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L’art. 11 consente solo la difesa della patria, gli interventi esterni possono avvenire unicamente in seno a organizzazioni internazionali di pace

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By Democrazia Oggi
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L’art. 11 consente solo la difesa della patria, gli interventi esterni possono avvenire unicamente in seno a organizzazioni internazionali di pace

29 Marzo 2022
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Andrea Pubusa

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Chi cerchi nell’art. 11 della nostra bella Costituzione un appiglio per andare oltre la guerra difensiva, come espressione del sacro dovere di difesa della patria, sancito dall’art. 52, rimane senza seri ancoraggi normativi. Deve ricorrere solo a forzature a  giustificazione di un proprio pensiero sul merito del singolo intervento.
Lo hanno detto tanti commentatori, il verbo “ripudia” è ben di più di un rifiuto della guerra perché unisce a questo un giudizio morale prevalente e indiscutibile: la guerra è di per sé il massimo dei mali verso il quale il rigetto è totale anche sul piano etico. Questa formulazione non lascia spazi per alcuna attività dell’Italia anche indiretta di partecipazione ad attività belliche che non siano per la nostra stretta difesa perché sarebbe in ogni caso una modalità di risoluzione delle controversie internazionali con mezzi militari, anch’essa vietata dall’art. 11.
Allora dobbiamo negare che l’Italia, come singola, non possa mai intervenire in conflitti anche quelli che appaiano come azioni in difesa della democrazia? La Carta dice proprio questo, quando ammette le limitazioni della sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace la giustizia fra le Nazioni  e consente, anzi auspica, il concorso alle organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. Solo in seno alle organizzazioni internazionali di pace il nostro paese può dispiegare un impegno militare, ma non può farlo isolatamente. Se non si difende direttamente il suolo italiano, il carattere  difensivo della pace del nostro impegno è garantito dal fatto ch’esso è deliberato e si svolge in seno a organizzazioni internazionali di pace, l’ONU innanzitutto.
L’invio di armi deciso dall’Italia in Ucraina è dunque contrastante con la Carta, perché l’intervento è volto a concorrere a risolvere una controversia internazionale con le armi, mentre non lo sarebbe se avvenisse in applicazione di una decisione dell’ONU. Questa sarebbe volta a ristabilire la pace e non - come il nostro invio - ad alimentare la guerra. Ed infatti non sono mai state contestate sul piano della legittimità costituzionale le missioni italiane di pace in seno alle Nazioni unite.
Ora, badando alla vicenda Ucraina, suscita certo sconcerto e ferma condanna l’attacco della Russia all’Ucraina e sorge istintivo un moto di solidarietà con le popolazioni che è giusto esprimere con l’accoglienza e l’invio di soccorsi umanitari d’ogni genere. L’invio di armi è però altra cosa, la Carta - si ribadisce - lo ha sottratto alla isolata valutazione del Parlamento italiano per demandarlo a organizzazioni internazionali preposte alla soluzione delle controversie internazionali. Solo in applicazione delle risoluzioni di queste organizzazioni il nostro Parlamento può deliberare l’invio di armi e di uomini fuori dal territorio patrio.
A ben vedere, la disciplina costituzionale ha una sua intima saggezza e una incontestabile razionalità. La valutazione sull’invio di armi ove avvenga isolatamente è la risultante di un giudizio politico di opportunità espresso dalla contingente maggioranza interna del momento, con tutte le controindicazioni e le parzialità del caso. Laddove invece questa decisione promani da organizzazioni internazionali preposte alla soluzione pacifica delle controversie internazionali, le ragioni di opportunità acquisiscono una maggiore oggettività, conferita proprio dal carattere concertato fra Stati in una sede internazionale a ciò preposta. Insomma, l’invio di armi in conflitti in cui non è direttamente in gioco la difesa del territorio italiano è sottratto alla maggioranza di turno ed è rimessa ad una più ponderata e rassicurante risoluzione internazionale.
Alcuni connettono l’ammissibilità dell’invio alla natura difensiva delle armi. Ora, dove trovi appiglio questa distinzione nell’art. 11 non si sa proprio individuare, tuttavia oggi anche le armi meno voluminose possono avere un carattere altamente offensivo, a partire dai droni di ultima generazione, per cui questa apertura porta certo lontano dal ripudio della guerra e dal divieto di soluzione per via militare delle controversie internazionali. A ben vedere apre le porte all’elusione, cioé alla violazione dell’art. 11 e 52 Cost.. Una china da scongiurare, anzi da ripudiare!

References

  1. ^Per fortuna c’è l’ANPI! Dal Congresso un forte impegno unitario per la pace e il disarmo (www.democraziaoggi.it)
  2. ^Nessun commento (www.democraziaoggi.it)

Fonte: Democrazia Oggi

Per fortuna c’è l’ANPI! Dal Congresso un forte impegno unitario per la pace e il disarmo

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← Carbonia. Come nel resto del Paese, dopo le “rassicuranti dichiarazioni” del governo, gli arresti a Carbonia per i fatti del 14 luglio. Mandati di cattura per il sindaco Mistroni, il segretario della Camera del lavoro Selliti, del PSd’AZS lussiano Lecca, del PSI Piloni. Decapitato il movimento[1]

28 Marzo 2022
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Andrea Pubusa

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Sul Congresso dell’ANPI si sono accaniti tutti per arruolarlo nel campo degli interventisti, quelli di destra, che hanno artatamente richiamato la Resistenza sempre contrstata perché a trazione comunista, e quelli di sinistra, che si sono messi l’elmetto per essere più “realisti” ed efficaci. Ma hanno ottenuto un secco no. L’ANPI condanna con fermezza l’invasione della Russia all’Ucraina, ma non indietreggia di un millimetro sull’idea che la pace si conquista soltanto con una trattativa internazionale diretta dall’ONU, col sostegno delle grandi potenze. Lo ha ripetuto Pagliarulo nella sua relazione, nelle dichiarazioni alla stampa e nelle conclusioni, lo hanno ribadito, con forza, i delegati nei loro interventi e nel voto. Il documento finale ha avuto solo 20 astensioni e nessun voto contrario. Chi ha tentato di dividere e frantumare l’ANPI è servito.
“Non è in discussione la condanna irreversibile dell’invasione russa, le violenze imperdonabili e la piena e concreta solidarietà col popolo ucraino e il suo diritto alla resistenza”, ha detto Pagliarulo. Ma allo stesso tempo contesta che quella definisce - attaccando i giornali - “la militarizzazione del dibattito pubblico”. Ovvero, a suo dire, “il misto di fake news e aggressioni verbali a chiunque si permetta di contraddire il loro verbo. Esattamente il contrario della difesa dei valori occidentali di cui si dicono vessilliferi”. Menziona Eschilo: “La prima vittima della guerra è la verità”. Invece “dobbiamo cercare di capire le cause e il contesto”.
Eccolo il contesto. È un errore “ignorare o minimizzare la recente storia ucraina, da Maidan alle formazioni naziste ucraine, alla Crimea, al Donbass, alle interferenze russe, alla strage nazista alla Casa dei sindacati di Odessa del 2014 e a tutto quello che è successo ad est negli ultimi vent’anni. Sbaglia chi guarda l’albero e non vede la foresta. Perciò non diamo scomuniche, ma nemmeno ne accettiamo”.
Quindi sì alle sanzioni, “ma intelligenti”, no al sostegno militare, perché “si può interpretare da parte dello Stato invasore come un atto di cobelligeranza e che comunque alza ulteriormente il livello della tensione internazionale”. E che “l’Ucraina da tempo sia stata riempita di armi dalla Nato lo sanno tutti”. Sul punto - dice Pagliarulo - la pensa cosi’  la maggioranza degli iscritti, ma anche degli italiani, stando ai sondaggi. “Le sanzioni parlano il linguaggio dell’economia, le armi della guerra”. Pagliarulo ha criticato Draghi (”frettolosa la richiesta di fare entrare l’Ucraina nella Ue”) , ma anche quei partiti che a parole si dicono contrari ma che poi in Parlamento votato a favore degli aiuti militari.
In questo clima di pacifismo attivo non è un caso che i consensi più forti sono stati tributati dalla platea a don Luigi Ciotti che con molta passione si è domandato: “Dove sei Europa? Dove sei Onu?”, dopo aver esordito con un: “Cari compagni…di viaggio”. Il fondatore delle sardine, Mattia Santori, ha spiegato di essere contrario all’invio di armi (”ci sono arrivato dopo settimane di analisi e di contorsioni personali”). Molto apprezzata Gianna Fracassi (Cgil) per avere detto che gli attacchi all’Anpi “sono fuori dalla decenza”.
Grandi applausi a Patrick Zaki:  «Voglio cogliere questa opportunità per menzionare le migliaia di prigionieri per reati di opinione in tutto il mondo che stanno perdendo la loro vita in prigione perché hanno detto la loro verità», lanciando un appello al Congresso: «Ricordatevi di loro e continuate ad essere la loro voce, come voi siete stati la mia quando ero nei loro panni».
Ma che fare per uscirne? Come imporre concretamente a Putin la fine delle ostilità?
“L’Unione ha finora risposto in maniera frenetica ad ogni mossa militare russa accettando la sua agenda, che andrebbe capovolta. L’Anpi propone perciò che la Ue si faccia portatrice di una proposta rivolta a tutti i Paesi europei non Ue che aggiorni gli accordi di Helsinki del 1975 a cominciare dall’inviolabilità dei confini nazionali”, ha spiegato Paglairulo. Soprattutto “stabilisca un’ampia zona smilitarizzata e denuclearizzata lungo tutta la fascia di confine fra la Russia e gli altri Paesi. Per questo la Ue deve parlare con una voce sola, disponendo di un suo seggio al Consiglio di sicurezza Onu”.
Pagliarulo ha ricordato che l’ANPI è parte di uno schieramento ampio, maggioritario nella società che va dalla CGIL ad una vastissima rete di associazioni democratiche fino a Papa Francesco.
Questo congresso, per la sua qualità e la sua salda unità, è un riferimento per tutti i democratici italiani che vogliono indipendenza e libertà per l’Ucraina con le armi del dialogo e della trattativa internazionale contro le pulsioni militariste che Putin ha indotto nelle alte sfere dell’Occidente e il cui unico esito è un conflitto nucleare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

References

  1. ^Carbonia. Come nel resto del Paese, dopo le “rassicuranti dichiarazioni” del governo, gli arresti a Carbonia per i fatti del 14 luglio. Mandati di cattura per il sindaco Mistroni, il segretario della Camera del lavoro Selliti, del PSd’AZS lussiano Lecca, del PSI Piloni. Decapitato il movimento (www.democraziaoggi.it)
  2. ^Nessun commento (www.democraziaoggi.it)

Fonte: Democrazia Oggi

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26 Marzo 2022
1 Commento[2]


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Sentite questa favola di Esopo, che ho letto da bambino.
“Un giorno il vento e il sole cominciarono a litigare. Il vento sosteneva di essere il più forte e a sua volta il sole diceva di essere la forza piu’ grande della terra.
Alla fine decisero di fare una prova.
Videro un viandante che stava camminando lungo un sentiero e decisero che il più forte di loro sarebbe stato colui che sarebbe riuscito a togliergli i vestiti. Il vento, così, si mise all’opera : cominciò a soffiare, e soffiare, ma il risultato fu che il viandante si avvolgeva sempre più nel mantello. Il vento allora soffiò con più forza , e l’uomo chinando la testa si avvolse un sciarpa intorno al collo.
Fu quindi la volta del sole, che cacciando via le nubi, cominciò a splendere tiepidamente. L’uomo che era arrivato nelle prossimità di un ponte , cominciò pian piano a togliersi il mantello. Il sole molto soddisfatto intensificò il calore dei suoi raggi, fino a farli diventare incandescenti.
L’uomo rosso per il gran caldo, guardò le acque del fiume e senza esitare si tuffò. Il sole alto nel cielo rideva e rideva!!
Il vento deluso e vinto si nascose in un luogo lontano.”

Volendo trasporre il raccontino alla vicenda Ucraina, il senso è chiaro. L’Europa, più che con la forza o le sanzioni, può risolvere la controversia col dialogo, lo scambio, la cultura, l’espansione dei diritti, tutti elementi benefici come i raggi del sole.
Tutto il contrario di quanto accade fino a farsi rimproverare addirittura dai russi.  Putin ha paragonato il boicottaggio di eventi culturali russi e di esponenti della cultura russa nei Paesi occidentali ai roghi di libri di cui si resero responsabili i nazisti. “L’ultima volta - ha affermato il capo del Cremlino durante un incontro con esponenti del mondo culturale - sono stati i nazisti in Germania, circa 90 anni fa, a condurre una tale campagna di distruzione della cultura indesiderabile. Ci ricordiamo bene delle immagini dei libri bruciati nelle piazze”. E’ propaganda? Lo sarebbe se l’affermazione in sé fosse falsa ma è vera. Sono state anche annullate tante gare sportive con squadre o atleti russi. Eppure questi eventi accomunano, pur nella competizione sportiva, i popoli  e gli appassionati. Siamo riusciti perfino a interrompere le collaborazioni culturali fra università e a togliere il diritto di parola a studiosi. La vicenda del prof. Orsini grida vendetta al cospetto dell’art. 21 della Costituzione.
Per quanto riguarda le sanzioni economiche sono dannose in sè perché è una forma di elevazione di muri contro  il libero scambio e dei principi liberal-democratici. Poi quanto sia conveniente per l’Europa buttare la Russia nelle braccia di Cina, India e Africa lascio a voi giudicare. Pensate quanto ampi sono questi marcati a fronte del mercatino del vecchio continente.
E poi mentre i paesi occidentali fanno pomposi e inconcludenti vertici, pare che i soldati russi stiano ricevendo dai loro superiori l’indicazione che la guerra debba finire entro il nove maggio. Una data simbolica e felice dopo 22 milioni di morti anche per la nostra libertà. Il nove maggio è la data in cui la Russia celebra la ‘giornata della vittoria’ in memoria della capitolazione della Germania nazista durante la seconda guerra mondiale.
Sarà vero o solo propaganda per rincuorare i soldati russi in crisi? Spero sia vero, così fra un mesetto finisce il macello vergognoso. Se così fosse però risulterbbe un fatto gravissimo, e cioè che l’UE, la Nato e gli USA non hanno  saputo impedire la guerra e neanche produrre la pace. E, si badi, questo in fondo è lo scenario migliore e più auspicabile anzitutto per gli ucraini. Se no, per loro sarà più dura, ma lo sarà anche per noi. Dio non voglia.
C’è un’ipotesi più ottimistica. India e Cina vogliono un cessate il fuoco immediato in Ucraina. Lo ha detto il ministro degli Esteri indiano, Jaishankar dopo un colloquio con l’omologo cinese Wang Yi. “Le sanzioni non aiuteranno a risolvere i problemi” e “il dialogo” è l’unico strumento. Speriamo, così questa atroce guerra finisce più presto. L’inutilità dei nostri rappresentanti risulterebbe però confermata. Ma andrebbe bene così per tutti.

 

References

  1. ^Chi armi invia dove una guerra è in corso getta benzina sul fuoco (www.democraziaoggi.it)
  2. ^1 Commento (www.democraziaoggi.it)

Fonte: Democrazia Oggi

Carbonia. Come nel resto del Paese, dopo le “rassicuranti dichiarazioni” del governo, gli arresti a Carbonia per i fatti del 14 luglio. Mandati di cattura per il sindaco Mistroni, il segretario della Camera del lavoro Selliti, del PSd’AZS lussiano L

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Gianna Lai

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Oggi nucleo tassello domenicale nella storia di Carbonia dal 1° settembre 2019[1].

 

18 luglio 1948, Scelba ordina ai prefetti di agire contro i dirigenti dello sciopero. Inizia così una serie di arresti di sindacalisti, quadri del PCI ed ex partigiani: “In tutta Italia, negli scontri del 14-15-16 luglio, un primo approssimativo bilancio delle vittime faceva registrare 20 morti e 600 feriti”, dice Giovanni De Luna nel suo “La Repubblica inquieta”, a conclusione del discorso su quei giorni del 1948. E intanto la rottura dell’unità sindacale acuisce lo scontro fra destra e sinistra e alimenta l’azione violenta contro i movimenti di massa: dice Giorgio Candeloro che “la conseguenza per il partito comunista, derivata dalla grande protesta popolare del 14 luglio, fu il forte aggravamento della repressione contro di esso, da tempo iniziata da Scelba”. Gli fa eco la prof. Giannarita Mele, “la DC è diventata sul campo, non solo nei seggi, il partito di governo, il partito dell’ordine: in questo orizzonte si spiega la repressione che colpisce i dirigenti e gli attivisti comunisti della CGIL”, riferendosi la studiosa, in particolare, alla Sardegna 1). E a Carbonia, le miniere chiuse per le ferie estive, onde impedire reazioni immediate nei cantieri, 12 arresti in città e decine di fermi, nella notte tra il 27 e l’alba del 28 agosto, per i disordini seguiti all’attentato a Togliatti. Proprio mentre prosegue l’attività del sindacato e delle sinistre sul fronte della difesa delle miniere e proprio durante i lavori della Consulta regionale sui problemi del Sulcis, che si stavano svolgendo alla presenza di sindacalisti e dirigenti politici di Carbonia, alla presenza dei consultori e dei parlamentari sardi.
Secondo metodi già sperimentati, i “celerini di Scelba” irrompono dalle autoblindo, dalle jeep e dalle camionette armati di mitra, e circondando l’abitato nel cuore della notte: di notte mentre la gente dorme, la città in stato d’assedio, essi fanno irruzione con grande strepito nelle case popolari del centro e della periferia. Una forza pubblica agguerrita e antioperaia, già sperimentata da Scelba fin subito dopo l’allontanamento dalla polizia degli ex partigiani comunisti, che a Carbonia, per evitare possibili fraternizzazioni, è composta sopratutto di giovani provenienti dalla Penisola. Al servizio di questori e commissari esecutori fedeli, anche nella estrema periferia del Paese, delle nuove politiche repressive seguite alla fine dei governi di unità nazionale. Protagonista in città, il commissario Pirrone, già questore repubblichino di Salò, condannato ed amnistiato dopo 24 mesi di carcere, per essere poi immesso nei quadri della pubblica sicurezza da Scelba e inviato nel Sulcis fin dai primi mesi del ‘48.

Dice la prof. Di Felice, il 28 agosto, a Carbonia, “in un clima intimidatorio ed estremamente violento, un importante dispiegamento di forze dell’ordine organizzò un vero e proprio rastrellamento già prima dell’alba, che portò all’arresto di 12 persone tra dirigenti sindacali ed esponenti del PCI, accusati di essere promotori dello sciopero di luglio” 2). Complessivamente 38 mandati di cattura all’alba del 28 agosto, 83 le persone incriminate in città, le loro case perquisite con particolare durezza. Dirigenti sindacali e dei partiti della sinistra, quali Vincenzo Pirastru, segretario comunista della sezione Stalin e Piloni, dirigente già segretario della sezione del PSI. E poi Salis assessore comunista, Giganti del direttivo della Lenin, segretario del sindaco e futuro sindaco della città, e Matta segretario della sezione di via della Vittoria e Francesco Milia dirigente lussiano del Psd’AZS. E poi Silvio Lecca, impiegato SMCS, segretario del Psd’ASZ e dirigente della Camera del lavoro cittadina, arrestato nei giorni immediatamente successivi, dopo essere stato portato a Cagliari da Lussu in luogo sicuro. E Suella comunista e Bianciardi, Pelessoni, Aste, Rattu, Barboni, insieme a tanti altri militanti e membri delle commissioni interne, accusati di devastazione saccheggio, furto, incendio, i famosi “delitti comuni” di cui parlava il prefetto, e istigazione a delinquere e partecipazione a adunata sediziosa.
Così L’Unità della Sardegna, il 29 agosto del 1948, nella cronaca di Tonino Perria: dopo i fermi dei giorni precedenti, i minatori in ferie dal 15 agosto, la notte del 27, “rastrellamenti contro dirigenti sindacali e lavoratori, secondo i sistemi delle SS”. Ed ancora, “Inaudita violenza degli arresti e delle persecuzioni, 12 dirigenti sindacali e comunisti arrestati e portati via in piena notte …. Già si minacciavano arresti, dopo gli scioperi del 14, 15 e 16 luglio: nel tardo pomeriggio del 27 ingenti forze di polizia giungevano a Carbonia per attuare, durante la stessa notte, l’azione brutale. Il maresciallo Dessì fa irruzione in casa del sindaco Renato Mistroni e del segretario della Camera del lavoro Antonio Selliti poi, con i mitra spianati, in casa di G. Salis assessore comunale, arrestandolo. Allo stesso modo arrestato il segretario della sezione Stalin, Vincenzo Pirastru, e l’avvocato Giganti, segretario del sindaco e dipendente comunale, e il comunista Matta. I rastrellamenti sono durati 2 ore circa, 12 i dirigenti sindacali complessivamente arrestati, tra cui una donna. E poi di nuovo, alle quattro del mattino in casa di Mistroni, non avendolo trovato nel primo rastrellamento, seconda violenta perquisizione e fermo del custode Usai, sottoposto subito a interrogatorio. Un’azione compiuta dal battaglione mobile dei carabinieri affiancati da due plotoni speciali corazzati, con 8 autoblindo e 250 poliziotti, al comando di un colonnello, di un tenente colonnello e di un maggiore dei carabinieri”.
Ma i primi della lista sono il sindaco Renato Mistroni e il segretario della Camera del lavoro Antonio Selliti, i quali riescono ad allontanarsi dalla città poco prima della retata, così gravi quei capi di imputazione, cui avrebbero potuto seguire lunghissimi anni di carcere.
Privare la classe operaia dei suoi esponenti più significativi, questa la politica del governo De Gasperi in tutta Italia, e Carbonia non fa eccezione. Certo aveva un significato particolare, in città, la presenza del commissario di pubblica sicurezza Pirrone, questore di Sondrio nella Repubblica di Salò: “Egli era stato mandato in città, sostiene Mistroni, con l’obiettivo preciso di stroncare l’organizzazione forte dei socialcomunisti che, nelle elezioni del 18 aprile, avevano perso in tutta Italia, ma non a Carbonia. Ed è a partire dalla cessazione dello sciopero di protesta contro l’attentato a Togliatti, e fino agli arresti del 28 agosto, ma poi ancora fino al processo di Oristano celebrato nel ‘49, che l’obiettivo di Pirrone resta ancora quello di provocare una radicalizzazione dello scontro per l’inaudita violenza degli interventi, uso di gas e manganelli anche nelle manifestazioni in cui son presenti donne e bambini, autoblindo dapertutto. Al punto che, ricorda ancora Renato Mistroni, dopo alcuni altri episodi di aggressione poliziesca, i nostri comizi si sarebbero svolti non in piazza, ma solo in luoghi aperti al pubblico, in particolare presso il dopolavoro n°4: un centinaio complessivamente di arresti e di fermi, tra la fine di luglio e la fine di agosto, sindacalisti, membri di Commissione interna, dirigenti di partito, solo alcuni revocati subito dopo”.
E dice ancora Mistroni, parlando della fuga sua e di Selliti, segretario della Camera del lavoro di Carbonia dopo l’arresto del suo predecessore, avvocato Giardina, come lui per primo avesse dato l’allarme in città. “Io misi in allarme i compagni sui possibili arresti nel Sulcis, in particolare Giganti del direttivo della Lenin e Matta della sezione di via della Vittoria, ma tutti sottovalutarono i miei avvertimenti: tra gli arresti della fine di luglio e quelli di agosto, decapitato l’intero gruppo dirigente. E quando io e Selliti dovemmo allontanarci da Carbonia, sparirono anche i nostri carteggi, su cui erano appuntati nomi e incarichi di tutti i dirigenti, onde non arrecare danno ai militanti rimasti a lavorare in città: i compagni di Carloforte ci nascosero nell’isola, dentro una grotta poi, imbarcati verso Portopaglia, ci trattenemmo qualche giorno ad Arbus, fino a quando Velio Spano non ci portò a Cagliari, in luogo sicuro, presso il deposito di Calamosca, dove stemmo per 40 giorni. Il 10 ottobre abbandonammo la Sardegna, trattenendoci ancora in Italia sotto falso nome per due anni, poi espatriammo dopo la sentenza del Tribunale di Oristano”.
E conclude il discorso Renato Mistroni, ricordando come Velio Spano, durante i suoi comizi pubblici, provocatoriamente solesse rivolgersi a Pirrone, sempre in forze nella piazza antistante il luogo della riunione, “non arresterete il sindaco di Carbonia Renato Mistroni, e il segretario della Camera del lavoro Selliti, vi sfido a trovarli, ben protetti come sono, lontano da questa città”. Vera garanzia, per i militanti comunisti, la presenza di un partito che sa prendersi cura dei suoi iscritti e dei suoi dirigenti, che cerca in ogni modo di metterli al riparo dalla violenza della forza pubblica ai tempi di Scelba. Questa la sintesi contenuta nel sottotitolo di un mio articolo, pubblicato su L’Unione Sarda del 14 luglio 1988, a ricordare quei fatti, “Quarant’anni fa l’attentato al leader comunista. Carbonia pagò a caro prezzo le giornate di sdegno popolare. I disordini avvenuti in occasione dello sciopero portarono all’arresto e poi a pesanti condanne di decine di operai. Così il governo De Gasperi riuscì a privare il movimento sulcitano dei migliori quadri politici e sindacali”.

References

  1. ^1° settembre 2019 (www.democraziaoggi.it)

Fonte: Democrazia Oggi

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26 Marzo 2022
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 Benito D’Ippolito

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Il “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo  ci  invia questo testo che volentieri pubbichiamo.

BENITO D’IPPOLITO: PREPARANDO UN ESPOSTO CONTRO IL GOVERNO ITALIANO PER VIOLAZIONE DELLA COSTITUZIONE

Chi armi invia dove una guerra e’ in corso

benzina sul fuoco gettando

vuole che altri esseri umani muoiano

servendo le armi le persone a uccidere

e’ quindi un assassino e uno stragista

complice della guerra e dei massacri

e sulla guerra e sui massacri specula

per fini sordidi di servitu’ e potere.

Il governo italiano ha gia’ commesso la follia

delle sanzioni che ci affameranno tutti

(ma non i ricchi e i potenti cui i denari

escono dalle orecchie e con le guerre

fanno golosi succulenti affari)

sapendo bene che quelle sanzioni

la guerra non avrebbero fermata

ma estesa inferocita e rafforzata.

Inviando armi ci si fa partecipi

dell’uccisione di altri esseri umani

della prosecuzione delle stragi

e degli orrori. Ci si rende complici

della guerra che continuando

l’intera umanita’ piu’ sterminare.

Non si contrasta la guerra e la barbarie

non si salvano le vite in pericolo

fornendo armi alla guerra e alla barbarie.

Non si contrasta la guerra e la barbarie

non si salvano le vite in pericolo

se non ci s’impegna per la pace

se non ci s’impegna per il disarmo immediato

se non ci s’impegna per la smilitarizzazione dei conflitti

se non ci s’impegna per la gestione nonviolenta dei conflitti

se non ci s’impegna per la difesa popolare nonviolenta.

Non si contrasta la guerra e la barbarie

non si salvano le vite in pericolo

se non inviando aiuti umanitari

se non soccorrendo accogliendo assistendo tutte le vittime

se non riconoscendo l’umanita’ di ogni essere umano.

Non si aiuta il popolo ucraino

mandando strumenti di morte

non si aiuta il “cessate il fuoco”

mandando strumenti di morte

non si aiuta il negoziato necessario a porre fine alla guerra

mandando strumenti di morte

non si salvano le vite

mandando strumenti di morte.

Non si ferma la folle scellerata guerra dal governo russo scatenata

mandando strumenti di morte

non si ottiene la fine delle stragi e delle distruzioni

mandando strumenti di morte

non si aiuta l’opposizione del popolo russo alla guerra

mandando strumenti di morte

non si salvano le vite

mandando strumenti di morte.

Ogni fucile spezzato e’ una vita salvata

Ogni arma in meno e’ una persona viva in piu’

solo facendo il bene si contrasta il male

solo la nonviolenza puo’ sconfiggere la violenza.

Chi ama il popolo ucraino

mandi pane coperte medicine

non mandi armi assassine

chi ama il popolo ucraino

apra le case a chi fugge dalla guerra

non mandi armi assassine

chi ama il popolo ucraino

e con esso l’umanita’ intera

non mandi armi assassine

ma si adoperi per il bene comune

per la fine di tutte le guerre

per salvare tutte le vite.

Ogni vittima ha il volto di Abele

solo la pace salva le vite

salvare le vite e’ il primo dovere.

Nota diffusa a cura del “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo

Viterbo, marzo 2022

References

  1. ^Sentiamo cosa filtra dalla Russia? (www.democraziaoggi.it)
  2. ^Nessun commento (www.democraziaoggi.it)

Fonte: Democrazia Oggi

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14 aprile dibattito CGIL-ANPI-CDC per la pace, contro la guerra
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La Costituzione e l’invio di armi
← Il giorno della vergogna[1] 11 Aprile 2022 Nessun commento[2] Andrea Pubusa C’è un’istintiva propensione ad aiutare anche con le armi chi è aggredito. Risponde ad un pensiero elementare socorrere...
Il giorno della vergogna
← Carbonia. Dopo il fermo di Velio Spano, il questore vieta i comizi in piazza. “Carbonia, da città caserma a roccaforte del proletariato isolano e della democrazia”: l’estate del ‘48 stretta fra lic...
Carbonia. Dopo il fermo di Velio Spano, il questore vieta i comizi in piazza. “Carbonia, da...
Gianna Lai  Oggi domenica un altro pezzo della storia di Carbonia dal 1° settembre 2019[1]. Riunione dei rappresentanti comunisti, socialisti, del Partito Sardo d’azione Socialista, dell’UDI, ...
Decimomannu migliaia in marcia per la pace in Ucraina
← UE sempre piu’ schierata nel conflitto russo/ucraino. Favorisce una giusta soluzione diplomatica? Salva l’Ucraina dai massacri e dalle devastazioni?[1] 9 Aprile 2022 Nessun commento[2] Red   ...
UE sempre piu’ schierata nel conflitto russo/ucraino. Favorisce una giusta soluzione diplomatica? Salva l’Ucraina dai massacri...
← Amica Ucraina, sed magis amica veritas[1] UE sempre piu’ schierata nel conflitto russo/ucraino. Favorisce una giusta soluzione diplomatica? Salva l’Ucraina dai massacri e dalle devastazioni? 9 Apri...
Amica Ucraina, sed magis amica veritas
Mario Dogliani   Daniel Chester French, La Verità, gesso, h. 148.6 cm, 1900, particolare. Art Institute of Chicago.     Sta girando molto in rete questo contributo dall’amico Mario Do...
Ripudio della guerra e Costituzione. Dibattito con Umberto Allegretti
← MARCIA PER LA PACE E IL DISARMO 9 APRILE ORE 15 - Decimomannu[1] 7 Aprile 2022 Nessun commento[2] Ripudio della guerra e Costituzione Caffè politico, venerdì 8 aprile ore 18.00, via Piceno 5 , Ca...
MARCIA PER LA PACE E IL DISARMO 9 APRILE ORE 15 - Decimomannu
← Fermare la guerra per riprenderci il futuro[1] 7 Aprile 2022 Nessun commento[2] MARCIA PER LA PACE E IL DISARMO 9 APRILE ORE 15 ITINERARIO: STAZIONE DI DECIMOMANNU-PARCHEGGIO AEROPORTO MILITARE D...

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