, incredibile ma vero, ha partecipato il governatore
Solinas che, tra l’altro ha detto:“ La Regione e tutti i sardi sono
vicini agli allevatori e agli agricoltori che oggi a Cagliari come
in tutta Italia chiedono, civilmente e pacificamente, che lo Stato
ascolti il loro appello. L’aumento delle materie prime e
dell’energia ha fatto lievitare i costi di produzione delle aziende
colpendo soprattutto alcuni settori dal lattiero-caseario al
suinicolo, che oggi sono allo stremo. Il nostro sistema
agro-pastorale è una ricchezza produttiva e
identitaria, un patrimonio di tutta l’isola e va valutato a ogni
costo“.
Fatico ancora a capire ancora oggi il senso del discorso, della sua
presenza sul palco dei manifestanti essendo lui la causa della
mobilitazione stessa, lui che nel 2019 sfrutta per la sua campagna
elettorale il malessere del settore agricolo-pastorale e che oggi
ha gli stessi problemi di allora, mai risolti, cui si aggiunge
questo sfacelo causato dalla mala gestione delle risorse e dei
progetti. Ma vabbè, forse mi pongo le domande sbagliate, questo è
un mio deficit personale.
Che poi nel suo intervento tralasci elegantemente tutte le altre
categorie, come i commercianti, i trasportatori, i professionisti,
le famiglie a monoreddito etc., etc. tutti quelli, insomma,
che veramente stanno tirando la cinghia, è semplicemente dovuto. Un
bel comizietto fatto ad arte quello del Governatore, seguendo il
metodo prevalente nella politica nazionale, che insegna a dire
esattamente ciò che la folla vuole sentire. Non sono richieste di
idee proprie, certezza morale o intellettuale e tanto meno
dibattiti seri e produttivi, piuttosto estraniarsi dalla verità,
dalla realtà e ripetere con piglio deciso quello di cui tutti sono
già convinti, facendosene portavoce. Praticamente prendere
spudoratamente per i fondelli la gente o se preferite lisciare il
pelo, state tranquilli noi siamo i migliori, la colpa è sempre
degli altri.
È una tattica della notte dei tempi quella di trovare un nemico
esterno nei momenti di crisi. Specialmente se le cose in patria
vanno male e questo lo insegna la storia di imperatori, dittatori e
leader di oggi a stampo populista.
In Sardegna le cose non vanno bene da tempo e le azioni, le
tattiche del governatore Solinas non hanno certo compattato l’isola
attorno alla sacra istituzione della Regione Sardegna. La nostra
isola, ora come ora, è un mare immenso di potenziale mal sfruttato
e, se continuiamo cosi, a lungo andare perderemo anche quello.
Bisogna cambiare passo, l’abbiamo detto e scritto più volte: è
tempo di abbandonare gli interessi personali e avviare una buona
politica nell’interesse della comunità. Una politica in grado di
fronteggiare i problemi incombenti, dare vigore alla ripresa
economica, tenere sotto controllo la pandemia sull’isola, spendere
in modo efficace in modo efficace i fondi europei ( sono stati
presentati progetti?) Una politica, cioè, in grado di mantenere un
certo equilibrio tra soddisfare interessi di breve termine e il
perseguire di interessi di medio-lungo termine.
Stiamo parlando di una politica che non agisce secondo la logica
del „meglio un uovo oggi che una gallina domani“, ma bensi di una
politica che rinuncia a consumare tutte le uova disponibili oggi -
consumandone solo alcune - cosi da avere qualche gallina per il
domani.
Progetti dettagliati per rendere la Sardegna del tutto indipendente
dal punto di vista energetico e nell’assoluto rispetto
dell’ambiente e contemporaneamente garantire lavoro, impiego,
formazione e qualità di vita, sono stati presentati più volte in
Regione. Progetti, proposte inspiegabilmente non calcolate,
snobbate, insabbiate e dimenticate in qualche androne oscuro della
RAS. Potrei dare date e numeri di protocollo.
Inoltre è ormai ufficiale che la tutela dell’ambiente e della
biodiversità fa parte della Costituzione italiana. La
modifica della Costituzione riguarda i paragrafi 9 e 41: „ La
Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca
scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio storico
e artistico e tutela l’ambiente, la biodiversità e gli
ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni“. Figura
poi che „ la legge dello Stato disciplina i modi e le forme di
tutela degli animali“ e si specifica, inoltre, che „ l’iniziativa
economica è libera ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità
sociale o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà,
alla dignità umana, alla salute, all’ambiente“.
Su carta si tratta, indubbiamente, di un fatto dai connotati
epocali che, tuttavia, non è detto che trovi riscontro nei fatti.
Stiamo parlando dell’inserimento delle tematiche ambientali tra i
principi fondamentali della Repubblica. Un passo, questo, tanto
necessario e in linea con le nuove consapevolezze ecologiche quanto
facile che venga disatteso.
E se penso che l’Italia detiene il record di procedure
d’infrazione e di violazione di direttive europee in materia
ambientale e leggi su clima, ho qualche difficoltà a credere che
qualche riga in più nel testo possa guidare un significativo e
immediato cambio di rotta.
La differenza tra una cattiva politica - soddisfare solo gli
interessi a breve termine - e una buona politica - equilibrare
interessi a breve e medio-lungo termine - non dipende solo dalla
bontà o cattiveria che dir si voglia dei politici di turno, ma
soprattutto dell’esistenza o meno di strutture, meccanismi che
facilitano oppure ostacolano la buona politica.
Il rischio che vedo è che prevalga la logica del silenzio, per non
disturbare i poteri forti.
Un fattore di „disturbo creativo“ da parte nostra nell’aritmetica
del mercanteggiamento politico e una una cura cellulare possono
certamente far male. Come si può vedere in „casa Solinas“ c’è un
certo sovraccarico a livello di nomine, posti, posizioni e
funzioni. È un bene per noi che „l’affare del personale“ ci abbia
spaventato. Non ci lamentiamo spesso e volentieri della mancanza di
lavoratori qualificati soprattutto quando i nostri politici
appaiono nei talk show?
Loro pensano a infermieri, ingegneri, artigiani. Noi, invece, ci
chiediamo: perché non iniziare dal banco di lavoro superiore? (
intendo i politici, rendo l’idea?) E per questo dico:
Give Sardinia a chance.
Vale la pena provare. Ajò