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24 Febbraio 2021
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Antonello Murgia
Gli insulti sessisti e razzisti del prof. Giovanni Gozzini a
Giorgia Meloni non sono solamente una caduta di stile, ma
rappresentano in modo plateale l’abisso nel quale sta precipitando
il confronto politico in Italia: sempre più il ragionamento e
la presentazione di differenti progetti politici, espressione di
diversi valori e conseguenti visioni del mondo, vengono sostituiti
dall’aggressione e dall’uso dello stigma. E la cosa è tanto più
grave se a farne uso è uno storico e docente universitario che non
solo dovrebbe avere gli strumenti culturali per evitarli
personalmente, ma avrebbe il dovere di spiegare agli altri i motivi
per i quali una società democratica sana non deve permetterli.
Superata l’indignazione suscitata a botta calda dall’esternazione
del professore senese, mi permetto perciò di proporre una
riflessione che spero venga percepita non come giudicante nei
confronti di nessuno, ma come tentativo di riportare il confronto
su binari più consoni all’art. 54 della Costituzione il cui dettato
“I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il
dovere di adempierle con disciplina ed onore” mi piacerebbe
fosse rispettato anche dai non addetti a funzioni pubbliche, nel
semplice esercizio del diritto di cittadinanza. A scanso di
equivoci, aggiungo subito la perplessità per i tanti messaggi di
solidarietà dal campo progressista a Giorgia Meloni non tanto
perché non si possa concedere la solidarietà ad un avversario
politico, ma perché in questo caso la si sta concedendo rispetto a
comportamenti che la stessa ha contribuito attivamente e
ripetutamente ad alimentare. Non vorrei che il gesto della
solidarietà scattasse come riflesso automatico in ragione di una
autoreferente e decontestualizzata superiorità morale, che finisce
per tuffarci in una melassa buonista nella quale non si capisce più
chi sia la vittima e chi il carnefice. Non me la sento di esprimere
solidarietà allo stupratore seriale mai pentito, quella volta che
viene stuprato lui; mi limito a condannare l’episodio e a chiedere
che giustizia sia fatta. Potrò esprimergli solidarietà se e quando
avrà manifestato pentimento e orrore per ciò che ha fatto in
passato. Non me la sento di dare solidarietà a Giorgia Meloni che
indica come “criminale” il Presidente del Consiglio perché allo
scoppio della pandemia ha detto che c’era una falla nel nostro
sistema sanitario, che chiamava in causa la sua parte politica
(come se la trasformazione della sanità lombarda da eccellenza in
bottegone incapace di tutelare il diritto alla salute, non fosse
tragicamente sotto gli occhi di tutti). Non me la sento di dare
solidarietà a Giorgia Meloni che prima fa le manifestazioni di
piazza contro il lockdown e plaude alla riapertura delle discoteche
e poi indirizza il malcontento popolare sui migranti in arrivo che,
contrariamente alle sue falsità razziste, sono fra i soggetti più
controllati rispetto al Covid. Non me la sento di dare solidarietà
a Giorgia Meloni che vota contro la risoluzione Ue sul razzismo,
che si è opposta alla legge contro l’omotransfobia, che dirige un
partito i cui dirigenti e militanti sempre più spesso fanno
apologia del fascismo e del diritto del più forte di sottomettere
il più debole, etc., etc.
Tutto questo non diminuisce la gravità delle parole di Gozzini, che
sono espressione di una guardia che si sta abbassando sempre più
pericolosamente: ad esempio, quanti progressisti, anche persone che
stimo, si sono esercitati in questi giorni nella derisione di
Renato Brunetta per le sue caratteristiche fisiche? Com’è che non
ci rendiamo conto che l’uso dell’handicap (fisico o mentale, vero o
presunto che sia) per criticare un avversario, per quanto
spregevoli possano essere gli atti che hanno fatto scattare le
critiche, è creazione di stigma del diverso e del più debole che ha
preoccupanti assonanze con la cultura fascista? Davvero, non
intendo mettere sotto processo nessuno, ma non vi sembra che questo
sta accadendo perché il sistema di valori che fa da fondamento alla
nostra Costituzione si sta sbriciolando? Non vi sembra che ci hanno
accompagnato, sapientemente mi verrebbe da dire, ad una dimensione
di tifoserie ultras nella quale anche l’insulto più becero è
sdoganato ed il confronto di idee è precluso? Mi preoccupano e mi
indignano le immagini di Sgarbi portato di peso fuori dal
Parlamento dopo che aveva definito i magistrati mafiosi e aveva
gridato un po’ di insulti verso alcune parlamentari che cercavano
di ricondurlo all’ordine. Mi rendo conto che l’immunità
parlamentare è un diritto inviolabile che ha la funzione di
proteggere il rappresentante del popolo dagli abusi del potere e
che va assolutamente conservata. Ma esistono altri strumenti che si
potrebbero usare: ad esempio l’applicazione dei regolamenti
parlamentari in modo più severo. Certo, 20 anni di Berlusconi con
relativi guai giudiziari e parlamentari che votavano sulla “nipote
di Mubarak” e andavano a manifestare sulle gradinate del Tribunale
di Milano, hanno lasciato il segno; ma la tendenza non si invertirà
se non si adotteranno condotte più consone al richiamato art. 54
della Costituzione. E dovrà essere la parte più sensibile e
consapevole a fare il lavoro più grande sia in Parlamento che nella
società, perché è difficile che lo facciano postfascisti o leghisti
alla Papeete. E mi farebbe piacere se gli amici giuristi mi dessero
indicazioni su possibili provvedimenti legislativi che possano
arginare il clima da scontro sociale senza limitare libertà e
garanzie costituzionali.
E per quanto riguarda Giorgia Meloni, prenda le distanze da quel
fascismo col quale attualmente ha “un rapporto sereno”, espella dal
partito gli apologeti del fascismo ed i violenti, smetta di
difendere gli abusi di Casa Pound ed avrà diritto alla mia
solidarietà.
References
- ^Draghi, Il detto e il non detto (www.democraziaoggi.it)
- ^Nessun commento (www.democraziaoggi.it)
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