Rosamaria Maggio del CIDI
Ciò che non era riuscita a fare neanche la Ministra Gelmini
quando aveva introdotto, con la legge 169/2008, l’insegnamento di
Cittadinanza e Costituzione e cioè di introdurre una nuova materia
nel curricolo, senza costi per lo Stato, in quanto le 33 ore
destinate alla disciplina verranno sottratte a qualche altro
insegnamento, riesce ora al Governo Giallorosso con una
trasversalità spaventosa, segno della totale incomprensione e
incompetenza dei nostri rappresentanti di tutto l’arco
Costituzionale.
Sembra che fare scuola di qualità passi attraverso un insegnamento
minimalista (una ora alla settimana), ma l’importante è che
l’insegnante in tutte le scuole di ogni ordine e grado abbia il
registro e possa mettere i voti. Questa l’idea della nostra classe
politica. Che poco ascolta i pedagogisti nella valutazione. Che
niente ascolta gli insegnanti, sia per quanto riguarda l’esperienza
nei percorsi di insegnamento apprendimento, che nella didattica
della valutazione.
Intanto ci soffermiamo sui 3 temi centrali di insegnamento proposti
nella legge 92/2019 e nelle linee guida: la Costituzione, lo
Sviluppo sostenibile e la Cittadinanza digitale. Tutte tematiche
che stavano e stanno già dentro altre discipline specifiche.
La prima, la Costituzione, sta dentro il percorso di storia nella
scuola primaria, nella secondaria di primo grado ed in parte delle
scuole secondarie di secondo grado. Nella secondaria di secondo
grado, tecnici e professionali, sta nel curricolo di diritto e di
diritto ed economia dei bienni.
Lo Sviluppo sostenibile è dentro i percorsi di scienze della
primaria, di tecnologia e scienze della secondaria di I grado e di
scienze, geografia, geografia economica delle superiori.
Infine la Cittadinanza digitale è compresa in tutte le scuole ove
ormai lo strumento tecnologico - informatico fa parte della
didattica.
Nella migliore delle ipotesi quindi si tratta di un doppione.
Semmai sarebbe stato indispensabile inserire lo studio della
Costituzione in modo più specialistico nei licei. Ma forse poteva
essere una scelta troppo sovversiva, inserire questo studio
approfondito nei licei: meglio lasciare un po’ di
inconsapevolezza!
Altra questione importante è il riferimento ad un insegnamento
trasversale nonché’ alla corresponsabilità del Consiglio di
Classe.
L’uso del concetto di trasversalità della disciplina è usato in
modo improprio dal punto di vista didattico.
Le linee guida intendono infatti riferirsi al fatto già evidenziato
che i temi previsti dalla legge 92/19 sono compresi in altre
discipline, il che fa il paio con il concetto di corresponsabilità:
gli esperti del ministero essendosi resi conto della vastità dei
temi previsti da insegnare in 33 ore, hanno ben pensato che,
qualora il docente non riuscisse ad affrontare tutto, cosa certa in
33 ore, potrebbe fare ricorso alla programmazione realizzata da un
altro docente in quei temi ed utilizzarne anche la valutazione.
Soffermiamoci ancora una volta sul concetto di trasversalità.
Nel 1999, il Forum delle associazioni professionali definì così la
trasversalità:
“Per “trasversalità” intendiamo la presenza nei curricoli delle
diverse discipline di obiettivi e principi metodologici comuni,
tali da assicurare un rinforzo reciproco tra i diversi
apprendimenti e da garantire uno sviluppo complessivo
dell’intelligenza (delle intelligenze?) attraverso le
discipline.
Si tratta di superare un difetto radicato nella nostra istruzione,
che è lo sviluppo separato degli insegnamenti disciplinari, che
comporta spesso duplicazioni e sprechi di lavoro didattico, e non
permette al discente di cogliere gli elementi comuni e di
trasformare i saperi in cultura.”
Quindi è esattamente il contrario di quanto sostenuto nelle Linee
guida che vorrebbero l’educazione civica trasversale alle varie
discipline da cui si prende un po’di qua e di là e magari la
valutazione…perché’ il tempo non basta. La trasversalità
attiene alla presenza nelle discipline curricolari di obiettivi e
principi metodologici comuni. E non riguarda necessariamente i
contenuti. Trasversalità è ad esempio utilizzare le conoscenze
matematiche per ragionare di interdipendenze, relazioni di causa
effetto nelle scienze, nella economia politica, nella
geografia.
Quanto alla contitolarità nel consiglio di classe sono previste due
tipologie di insegnante. Nella scuola primaria l’insegnante è
individuato fra i docenti della classe a seconda del contenuto del
curricolo e fra di esse è individuato un coordinatore.
In quelle del secondo ciclo, se vi sono insegnanti di discipline
giuridiche a questi è assegnato l’insegnamento e cureranno il
coordinamento degli altri insegnanti coinvolti per obiettivi. Là
dove questi non siano presenti (es. licei o scuole medie),
l’insegnamento sarà attribuito a più docenti competenti per
obiettivi in contitolarità e fra di essi verrà nominato un
coordinatore.
Si tratta di una specie di spezzatino che la contitolarità dovrebbe
ricomporre.
Sul piano della valutazione poi è il docente coordinatore che
formula la proposta di voto. Tale voto di educazione civica
influirà anche sul voto di condotta. A questo punto il dubbio che
possa diventare un insegnamento demagogico, quasi un catechismo
laico, un insegnamento valoriale, diventa certezza.
Destano infine sconcerto le indicazioni previste dalla Linee guida
per le integrazioni del Profilo delle competenze per il primo
ciclo.
Solo per fare un esempio, il bambino ,alla fine del primo ciclo (13
anni) d: Comprende il concetto di Comune, Stato, Regione e
riconosce i sistemi e le organizzazioni che regolano i rapporti fra
i cittadini e i principi di libertà sanciti dalla Costituzione
Italiana e dalle Carte Internazionali, e in particolare conosce la
Dichiarazione universale dei diritti umani, i principi fondamentali
della Costituzione della Repubblica Italiana e gli elementi
essenziali della forma di Stato e di Governo.
Io mi accontenterei che questo traguardo lo raggiungesse il ragazzo
a fine del secondo ciclo.
Le stesse Linee guida riconoscono peraltro che i temi proposti sono
all’interno degli epistemi delle varie discipline e quindi non si
capisce la necessità di farne un doppione. Si insiste sul termine
educazioni (stradale, alla salute, alla cittadinanza attiva, al
volontariato ecc.) anziché’ su quello più appropriato di istruzione
che è quanto compete alla scuola come già sottolineato in un altro
precedente intervento (“L’educazione invece attiene ai valori
sociali e familiari di una certa comunità che vengono trasferiti ai
bambini e ragazzi dalla famiglia e dalla società’ di riferimento.
Rispetto a questi valori il singolo può anche fare scelte diverse.
La scienza è invece oggettiva, e passa attraverso l’istruzione
formale. Confondere i piani è una operazione politica, che tende a
portare i ragazzi verso una acquisizione passiva di saperi
informali o non formali, ma con una rinuncia aprioristica ad una
istruzione consapevole e critica.” Riapertura
scuole e linee guida su Democrazia oggi dell’8 luglio 2020).
Si ampliano i contenuti in modo smisurato ed inappropriato in
relazione alle diverse età degli studenti. All’art.3 della legge
92/19 si parla di conoscenza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo
sostenibile approvata dalle Nazioni Unite nel 2015: sono certa che
non la conoscono neanche i nostri parlamentari.
Che fare?
Purtroppo il corpo docente sempre piu’ oberato da impegni
burocratici non ha, a mio avviso, sufficientemente riflettuto su
quanto stava accadendo. Complice anche la trasversalita’ politica a
sostegno della proposta.
Non siamo piu’ abituati a monitorare e sperimentare le novita’
didattiche.
Spero che le scuole facciano il punto della situazione nei prossimi
anni.
Sono certa della inutilita’ dell’approccio e mi auguro che in un
prossimo futuro possa esserci un ripensamento.
E’ importante accendere un dibattito culturale nel paese. Noi
insegnanti del Cidi lo faremo, anche con un contributo
editoriale.
A breve sara’ disponibile Una scuola per la cittadinanza vol
1 e 2 edizione PM ed Insegnare
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