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Draghi, gira gira, dipende da Grillo

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Scritto da Democrazia Oggi
Democrazia Oggi

Andrea Pubusa

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Compagni ed amici, come sempre non decide chi si offre aggratis (come si dice a Cagliari), ma chi è esigente e compra solo ciò che gli sembra ragionevole e conveniente. Se guardate il tentativo di Superman, vi rendete subito conto che la soluzione della crisi non  dipende da chi si è sdraiato come uno zerbino, narrando mirabilia del presidente incaricato, ma da chi vuole capire e vuole decidere a ragion veduta. Il decisore della crisi, a ben vedere, è ancora una volta lui, Beppe Grillo. Dalla sua decisione deriva la sorte di Draghi, se finalmente lo rimettiamo coi piedi per terra. Non è un caso che Draghi abbia preso il telefono non per chiamare B. o il trombettiere, ma per parlare per due ore con Grillo. Sa che, in fondo, le chiavi di Palazzo Chigi è lui che gliele può dare o negare-
Cosa farà dunque Grillo? Sarà quello del vaffa… o quello dialogante. Anche qui una precisazione non guasta: il vaffa… di Beppe è sempre stato rivolto a lor signori, ai distruttori, ai profittatori, agli affaristi, mai all’indirizzo della gente, che anzi è sempre stata il suo punto di riferimento. Su questo personaggio anomalo, che ha vinto le elezioni e non ha mai chiesto nessuna carica, non ha mai inondato le TV, e non chiede ora nulla per sé, sono riposte in larga misura le sorti prossime venture del paese.
Cosa farà dunque? Alcune cose le ha già dette, direttamente o per bocca dei suoi, Conte per primo. Crede sia necessario un governo politico, perché le questioni sul tappeto, pur avendo - come sempre - implicazioni tecniche, sono eminentemente politiche, si decidono sulla base di indirizzi di fondo, non di algoritmi. Quindi, questione morale, giustizia, equità sociale sono certamente i riferimenti irrinunciabili. Lo hanno già detto i musi gialli: nessun passo indietro sulle politiche sociali, sulla giustizia, sulla correttezza nell’uso delle risorse pubbliche, che ora, col Recovery, sono enormi. Grillo poi ha lanciato un obiettivo che grandi economisti predicano da tempo: il reddito universale come forma nuova del Welfare. Chi nasce per ciò stesso ha diritto al minimo vitale. Grande idea che a noi, qui a Cagliari, è stata resa familiare dal compianto Gianfranco Sabattini. Draghi su questi temi sarà interrogato e su questi dovrà dare risposte. Sul programma si determina anche l’arco delle adesioni. FI accetterà il reddito di cittadinanza? Cosa dirà delle riforme sulla giustizia già fatte su proposta di Bonafede? Superman sa già che sono punti su cui non può far miracoli e la sua discrezionalità è limitata. Anche Leu sembra muoversi in questa direzione. Se anche il PD, anziché sdraiarsi, tiene il punto, Draghi può farcela, ma non su un generico e sempre imbroglionesco “volemose bene“. No può avere una affidabile maggioranza su un programma preciso di rilancio del paese, salvando i ceti popolari dalla gelida crudeltà dei manager e dei superuomini (Monti docet).
Non è facile, ma Grillo ha mostrato di avere la fermezza e la saggezza giuste. Ha anche la duttilità necessaria. Ed è l’unico che può rimettere ordine nella indisciplinata tribù dei musi gialli. Al di là di tutte le trombonate e piaggerie di politici di mezza tacca e giornalisti e intellettuali sempre al soldo, slecchinate tanto rumorose quanto fastidiose, la  soluzione della crisi dipende da questo.

Fonte: Democrazia Oggi

Draghi: riflessioni fuori dal coro (o dal carro)

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Scritto da Democrazia Oggi
Democrazia Oggi

Fernando Codonesu

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Sono d’accordo: c’è una democrazia quando c’è un’opposizione. Senza opposizione siamo in un regime, vedasi Egitto, Arabia Saudita di Bin Salman, etc.
E però fare opposizione, qualunque sia il governo, è un mestiere molto difficile e poco gratificante e i nostri eroi, intendo dire la dirigenza dei partiti di centrodestra e di centrosinistra di questi ultimi decenni non mi sembra costituita né da eroi, né da persone che intendono stare lontani dal potere.
E qui ritorna la famosa frase di Andreotti: “Il potere logora chi non ce l’ha”.
Quindi tutti di corsa appassionatamente sul carro di Draghi, dimenticandosi che Draghi rappresenta comunque non solo i cosiddetti poteri forti, ma è l’incarnazione stessa del potere tecnocratico ed economico finanziario, la quintessenza della Troika che colpì a morte la Grecia scrivendo inopinatamente, in quanto presidente della BCE (non della Commissione Europea o del FMI) la famosa lettera che fece capitolare la resistenza di Syriza avallata da un referendum popolare.
Peraltro in queste ore dominate dal classico servilismo nostrano si elencano solo i meriti, numerosi sicuramente, di Draghi a cominciare dagli studi con Federico Caffè che un po’ gli invidio, e si dimenticano però alcuni atti e corresponsabilità non di poco conto. Una di queste, piuttosto grave dal mio punto di vista, di cui nessuno parla più è la sua responsabilità nei contratti derivati firmati con Morgan Stanley dal Ministero del Tesoro per la copertura del debito italiano che costarono miliardi ai contribuenti italiani. Sul punto, senza farla troppo lunga, credo che sia utile riportare il parere rilasciato da Salvatore Nottola, procuratore generale della Corte dei Conti, nella sua relazione del mese di Febbraio 2012 sui conti dello stato, “il danno fatto alle entrate dello stato, costituito dai risultati negativi dei contratti derivati, è particolarmente critico e delicato.”
Tutta la vicenda è passata in cavalleria perché non si può toccare il cavaliere bianco!
Quindi ci sono molte luci, ma anche qualche ombra come questa passata nel dimenticatoio italiano e presidenziale.
D’altronde, come letto più volte nei Vangeli, quando arriva il Salvatore, ancorché non a dorso di un asinello, ci sono sempre le folle benedicenti con le palme e i ramoscelli d’ulivo ad accoglierlo.
Ma dopo la domenica delle palme, se non ricordo male, venne la passione e sarà così anche in questo caso, passione però che non riguarderà il Draghi/Salvatore, ma tutti noi.
E così difficile prevederlo?
Quel che interessa sono sì i fondi del Recovery, ma è soprattutto la ridefinizione ulteriore, definitiva, del potere in Italia per i prossimi anni, a partire dagli appetiti espressi dall’onnivora Confindustria.
E i partiti e la politica?
Non pervenuti. La politica è assente da tempo immemorabile nelle latitudini italiane.
I partiti sono spesso organizzazioni personali o accrocchi indefinibili, abbarbicati come l’agave anche alle pietre pur di mantenere il potere, senza alcuna visione, leadership e idee per traguardare il futuro: ci si ferma al presente, al giorno per giorno nella speranza di avere la garanzia della rielezione. L’Italia, gli italiani, i giovani, le donne, il lavoro, le imprese: cosa sono costoro?
Cosa poteva fare Mattarella?
Secondo me niente di più di quello che ha fatto e, tutto sommato, dopo l’esplorazione di Fico ci ha risparmiato l’ultimo strazio di una sfiducia a Conte da parte del trombettiere di Rignano.
Poteva dare prima l’incarico a Conte?
Non lo so, probabilmente in tal caso sarebbe rimasta solo la carta delle elezioni che, per quanto mi riguarda, avrei di gran lunga preferito.
Ma sullo specifico punto delle elezioni ho trovato convincenti le motivazioni di Mattarella nel suo discorso al termine del mandato esplorativo di Fico.
Una cosa è chiara. I partiti non esistono più e con quel che poco che ne resta faranno a gara a chi si siederà più vicino al capo tavola, salvo tradirlo, anche con un tradimento di massa come già successo a suo tempo con Monti che alla lunga risultò figlio di nessuno, pardon solo di Napolitano, e senza avere in cambio neanche i famosi 30 denari: ci si accontenterà delle briciole cadute dal tavolo come nella “vergine cuccia” di Giuseppe Parini.
Questo faranno perché solo questo sanno fare: scodinzolare davanti al padrone confidando sulla sua benevolenza per raccogliere le briciole.

Fonte: Democrazia Oggi

Attorno a Draghi si forma una Union sacrée. Serve una seria opposizione

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Scritto da Democrazia Oggi
Democrazia Oggi

← Mario Draghi? Che c’azzecca Draghi?[1]

4 Febbraio 2021
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Andrea Pubusa

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La carta Mario Draghi giocata dal Quirinale è volta creare un a sorta di Union sacrée, l’unione di tutti per il bene della patria, come si fa di solito nelle guerre. Mettiamo da parte i nostri particolarismi di classe, ceto e partito e remiamo tutti uniti in difesa della nazione in pericolo. In queste unioni c’è però di solito una parte più forte che egemonizza gli altri e impone loro le sue opzioni e i suoi interessi. La propaganda massiccia e compatta nasconde la dura realtà. C’è una deroga alle normali prassi costituzionali, si nomina un preteso “salvatore della patria” nella persona che meglio sintetizza gli interessi prevalenti e gli si crea un’aura di invincibilità, di perfezione. Così si fece con Monti, ora si replica con Draghi, nientemento superMario, idest superman.
La pressione è dunque fortissima ed è difficile resistere, come si vede già. Ad esempio, nel centrodestra, Giorgia Meloni, finora decisa a chiedere le elezioni anticipate, per evitare la divisione e arrivare ad un voto comune, si spinge ad ammettere la possibilità dell’astensione.
Il Pd, invece, è già eccitato dall’idea di un vasto fronte e e ‘chiama’ Leu e perfino il M5s all’adesione. “Con l’incarico a Mario Draghi si apre una fase nuova che può portare il Paese fuori dall’incertezza creata da una crisi irresponsabile e assurda. Siamo pronti a contribuire con le nostre idee a questa sfida per fermare la pandemia”. Così Nicola Zingaretti che però, nell’incertezxa del domani, vuole salvare capra e cavoli: ampie alleanze sì, ma “non bisogna perdere la forza e le potenzialità di una alleanza con il Movimento 5 Stelle e con Leu basata su proposte comuni sul futuro dell’Italia,,,”.
Leu è pronta. Speranza: “È importante che le forze politiche che hanno lavorato bene assieme negli ultimi mesi - Leu, Pd e M5S - affrontino in queste ore in modo coordinato la crisi politica in corso”.
E i musi gialli? “Leali a Conte”, dice Grillo ed è già un’indicazione. Conte, dal canto suo, ringrazia e declina l’invito d accettare un ministero se Draghi glielo offrisse. Crimi è in sintonia. Del resto questa operazione è stata messa in piedi al solo fine di mettere fuori il M5S dall’area di governo, la maggiore forza parlamentare. Col loro moralismo e il mai rinnegato giustizialismo sono un pericolo per chi vuole mano libera sui fondi del Recovery e della lotta alla pandemia. La propensione è, dunque, per il no a Draghi, anche se c’è una pausa di riflessione. Alessandro Di Battista dice una parola di verità: “Quel che penso è che il governo Draghi lo debbano votare i rappresentanti dell’establishment”. “Ostacolare l’approdo di Draghi a Palazzo Chigi nulla ha a che vedere con la lotta tra europeismo ed anti-europeismo, ha a che fare con la contesa tra Politica e finanza”.
Anche Di Battista talvolta c’azzecca. In fondo, più semplicemente, se l’operazione Draghi decolla, ci vuole chi faccia l’opposizione. O no? l’opposizione è una faccia della democorazia, bellezze!

References

  1. ^Mario Draghi? Che c’azzecca Draghi? (www.democraziaoggi.it)
  2. ^Nessun commento (www.democraziaoggi.it)

Fonte: Democrazia Oggi

Conte: non lascia, rilancia su alleanza e progetto

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Scritto da Democrazia Oggi
Democrazia Oggi

← Attorno a Draghi si forma una Union sacrée. Serve una seria opposizione[1]

4 Febbraio 2021
Nessun commento[2]


Andrea Pubusa

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Conte non lascia, rilancia il progetto e l’alleanza. Questo è il succo del messaggio di questo pomeriggio davanti a Palazzo Chigi. Ancora niente ipocrisie: “Ci vuole un governo politico” perché la situazione grave del paese impone scelte politiche, non meramente tecniche.
Poi rivolto “agli amici del Movimento 5 stelle: io ci sono e ci sarò”. Quindi Conte tiene il campo. E “agli amici Pd e di Leu” che dice? Dice che bisogna mantenere e rinsaldare l’alleanza sul progetto politico già enucelato: “dobbiamo lavorare tutti insieme perché l’alleanza per lo sviluppo sostenibile che abbiamo iniziato a costruire è un progetto forte e concreto”. ”Le urgenze del Paese richiedono scelte politiche, non possono essere affidate a squadre di tecnici”. Quindi Conte non smonta le tende, non invita a rompere le riche. E lo fa in ua conferenza stampa, che, anche per le modalità di svolgimento (tavolo all’aperto), vuole essere quella di un capo di un moovimento più che di un premier uscente.
I commentatori si sono sbizzarriti, mettendo in luce sopratutto una pretesa acquiescenza di Giuseppi alla forzatura di Mattarella nell’incaricare Draghi. Scusate, può darsi che sbagli, ma a me pare l’esatto contrario. Secondo me Conte ha detto, col suo solito garbo, più o meno così: “il nostro progetto e la nostra alleanza è stata imopinatamente interrotta, noi dobbiamo mantenerli in piedi, perché di uno schieramento politico che si consolida ha bisogno il paese, non di estemporanei tentativi con pretesi salvatori della patria. Cone dargli torto?

References

  1. ^Attorno a Draghi si forma una Union sacrée. Serve una seria opposizione (www.democraziaoggi.it)
  2. ^Nessun commento (www.democraziaoggi.it)

Fonte: Democrazia Oggi

Mario Draghi? Che c’azzecca Draghi?

Dettagli
Scritto da Democrazia Oggi
Democrazia Oggi

← Una crisi di governo usata sconciamente come palcoscenico[1]

3 Febbraio 2021
Nessun commento[2]


A.P.

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Mario Draghi? Con tutto il rispetto che c’entra Draghi? Costituzione alla mano, donde è sortito questo nome? Dai media certo, da ambienti economico-finanziari-politici che hanno sempre visto i musi gialli come fumo negli occhi, come una anomalia da espungere al più presto dal panorama istituzionale italiano, ma il nome di Draghi non è certo emerso dalla dialiettica parlamentare. Nasce dalla testa di Giove, una forzatura di Mattarella, come fu la convocazione di Cottarelli, come fu, da parte di Napolitano, la presentazione di Monti come deus ex machina, salvatore della patria. Un ingresso trionfale per la forzatura diell’allora presidente della Repubblica, finita poi miseramente. Ora il copione viene ripetuto: «Avverto il dovere - dice in un appello Mattarella -  di rivolgere alle forze politiche un appello per un governo di alto profilo per far fronte con tempestività alle gravi emergenze in corso». Ma l’alto profilo chi lo ha stabilito? Fra l’altro, Conte gode di un altissimo consenso popolare. Preoccupante anche il riferimento del Colle al fatto che il nuovo esecutivo “non debba identificarsi con alcuna formula politica». Ergo le elzioni sono state nulla più che un sondaggio? Inquietante, non solo per l’oggi, ma per il precedente che crea.
Fino a ierii, a quanto si sa, le maggiori forze parlamentari si erano attestate sul nome di Conte, il presidente della Repubblica, senza forzare la Carta, avrebbe dovuto rinviare Conte alle Camere, pronto a scioglerle, in caso d’insucesso, e salva una nuova e diversa indicazione proveniente dalla forze parlamentari. Il governo del Presidente nella nostra Costituzione non è contemplato. Cosa succederà quando  - come ha prennunciato - la maggiore forza parlamentare, il M5S, dirà no a Draghi e chiederà un governo politico? Mattarella potrà prescinderne? Potrà insistere su Draghi o dovrà prenderne atto? Sommessamente, crediamo che avrebbe dovuto prendere atto già ieri, prima di convocare Draghi.
La crisi anziché avviarsi a soluzione si attorciglia e non promette nulla di buono. E crea un precedente (il secondo dopo Monti) non rassicurante.

References

  1. ^Una crisi di governo usata sconciamente come palcoscenico (www.democraziaoggi.it)
  2. ^Nessun commento (www.democraziaoggi.it)

Fonte: Democrazia Oggi

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