Antonello Murgia, Presidente ANPI Prov. Cagliari
Il riconoscimento da parte dell’OMS della caratteristica di
pandemia per l’infezione da Covid-19 e l’elevato numero di casi e
l’alta letalità nel territorio italiano, configurano un’emergenza
importante. Questa però, in Sardegna, ha assunto prerogative
assolutamente peculiari che preoccupano ancora di più per la
riuscita del contenimento della diffusione dell’infezione e del
numero di morti: la percentuale dei sanitari colpiti è intorno al
50% del totale, contro un 8% delle altre aree.
Inizialmente il problema è stato sottovalutato, ma questo è
successo ad altri prima di noi, in Italia e all’estero, anche se
l’esperienza altrui avrebbe potuto consentirci di ridurre gli
errori. Se inizialmente poteva esserci stata un po’ di sfortuna, è
difficile pensare alla stessa quando, dichiarato lo stato di
emergenza ed assunti i provvedimenti del caso, gli ospedali
continuano ad essere un luogo privilegiato di diffusione della
malattia: ai nosocomi di Sassari e Nuoro si sono anzi aggiunti in
questi giorni quelli di Alghero ed Olbia, nel mentre che gli
operatori gridavano, ben poco ascoltati, la necessità di adeguare
con urgenza le dotazioni di protezione individuale e le misure
igieniche. La metà dei colpiti dal virus è costituita da operatori
della salute dipendenti pubblici: con questo triste record la
Sardegna ha conquistato la ribalta nazionale e internazionale. E’
una tragedia che mette a nudo le carenze dell’Amministrazione e,
mentre la stampa impietosamente evidenzia per sovrappiù i tagli
dell’Amministrazione regionale sulla sicurezza ed il Presidente non
trova di meglio che invocare la benevolenza di S. Antioco, Madonna
di Bonaria e S. Efisio, l’Assessore alla Sanità cerca di bloccare
le notizie sul fenomeno mettendo il bavaglio ai dipendenti del
Servizio Sanitario. E’ una vicenda dolorosa soprattutto per l’alto
indice di letalità della malattia ed è un diritto fondamentale
tutelato dalla Costituzione che diventa meno esigibile per cause
che vengono certamente da lontano, ma che l’attuale amministrazione
regionale sta acuendo con le sue negligenze. E’ necessaria una
rapida e netta inversione di rotta: le istituzioni non devono
combattere le cattive notizie adoperandosi affinché le stesse e le
loro cause non arrivino alla consapevolezza dei cittadini, ma
predisponendo quanto necessario perché si realizzino le buone
pratiche. Ed è evidente a tutti che un impegno corretto ed efficace
delle istituzioni è indispensabile anche come esempio di quella
correttezza e di quell’impegno nell’osservanza delle norme
antivirus che vengono giustamente richiesti agli operatori sanitari
e ad una popolazione impaurita e spaesata.
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