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Rwm, rinviati a giudizio i vertici della fabbrica di armi sarda e i funzionari comunali coinvolti nel progetto di ampliamento

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By Democrazia Oggi
Democrazia Oggi

Red

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Il capo di imputazione contiene 30 violazioni di normativa edilizia e ambientale. Per gli indagati c’è anche un’accusa di falso.

La Procura ha atteso l’esito del giudizio al Consiglio di Stato per capire se le autorizzazioni all’ampliamento sono legittime o frutto di forzature procedurali e sostanziali. Il supremo giudice amministrativo ha accolto l’appello delle associazioni, presentato dagli avvocati Andrea e Paolo Pubusa, ed ha ritenuto che le forzature ci sono state su vari e rilevanti aspetti.
Anzitutto, si è saltata la valutazione d’impatto ambientale, frazionando il progetto di ampliamento in tanti piccoli interventi, nessuno dei quali richiedente la VIA. Di più e peggio: si è negato che a Domusnovas nella fabbrica di bombe si svolga un pocesso chimico. Quindi hanno detto amministratori e funzionai pubblici coinvolti nelle autorizzazioni, in mancanza di reazioni chimiche, non occorre neppure per questo la VIA. Peccato che il consulente giudiziario avesse dovuto ammettere il contrario, e cioè l’esistenza di almeno una rezione chimica, qunto basta, in base alle normativa europea, per obbligare alla richiesta di VIA.
Dopo la lettura della sentenza, anche la Procura di Cagliari si è convinta che le lacune istruttorie dell’amministrazione regionale e comunale sono evidenti e ci vuole vedere chiaro dal punti di vista penale. E così ha chiesto il rinvio a giudizio dell’Ad di Rwm, Fabio Sgarzi, del suo vice, Leonardo Demarchi, e dei tre tecnici incaricati dall’azienda di redigere i progetti di ampliamento. Con loro finiranno sotto processo anche i funzionari comunali che avevano rilasciato le autorizzazioni per espandere gli impianti e potenziare l’attività produttiva della fabbrica di armi sarda, permessi poi bocciati dal Consiglio di Stato[1] nel novembre scorso. E parliamo dei dirigenti dello Sportello Unico per le Attività produttive e per l’edilizia (SUAPE) dei comuni di Iglesias e Domusnovas, Lamberto Tomasi e Elsa Ghiani, più altri due funzionari.
Il capo di imputazione contiene trenta violazioni di normativa edilizia e ambientale, tutte relative all’espansione dello stabilimento messa in atto tra il 2017 e il 2019. Sia gli esponenti di Rwm che i funzionari comunali sono anche accusati di falso.
I riscontri sono stati fatti sulla documentazione sequestrata negli uffici comunali, provinciali, regionali e in prefettura. Dalle indagini non risultano intercettazioni o accertamenti finanziari.
Emerge comunque un quadro di violazioni sistematiche della normativa, con l’acquiescenza e la complicità delle amministrazioni più volte denunciate dalle organizzazioni querelanti. L’inchiesta, infatti, è nata proprio dagli esposti presentati fin dal 2019 da numerose di associazioni, comitati pagifisti e organizzazioni sindacali. Si tratta di Italia Nostra ONLUS, Movimento non violento, Unione Sindacale di Base Cagliari, Cagliari Social Forum, Confederazione Sindacale Sarda, Assotzius Consumadoris Sardigna, Associazione Centro Sperimentale Autosviluppo, Comitato Riconversione RWM. Tutte le organizzazioni querelanti sono state considerate parti lese – insieme ai comuni di Iglesias e Domusnovas e alla regione -, e potranno costituirsi nel processo.
L’udienza preliminare è fissata per il 29 giugno.
Questa iniziativa della Procura è un campanello d’allarme per gli indagati anche per il futuro. Come si ricorderà, appena giunta la notizia della sentenza del Consiglio di Stato, all’unisono, il responsaabile RWM, i sindaci di Iglesias e Domusnovas hanno detto che avrebbe subito riavviato la procedura amministrativa e sanato “i vizi ora per allora“. Non hanno neanche visto se si può fare. Lo hanno detto con arroganza e per partito preso, come hanno fatto nel rilasciare le autorizzazioni poi annullate. Le associazioni e i loro legali la pensano in modo esattamente opposto. E diranno il perché nelle sedi opportune, come hanno sempre fatto, anche per la mancanza di VIA per le autorizzazioni. Cautela, dunque, signori sindaci e vertici RWM. Rischiate di aggravare la vostra posizione. Sbagliare due volte è diabolico!

References

  1. ^bocciati dal Consiglio di Stato (fivedabliu.it)

Fonte: Democrazia Oggi

Che insensata la UE! Potrebbe attrarre con la democrazia e invece punta sugli armamenti

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Democrazia Oggi

← L’invasione dell’Ucraina ha aperto il vaso di Pandora della guerra, va richiuso prima che sia troppo tardi[1]

25 Marzo 2022
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Amsicora

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Confesso di sentirmi un minus. Tutti ne sanno, io non capisco niente, anzi, ne capisco sempre meno. E chi ci spiega che la Russia pensava ad una guerra dei cinque giorni, e chi ci dice che Putin si aspettava la banda cittadina ad occoglierlo a Kiev. E invece, come i francesi nel 1793 a Cagliari, hanno trovato pane per i loro denti. Chi ci spiega le strategie dell’occidente, chi svela i misteri delle intenzioni dell’Orso russo. Chi ci illustra la psiche contorta e mala di Putin. Chi fa risalire tutto alla sua povera e infelice infanzia a Pietroburgo. Una rivalsa? Chi ci dice che è priva di senso la pretesa russa della neutralità ucraina perché ormai i sistemi d’arma colpiscono a distanza. Che senso ha non volere i missili al confine, se quelli esistenti già possono fare lo stesso da remoto? Bah, è morto, ammazzato, se no lo avremmo chiesto a JFK. Chi ci parla di strategie globali, la Russia respinta dall’Europa dove va? Guarda ad oriente? Ed ecco lunghe e verbose analisi sul gigante cinese. Silenzioso e misterioso. Chi ci svela i suoi piani, chi le sue mire. Se appoggia Putin, se non lo appoggia.
Chi, chi, chi… Boh! Beati! Quanto ne sanno! C’è un’overdose di informazione che non dà notizie. Ed io confuso ero e confuso sono; dopo le letture sono più confuso ancora, anzi stordito da tanto parlare e da tanta scienza. Pensate io penso semplicemente questo. Saranno impantanati, ma i russi fanno il tirasegno e distruggono le città ucraine, useranno anche armi obsolete, ma, minchia!, quanto sono micidiali! Meno male che non usano le più recenti! Gli ucraini saranno pure eroici resistenti, ma vedono nelle loro fila tanti morti e il loro paese svuotato da masse in fuga. Ammirevole l’accoglienza, ma fino a quando gli ucraini potranno disperdersi per il mondo? I soldati russi sono demotivati, ma perché dovrebbero essere entusiasti? Ammazzare ed essere ammazzati è eccitante? Dovrebbe esserlo? Non sarebbe meglio che si ribellassero da ambo le parti, allo stesso momento, sincronicamente. O sarebbe antieroico e vile?
Il mio cervellino non sa dare risposte. Beati quelli nei vari siti che le danno e pongono anche condizioni irrinunciabili. A chi, per che cosa?
Mi arrendo! Un pensiero piccino picccino. Ma l’Europa non ha altro da offrire? Tutto il suo deposito di cultura, di elaborazione e pratica dei diritti e delle libertà dov’è? Dov’è lo spirito di Ventotene? Perché lo tiene nascosto e mostra solo i muscoletti? Perfino Draghi mette l’elmetto, vuole armamenti  e manda armi. Che c’entra con l’idea che l’Europa unita nasce per allargare la sua egemonia sul terreno delle libertà e della democrazia? Prima hanno sommerso l’Europa dei popoli con quella delle ologarchie economiche e finanziarie (anche in Russia), ora - come sempre accade in questi casi - a questo predominio incontrastato del gelido profitto, segue la proiezione militarista e la propaganda bellica. Tutti in fila con l’elemetto, di qua e di là. March! E guai a chi non ci sta! Prodigio della pseudoinformazione a senso unico, vedo marciare anche persone , amici compagni, insospettabili.
Altro piccolo pensiero. Cosa pensate che vogliono le popolazioni russe e ucraine (e non solo)? Vogliono che ognuno si chiuda a riccio dietro le prorie armi e i propri muri o vuole un’Europa senza frontiere? Vuole tanti eroi da onorare e altrettanti cimiteri da visitare o vuole la gente viva e gioiosa? Ma che domande idiote le mie!

P.S. Finalmente una buona notizia.  L’aumento delle spese militari non è una priorità, il voto del M5s è contrario. Parola di Conte.

References

  1. ^L’invasione dell’Ucraina ha aperto il vaso di Pandora della guerra, va richiuso prima che sia troppo tardi (www.democraziaoggi.it)
  2. ^Nessun commento (www.democraziaoggi.it)

Fonte: Democrazia Oggi

Ha ragione Francesco: abbassare i toni, pace e disarmo

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← Puntare strategicamente sulle energie rinnovabili, altri ritardi sono inaccettabili[1]

23 Marzo 2022
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Andrea Pubusa

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Confesso che sono un po’ disorientato e preocupato. Partecipo alle manifestazioni pacifiste da 60 anni, da quando ero al liceo a Carbonia. Dall’opposizione ai primi missili in Turchia e a Cuba, le campagne per la pace me le sono fatte tutte. C’è sempre stata varietà di opinioni, ma non ricordo una propaganda di massa contro i pacifisti e una foga militarista come quella attuale, nella quale chi vuole mandare armi o menar le mani insulta chi pensa che la pace si può favorire con una efficace mobilitazione popolare e diplomatica.
Sento alzarsi i toni, al di fuori di ogni prassi, agli avversari si dà dell’animale o dell’assassino e si invocano i tribunali internazionali. Scorrendo nella memoria ricordo le terribili bombe al napalm nei poveri villaggi vietnamiti che carbonizzavano tutti, grandi e piccini, e nessuno ha mai detto che Kennedy o Jhonson erano animali o assassini, anzi JFK è uno dei miti del XX secolo. Che dire poi dei Bush per l’Iraq e che dire per la invasione e i bombardamenti in Libia? Dei raid aerei su Belgrado? La verità? La verità è una sola, la guerra è un crimine in sé, e tutti quelli che la decidono o concorrono a scatenarla o non si adoperano per finirla, tecnicamente sono criminali o, alla Di Maio, animali.
Bisognerebbe, dunque, abbassare i toni e, pur consapevoli che ogni guerra, salvo quelle difensive non provocate, è crimine, occorre fare tutto ciò che è utile a spegnerla. In questo asse di ragionamento, penso che continuare la guerra sia sbagliato per la semplice ragione che incrementa il numero dei morti, dei lutti e delle devastazioni. Rende più difficile il dopoguerra, la necessaria e auspicabile riconciliazione fra popoli e governi. Confesso che non mi affascina il computo dei morti, se ne ha di più la Ucraina o la Russia, perché gli uni e gli altri sono generalmente popolani, gente normale, andata in guerra per costrizione e non per autodeterminazione. Ci siamo dimenticati le pagine insuperabili di Emilio Lussu sulla guerra? Sulle cause e su chi la paga?
Ci si divide sull’opporunità dell’invio di armi. Comprendo che chi è favorevole vorrebbe la fine della guerra con la sconfitta degli invasori, ma la guerra le armi la incancreniscono a danno degli aggrediti. Questa, a ben vedere, non è una guerra, è un crudele e inguardabile tito a segno, e salvo, sviluppi (compresa l’estensione del conflitto, insita in certe dichiarazioni anche di Zelensky) dall’esito quasi scontato. Penso che l’impeto militaresco sarebbe meglio speso se si esprimesse con una forte azione diplomatica. I capi di stato e di governo, riuniti a Versailles, l’Europa, non hanno saputo spendere una parola su questo versante. Vi pare saggio questo silenzio? Draghi dice che bisogna ammettere nella UE l’Ucraina, io direi che bisogna riprendere la grande idea di Gorbaciov sulla “Casa comune europea” e lavorare per immettere anche la Russia, deoligarchizzata e democratica. Si dirà che è un processo lungo. Certo, lungo e difficile, ma quello del riarmo pauroso di questi giorni porta nella direzione opposta.
L’unico che ragiona in questo mondo di nani, che alzano la voce e tirano fuori i muscoli anziché il cervello, è Francesco, che leva forte la voce contro gli armamenti e la guerra. Fa parte anche lui della sinistra “autoritaria”? E’ anche lui dalla parte degli ipocriti pacifisti da salotto? O applica il messaggio “fratelli tutti”, che non è solo un pensiero religioso ma è la fraternité della triade della Grande Rivoluzione, insieme alla libertà e alla eguaglianza.

References

  1. ^Puntare strategicamente sulle energie rinnovabili, altri ritardi sono inaccettabili (www.democraziaoggi.it)
  2. ^Nessun commento (www.democraziaoggi.it)

Fonte: Democrazia Oggi

L’invasione dell’Ucraina ha aperto il vaso di Pandora della guerra, va richiuso prima che sia troppo tardi

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Alfiero Grandi

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La guerra in Ucraina continua. L’invasione russa prosegue sia pure con difficoltà, l’Ucraina ne contrasta l’avanzata. Le richieste insistenti di Zelensky sulla No-Fly Zone, per la fornitura di aerei dalla Nato, per avere armi letali come Iron dome da Israele, per il blocco delle forniture all’Europa di gas dalla Russia, confermano che un conto è contrastare, mettere in difficoltà l’invasione russa, altro è vincere. Quanto sta accadendo in Ucraina, dove ci sono morti, feriti, distruzioni e si sta scavando un burrone tra mondi e culture, va fermato senza perdere tempo. Non fermare subito i combattimenti significa che lutti, distruzioni, la semina di odii e rotture profonde diventeranno sempre più gravi, insopportabili in Ucraina e nel mondo.
L’impressione è che le parti in causa non abbiano ancora deciso se sia giunto il momento per trattare seriamente e che anche i mediatori siano in attesa di un momento più favorevole per svolgere il loro ruolo. La speranza è che riservatamente qualcosa si stia muovendo, ma per ora è solo una speranza. Nelle valutazioni che si ascoltano e si leggono su questa guerra in Italia, e non solo, prevale lo schierarsi a sostegno, ma questa non è una competizione pacifica nella quale fare il tifo, è una guerra che deve arrestarsi prima possibile.
L’obiettivo è farla cessare per risparmiare vite umane, altre distruzioni, altri veleni che vanno in circolo in modo potente. Ad esempio, il diffondersi della convinzione che evitare la guerra è un sogno irrealizzabile, quasi fosse un fenomeno naturale, e per questo la corsa al riarmo sarebbe inevitabile. Non a caso è tornato di moda il motto latino guerrafondaio: se vuoi la pace prepara la guerra.
Partendo dall’invio di armi all’Ucraina si passa con disinvoltura a prendere in considerazione un intervento armato diretto
Esattamente dove porterebbero la No-Fly zone, oppure l’invio di aerei da combattimento, richiesti da Zelensky, se non all’estensione del conflitto, ad una guerra aperta tra Nato e Russia? Si delinea sempre più nitido il pericolo di un’escalation. Tanto è vero che iniziano le distinzioni tra guerra diretta tra Russia e Nato e il rischio di un conflitto nucleare, che secondo queste valutazioni sarebbe possibile evitare. Ne hanno parlato in questi termini autorevoli dirigenti ucraini e anche esponenti di altri paesi europei. Per questo l’iniziativa per una tregua e per la pace debbono essere la priorità per tutti.
Per questo il movimento per la pace deve crescere, diventare potente, unificando tutte le posizioni che convergono sull’obiettivo di cessare la guerra e puntano ad un accordo di pace. Posizioni che debbono convergere sull’obiettivo centrale anche quando le valutazioni di partenza sono diverse. Oggi non è così, il tentativo di contrapporre la piazza di Firenze a quella di Roma è stato un segnale preoccupante. Il movimento per la pace in Ucraina deve resistere ai tentativi di “arruolarlo” perché in gioco ci sono le vite di altri e a loro deve guardare l’iniziativa per fermare i combattimenti e imboccare la difficile strada di una soluzione pacifica del conflitto.
La mediazione è indispensabile per trovare una via d’uscita dal conflitto armato.
Le parti in causa hanno difficoltà a farlo direttamente, infatti quando si rivolgono all’altro contendente danno l’impressione di considerare la trattativa come un aspetto della campagna di guerra. Occorre individuare una sede e un ruolo di mediazione. L’Onu è la sede preferibile e naturale. Luigi Ferrajoli ha proposto che l’assemblea generale dell’Onu si riunisca in modo permanente fino alla fine dei combattimenti. È una proposta che indica con nettezza l’importanza che l’Onu deve dare alla soluzione di questo conflitto, sottraendolo ai rapporti di forza e alle convenienze delle grandi potenze, facendo rientrare il loro stesso ruolo nell’ambito delle Nazioni Unite. Certo, il ruolo dell’Onu negli ultimi decenni si è molto indebolito, ma questo è il risultato di scelte precise delle potenze mondiali grandi e meno grandi che hanno preferito, per loro interessi, decidere loro interventi militari mettendo l’ONU di fronte al fatto compiuto, facendogli mancare le risorse. In questo hanno responsabilità tutte le principali potenze del pianeta.
Ricordo che fino a poco tempo fa anche la Nato non godeva di grande considerazione, basta ricordare i giudizi di Trump e Macron.
La tragedia ucraina può essere l’occasione per ridare peso e ruolo alle Nazioni Unite, riconoscendo il loro ruolo di sede in cui condurre le trattative. Questo non vuol dire che le grandi potenze vadano tenute ai margini. Al contrario l’obiettivo deve essere di imporre loro comportamenti che rispondano a tutta l’opinione pubblica mondiale. Nel ruolo di mediazione sotto l’egida dell’Onu possono essere stemperati anche i dubbi sulle reali motivazioni di alcuni paesi che si sono candidati alla mediazione e possono essere spinte ad assumere un ruolo potenze come la Cina, che altrimenti sembrano restie, basta ricordare quanto ha detto XI a Biden: spetta a chi mette il sonaglio al collo della tigre il compito di toglierlo. In quella sede anche personalità di riconosciuta credibilità possono svolgere un ruolo, altrimenti a quale titolo potrebbero avanzare proposte alle parti in causa?
L’urgenza di sospendere i combattimenti deve diventare l’assillo principale per tutti – oggi ancora non lo è – per spingere ad imboccare la via della trattativa. Tra i veleni che si stanno diffondendo, forieri di gravi conseguenze, c’è una fortissima spinta al rilancio degli armamenti. Eppure Francesco ha detto solo pochi giorni fa che non è accettabile che i soldi per le armi si trovino sempre mentre quelli per fare stare meglio le persone no. Spendere di più per le armi è una profezia che auto avvera la guerra, per la quale vengono prodotte.
Eppure in passato quando si è arrivati sull’orlo del burrone nucleare c’è stata una reazione che ha definito le modalità per evitare errori irreparabili e avviato trattative per ridurre gli armamenti, a partire dal nucleare. Sono state scelte vie diverse, a volte tortuose, su segmenti, ma alla fine del percorso qualche risultato significativo di disarmo è stato raggiunto. Ma ora la posizione riarmista ha ripreso forza, mettendo in discussione accordi e bloccando la possibilità di farne altri. C’è un abisso tra l’attenzione ad evitare che l’Iran si doti di armi nucleari e la distrazione, o peggio, sui comportamenti di quanti le hanno già, il cui arsenale viene ammodernato e reso ancora più letale. Anche l’Italia avrà presto sul suo territorio un potenziamento/ammodernamento dell’arsenale nucleare, che è di stanza nei depositi USA e Nato. C’è troppa rassegnazione verso il riarmo, che la guerra in Ucraina sta spingendo potentemente.
Occorre puntare ad un clima politico che consenta di invertire la tendenza al riarmo, anzitutto nucleare, per impedire che la previsione della catastrofe mondiale si auto avveri. Dopo pochi mesi rischiamo il tramonto definitivo di iniziative come quelle sul clima, che hanno bisogno di un orizzonte mondiale, che si aggiungerebbe alla sopraffazione sull’ambiente e sul clima che rappresenta la guerra. Ci sono approfondimenti da fare sul rapporto tra Europa e Nato. Unione europea e Nato non sono la stessa cosa. L’UE non dovrebbe essere la dimensione europea della Nato. L’Unione europea ha già affrontato una prova difficile estendendosi sul versante dell’est Europa, male immaginata e peggio organizzata. Non a caso la capacità di decisione su questioni di fondo in Europa continua ad essere condizionata dall’unanimità e quindi un solo paese ha diritto di veto. I cerchi concentrici delle cooperazioni rafforzate possono servire per alcune situazioni, vedi Euro, ma non possono diventare la regola. Le divisioni interne all’Europa sono frutto di una costruzione bislacca e di una reazione all’egemonia dei fondatori. Ora la guerra in Ucraina spinge l’Europa a sostenerla con la fornitura di armamenti, con interventi dell’UE (si arriverà ad un miliardo di euro) e dei singoli paesi. Eppure la fornitura di armamenti all’Ucraina è già affrontata dalla Nato, e dagli Usa a cui evidentemente la Nato non basta.
Perché l’Europa deve scendere in campo in aggiunta all’alleanza militare di cui fa parte? Semmai l’UE dovrebbe decidere che è giunto il momento di dare vita ad un proprio sistema militare, ma in questo caso occorre evitare il raddoppio delle spese per la difesa. Il parlamento italiano ha deciso di portare le spese militari al 2% del bilancio dello Stato (da 26 a 38 miliardi) entro il 2027, senza aumentare il deficit vuol dire sottrarre risorse ad altre voci, spesa sociale, ecc… Il 2% di aumento delle spese militari nazionali rischia di aggiungersi alle spese europee, mentre la “difesa europea” era stata immaginata come un rafforzamento per integrazione, quindi con meno spese. In realtà il 2% è una richiesta degli USA e della Nato. La difesa comune europea potrebbe essere una buona idea a condizione che ci sia un reale Governo europeo, Difesa compresa, e che tutti i sistemi siano integrati, resi europei, risolvendo anche il ruolo della Francia, unico paese con armamento atomico. La Gran Bretagna ormai è fuori dall’UE e insegue il sogno di diventare un regolatore mondiale a fianco degli Usa.
Comunque la si pensi è inevitabile che questa orribile guerra porti a reazioni di paura, al rafforzamento dei peggiori istinti bellicisti. Per contrastarle occorre una riflessione adeguata sulle prospettive, sia per disinnescare il massacro in corso, sia in prospettiva per individuare un sistema di prevenzione dei conflitti, ristabilendo fiducia e canali di comunicazione che portino il pianeta nella direzione opposta a quella attuale. Il contrario di quanto accade.
Il mondo era impreparato ad una prova come l’invasione dell’Ucraina ma ora non può non prepararsi a progettare una soluzione stabile che prevenga i conflitti e sia in grado di risolverli. Nel pieno della seconda guerra mondiale fu progettato l’ONU come sede di prevenzione e regolazione dei conflitti. Un grande sogno che trovò le forme di realizzazione che conosciamo. Ora il problema da risolvere è di pari livello. Basta pensare all’irrisolto problema di come svolgere il ruolo di polizia internazionale, di interposizione, che ha bisogno di forza reale per non fallire come a Sarajevo.
Da una tragedia si esce solo se si reagisce al meglio delle idee e delle scelte per correggere la deriva in atto. Altrimenti rischiamo di vedere tempi molto bui.

Fonte: Democrazia Oggi

Puntare strategicamente sulle energie rinnovabili, altri ritardi sono inaccettabili

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Democrazia Oggi

Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Jacopo Ricci, Alex Sorokin

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OSSERVATORIO SULLA TRANSIZIONE ECOLOGICA – PNRR
Promosso da: Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, Laudato Si’, NOstra

Il Presidente del Consiglio Draghi ha detto più volte che bisogna puntare sulle energie rinnovabili per raggiungere l’obiettivo della nostra sovranità energetica. Per ora il Ministro Cingolani ha annunciato solo l’approvazione di alcuni parchi eolici che valgono solo 400 MegaWatt e l’intenzione di costruire due rigassificatori galleggianti. Troppo poco per parlare di svolta nella politica energetica del nostro paese. 400 MegaW sono un ventesimo delle richieste di eolico che Terna ha in attesa di approvazione. Occorre fare seguire alle parole i fatti e le scelte.
Bisogna uscire da questa contraddizione: da un lato si parla di rinnovabili ma in realtà si pensa al gas, al carbone, o anche peggio.
Interventi per alleggerire le conseguenze dell’aumento dei prezzi e della guerra sono indispensabili ma il problema di fondo è puntare su un nuovo piano energetico nazionale, in un quadro europeo. Per questo occorrono proposte precise.
Greenpeace, Lega Ambiente e WWF hanno avanzato una proposta importante. Riscrivere il Piano energetico nazionale (Pniec) entro giugno per definire con precisione quanto fotovoltaico, quanto eolico in mare e a terra, quanto possono dare le altre fonti rinnovabili e un nuovo piano di risparmio energetico, perchè ad esempio i rigassificatori per riportare il gas naturale liquefatto a temperatura ambiente possono fornire l’energia del freddo alle imprese che ne hanno necessità per loro produzioni, altrimenti questa grande risorsa viene sprecata e dispersa nell’ambiente.
Un piano energetico aggiornato deve avere come primo obiettivo riprendere almeno il ritmo degli investimenti nelle energie rinnovabili del 2010/2013, puntando a 90 GigaW entro 5/6 anni, come propongono giustamente le associazioni ambientaliste, andando oltre gli obiettivi precedenti a causa dell’urgenza di creare alternative al gas.
Ci sono due precondizioni.
La prima sono le autorizzazioni per i nuovi impianti. Il PNRR consente al Governo di adottare decisioni per ottenere l’ok definitivo ai nuovi impianti fotovoltaici entro 30/60 giorni e l’approvazione dell’eolico, in particolare off shore, entro 6 mesi, garantendo gli allacci di Terna all’entrata in funzione degli impianti.
La seconda sono i finanziamenti. I nuovi impianti fotovoltaici, comprensivi di accumuli, debbono essere agevolati con detrazione fiscale al 100 %, anziché al 50%, fino a 20 kW, installandoli sui tetti delle case e dei capannoni. Questo intervento può essere inserito nel quadro dei bonus edilizi, stanziando un miliardo in più all’anno, cioè meno della metà degli aumenti appena decisi per le spese per armamenti.
Per le armi i soldi si trovano e per gli investimenti energetici no ?
Questa incentivazione decennale delle rinnovabili va discussa dal Governo conle imprese e i sindacati per costruire un piano per produrre, installare e l’assistenza degli impianti, puntando a fare crescere la produzione nazionale e l’occupazione.
90 GigaW di energie rinnovabili sostituiscono 30 miliardi di metri cubi di gas, pari al 45% di tutto l’import di gas in Italia e tutto il gas russo importato.
Per l’eolico off-shore oltre le 12 miglia (20 Km) di distanza dalla costa l’approvazione dei progetti è di competenza del governo centrale e deve avvenire entro 6 mesi. La normativa che oggi congela ed impedisce il repowering e l’aggiornamento dei progetti eolici deve essere modificata in modo da consentire l’installazione dell’ultima generazione di turbine. Terna deve essere predisporre l’allaccio alla rete elettrica delle turbine, con contratti per l’immissione in rete dell’elettricità prodotta a tariffa concordata per 10 anni.
Le tariffe elettriche per gli utenti vanno rese trasparenti sulla base della effettiva produzione (FER, fossile, altro) dell’energia elettrica venduta al consumatore,in modo da rendere evidente la convenienza dell’apporto delle energie rinnovabili sulle altre fonti.
Piano per la produzione siderurgica connesso alla produzione da energie rinnovabili e di idrogeno verde, di cui manca il piano. Piano per la produzione di pale eoliche, ecc. e per la produzione di pannelli solari, inverter, batterie di accumulo. Piano di formazione di operatori/manutentori per fotovoltaico ed eolico (compreso offshore).
Uso dell’idroelettrico esistente, non di costosi e inutili nuovi turbogas, per stabilizzare la rete elettrica, anche attraverso i pompaggi. Nuovi investimenti ove possibile con estensione ai piccoli salti d’acqua. Nel mezzogiorno e nelle isole l’idroelettrico può dare un’importante contributo di regolazione all’approvvigionamento idrico dell’agricoltura e del territorio. Occorre introdurre l’obbligo di installazione di impianti solari FV su tutte le nuove costruzioni come in Germania.
Liberalizzazione del mercato delle FER eliminando l’anacronistico obbligo della vendita di energia esclusivamente all’operatore monopolista elettrico. Il cittadino auto produttore di energia deve essere libero di vendere l’energia sul mercato locale e il gestore della rete elettrica deve essere di supporto ai cittadini.
Liberare le comunità energetiche da una normativa controproducente ed eccessivamente vincolante, in modo da ampliarne l’applicazione e il potenzialedi sviluppo.
Creazione di un fondo interbancario per finanziamenti a tassi agevolati con procedura semplificata degli investimenti, senza decurtare gli incentivi.
Ulteriori misure per il fotovoltaico agricolo, biomasse, ecc. per contribuire a realizzare gli obiettivi. Blocco della costruzione di inutili nuove centrali a gas, conferma della chiusura delle centrali a carbone nel 2025. Il PNIEC dovrà tracciare la “road-map” di riferimento per gli investimenti nel settore energetico in Italia, confermando comunque l’esclusione del nucleare da fissione in Italia.

Fonte: Democrazia Oggi

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Decimomannu migliaia in marcia per la pace in Ucraina
← UE sempre piu’ schierata nel conflitto russo/ucraino. Favorisce una giusta soluzione diplomatica? Salva l’Ucraina dai massacri e dalle devastazioni?[1] 9 Aprile 2022 Nessun commento[2] Red   ...
UE sempre piu’ schierata nel conflitto russo/ucraino. Favorisce una giusta soluzione diplomatica? Salva l’Ucraina dai massacri...
← Amica Ucraina, sed magis amica veritas[1] UE sempre piu’ schierata nel conflitto russo/ucraino. Favorisce una giusta soluzione diplomatica? Salva l’Ucraina dai massacri e dalle devastazioni? 9 Apri...
Amica Ucraina, sed magis amica veritas
Mario Dogliani   Daniel Chester French, La Verità, gesso, h. 148.6 cm, 1900, particolare. Art Institute of Chicago.     Sta girando molto in rete questo contributo dall’amico Mario Do...
Ripudio della guerra e Costituzione. Dibattito con Umberto Allegretti
← MARCIA PER LA PACE E IL DISARMO 9 APRILE ORE 15 - Decimomannu[1] 7 Aprile 2022 Nessun commento[2] Ripudio della guerra e Costituzione Caffè politico, venerdì 8 aprile ore 18.00, via Piceno 5 , Ca...
MARCIA PER LA PACE E IL DISARMO 9 APRILE ORE 15 - Decimomannu
← Fermare la guerra per riprenderci il futuro[1] 7 Aprile 2022 Nessun commento[2] MARCIA PER LA PACE E IL DISARMO 9 APRILE ORE 15 ITINERARIO: STAZIONE DI DECIMOMANNU-PARCHEGGIO AEROPORTO MILITARE D...

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