Amsicora
Ci sono delle notizie che mi lasciano sorpreso, esterrefatto.
Prendete la vicenda del fuoriclasse cileno Luis Suarez e del suo
esame di lingua italiana. D’accordo, avere uno che con la palla ci
delizia è un obiettivo primario che merita qualche pazzia, e tpoi
lui brilla non nel capo ma nei pìiedi e quelli li comanda con una
lingua tutta sua o senza una lingua. E poi un milionario ha di che
sostentarsi qualunque idioma parli o anche se fosse muto,
cittadinanza o no; in quel caso però la cittadinanza gli serviva
per essere ingaggiato, ma niente preoccupazioni un goleador come
lui riesce sempre a a trovare ingaggi sontuosi.
Però che nel “tempio della scienza”, l’Università si concedano
titoli senza merito colpisce nel profondo, mina alle radici la
regola più elementare della scienza e della ricerca che dovrebbe
usare un metro di equità e ragionevolezza assoluto. Di fronte a
quella Signora, la scienza appunto, il figlio del contadino povero
e il rampollo dell’affermato professionista devono essere uguali.
La violazione di questa regola inficia alle basi la funzione
docente. E’ un cancro per la socetà. Che disastro, che
vergogna!
E la gente che si accalca nei bar o nei negozi o in altri luoghi,
con un virus che ormai è dappertutto? Non è follia questa? Come
puoi pensare di farla franca? Per puro caso? Perché sei baciato/a
dalla fortuna? E perché agli altri sì e a te no?
Sarà che io son nato in un tempo e in una bidda in cui di Gesù
bambino neanche si parlava, ma questo shopping proprio non lo
comprendo. In bidda il cristianesimo, nelle sue forme
degenerate di stampo “continentale” (ossiaa nel suo contrario) non
era ancora arrivato, anzi non era arrivato tout court.
Certo c’era il parroco, c’era la chiesa, ma regnava ancora il
paganesimo. Il solstizio d’inverno si festeggiava certo, ma con una
grade cena, “sa nott’è xcena“, in cui in sa
zimminera si metteva un grande tronco “su trunch’è
xcena“, scelto con cura, che doveva con la sua viva fiamma
riscaldare i commensali per tutta la notte. Non mancava il capretto
o l’agnello, i dolci sardi, il vino in abbondanza, il pane morbido
e profumato appena cotto al forno e tante altre belle cose.
Paganesimo integrale e senza mitigazioni: del bambinello nessuno
faceva menzione. Ci si augurava che col riallungarsi del giorno il
nuovo anno fosse prodigo di frutti per i contadini e dei
pastori.
Per i doni era riuscita a far breccia la Befana, che però, di
solito portava un po’ di carbone, perché, al tempo i bambini erano
spesso vivaci più del consentito, e poi qualche calza o maglione
(fatto in casa) o frutta o formaggio. Insomma, tutto rientrava
nell’economia domestica, sempre protesa alla sopravvivenza.
Per me non fare shopping è naturale, sarebbe una vera follia fl
contrario. Per cui queste calche volontariamente formatesi, mentre
il virus spara alla cieca e all’impazzata, mi sembra un non senso,
la più grande insesatezza.
Un eccesso il mio? Poniamo che, appostati sui tetti della via Manno
o della via Condotti o dei Navigli, degli uomini mascherati sparino
sulla folla cartucce con una polvere che, nell’arco di poco tempo,
sui colpiti produce la morte o quella della madre o padre o del
nonno? O poniamo che, più semplicemente, produca una
controindicazione fastidiosa, per esempio come quella
conseguente ad un gavettone - stile casa dello studente anni ‘70
formato di acque frammiste a sostanze organiche maleodoranti - e
poniamo che per ripulirsi occorra una procedura che impedisce di
uscire (a causa del cattivo odore) per almeno due settimane o
addirittura il ricovero in isolamento in strutture specializzate
nella pulitiza del corpo, voi cosa fareste? Andreste al raduno o vi
terreste alla larga? Ecco, a me sembrerebbe insensato partecipare
all’ammucchiata? Ad onor del vero mi terrei alla larga anche se il
gavettone fosse neutralizzabile con una semplice doccia! Forse
Conte nel Decreto, come antidotto agli affollamenti, potrebbe
organizzare squadre di militari che, nascosti nei tetti, lanciano
gavettoni sulla calca. Per di più i militari sono abituati a farne
in caserma, quindi sono addestrati. Un dissuasore economico e
semplice, non vi pare? Da condividere con la Merkel, che non ci
pensa sù due volte e lo adotta su vasta scala col consenso
generale.
Mi sembra una follia anche leggere che al vertice delle strutture
sanitarie si va perchè si lecca il lato b a Solinas o a Oppi o a
tal Zeffiri, responabile sardo della Lega, che è lombardo. A parte
lo schiffezza immonda di leccare il di dietro di questi non
accattivanti personaggi (peggiò che avere il mitco gavettone ogni
santo giorno!), pensate quale utilità potrà avere la comunità dai
dirigentii scelti per avere le lingua ingrossata dal lecchinaggio?
E’ come mettere ad allevare capre uno che non distingue la pianura
de su crachi, ossia dalla macchia, ossia non sappia
neppure scegliere il pascolo adatto alla bestia. Non pensate che
gran parte dei disastri dipenda anche da questo? I professionisti
seri non prendono il cappello in mano e si prostrano davanti, ma
lavorano con impegno e serietà. Urge rimedio!
Pandemia: nuova ondata sì, nuova ondata no? Volete la mia? Son
convinto che io buoi siano scappati, che la terza ondata sia già
iniziata; bene correre ai ripari, ma le restrizioni natalizie sono
pannicelli caldi.
Piuttosto in questo mondo al rovescio mi chiedo che fa la Procura
della sezione sarda della Corte dei Conti. Ad agosto, qualcuno ha
autorizzato l’apertura delle discoteche, ha così favorito, anzi
stimolato il contagio nell’isola (dove era minimo) e fuori. A parte
i risvolti sanitari e umani (ospedali in difficoltà, sanità negata
in molti reparti, morti, ricoverati etc.), quanto è costata, in
termini di risorse pubbliche, questa decisione amministrativa
scellerata? C’è un danno erariale? Sono state erogate somme per
rimediare agli effetti di questa decisione? Beh, direi di sì, lo
capiscono anche i bambini. C’è ed è enorme, non quelle quisquiglie
di cui, spesso, di discute nei giudizi in via Angius. Ricordo un
giudizio contro un carabiniere, finito fuori strada nei tornanti
fra Orgsolo e Nuoro con la camionetta, che riportò molti danni. Si
discuteva se, dato il servizio, doveva tenere una velocità più
moderata o se era giustificata quella tenuta. Insomma costò molto
più il processo del danno alla vettura! O quando un procuratore
mattacchione chiamo a giudizio il presidente della provincia di
Cagliari perchè, unendosi al sentimento generale, inviò un camion
con coperte e generi di prima necessità ai terremotati di Skopje in
Jugoslavia. Secondo il signor procuratore, anche la solidarietà, la
privincia poteva esprimerla solo entro la circoscrizione
provinciale, non fuori, guai all’estero! Ma tornando alle
discoteche e agli effetti prevedibili e devastanti dell’apertura:
questi danni sono opera del destino cinico e baro o hanno una causa
e ci sono soggetti che il fatto dannoso l’hanno ingenerato?
Ai posteri l’ardua sentenza? Forse sarebbe bene non aspettare la
storia. E allora? Ecco, non mi piace il protagonismo delle procure,
beato il paese che non ne ha bisogno perché l’etica pubblica e
privata trionfa! Ma anche la cecità e l’inerzia (spesso dolose o
gravemente colpose) non sono un bel vedere, non foss’altro che
perché non si crea un antidoto. Se ci pensate bene, non creare
spinte contrarie alla malamministrazione e al malaffare in fondo è
un modo ingiustificato di favorili.
Chissà? Chi vivrà vedrà. Intanto allegria! Per lor signori in
Sardegna e in Italia è Natale, folle festa tutto l’anno!
- SARDA NEWS -
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