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29 Marzo 2021
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Alfiero Grandi
Le sinistre, se sono ancora in grado di farlo, dovrebbero
recepire le novità che il governo Draghi è destinato a portare
nella situazione politica italiana. Non mi sembra corretta una
valutazione che lo vede come una meteora in vista di altro. I
cambiamenti sostanziali ci saranno per varie ragioni. Anzitutto la
destra che vuole il potere, in particolare la Lega, che vede questa
come una fase per il proprio accredito a livello europeo, una sorta
di esame d’ammissione per accedere al governo senza troppi
contrasti. È vero che Salvini si comporta come uno studente che
fatica ad imparare i comportamenti giusti e viene rimesso in riga,
ingoiando a fatica le precisazioni di Draghi. Stare al governo e
all’opposizione nello stesso tempo in una fase come questa è molto
difficile se non impossibile.
Per questo il condono, definito come tale dal presidente del
Consiglio, è difficile attribuirlo alle pressioni della Lega.
Quando Draghi non ne vuole sapere lo dice e in questo caso
evidentemente ha considerato il condono una concessione minore o
forse una scelta condivisibile. Invece è stato un errore grave di
politica fiscale che mina la credibilità del rapporto tra Stato e
contribuenti e che avrà delle conseguenze tra quanti si sono
sentiti presi in giro per essere sempre stati leali nel rapporto
fiscale con lo Stato. Esistono già le norme per cancellare o per
concordare a seconda dei casi. Il fantomatico magazzino delle
Entrate di milioni di cartelle esattoriali è uno spauracchio
fasullo. Del resto se fosse così il governo dovrebbe stracciare
l’accordo che firma con l’Agenzia delle Entrate per la riscossione,
da cui derivano anche gli incentivi retributivi. In ogni caso
tutto questo con la pandemia da Covid c’entra ben poco, è solo la
scusa del momento. È vero che i governi precedenti non sono senza
peccati in materia di condoni, il governo Renzi ad esempio. Era
tuttavia lecito aspettarsi maggiore rigore dal governo Draghi
nell’affrontare una questione tanto delicata come la fiscalità. La
sinistra doveva semplicemente rifiutarsi di accettare il condono,
ridurre il danno è sempre preferibile, ma in questo caso è
incomprensibile perché le sinistre non hanno lo stesso problema di
Salvini e la distinzione politica è bene che resti. Peccato.
Sui vaccini qualche passo avanti forse c’è, salvo verifica, perché
il vero problema non è solo l’organizzazione ma fare corrispondere
alla maggiore capacità di vaccinare la disponibilità dei vaccini,
altrimenti il rischio è un contraccolpo di credibilità di tutti.
L’Unione Europea in particolare non ha gestito bene
l’approvvigionamento dei vaccini, prima contratti in parte
secretati con i gruppi farmaceutici, poi di fronte ai buchi nelle
consegne con un balbettio senza soluzioni concrete, forse perché i
contratti non garantiscono abbastanza, forse perché non tutti i
paesi la pensano nello stesso modo visto che qualcuno si attarda a
difendere la libertà delle imprese che di fatto viene prima della
salute.
Su questo il governo italiano ha segnato alcuni punti importanti,
avere scoperto nei magazzini di AstraZeneca 29 milioni di dosi,
dopo un primo limitato sequestro, ha chiarito in modo inequivoco la
situazione. Va aggiunto che il neo presidente Biden ha ribadito che
il suo problema è vaccinare gli americani, la differenza con Trump
è evidente ma i maggiori approvvigionamenti all’Unione Europea
rischiano di essere rinviati nel tempo non di poco perché se prima
debbono essere risolti i problemi americani restano due soluzioni
per fare presto: pretendere i brevetti per produrre nell’Unione
tutti i vaccini che servono, oppure rivolgersi ad altri che hanno
vaccini che sembrano funzionare. Il governo ha iniziato a porre il
problema in Europa ma con 4/500 morti al giorno e il mese di aprile
già prenotato da misure severe deve decidere cosa sceglie e deve
farlo presto. Anche su questo punto le sinistre dovrebbero
appoggiare pienamente tutte le iniziative, come la petizione
europea, che pongono in modo netto la richiesta che l’Europa
sospenda i brevetti e decida di produrre in proprio i vaccini con o
senza l’accordo delle imprese. Se Biden ha bloccato con una
decisione politica l’esportazione dei vaccini che servono agli Usa,
produrre in proprio è l’unica soluzione che resta. Anche per questo
è difficile spiegare perché l’Europa ha votato nel WTO per il
rinvio della decisione sulla sospensione dei brevetti, sembra il
trascinamento del passato iperliberista sul presente della
pandemia.
Draghi ha posto a livello europeo una questione decisiva. Finita la
pandemia, speriamo presto, l’Europa non può tornare alle regole che
per ora sono solo sospese. Quindi occorre rivedere le regole
dell’austerità e sancirne di nuove prima che qualcuno cominci a
chiedere di tornare all’antico (Grecia docet), ed è importante che
si sia parlato di uno strumento strutturale di sostegno
dell’economia di natura comunitaria, simile agli eurobond, anche se
si chiamasse paperino andrebbe bene ugualmente. Per di più Draghi
ha lasciato intendere che al Next Generation EU potrebbe seguire un
altro strumento simile. È evidente che facendo i conti il costo
della pandemia è tale che se dovessero tornare in auge le vecchie
regole sarebbe una strage sociale ed economica per molti paesi,
Italia compresa. In questo caso non si può che essere d’accordo con
le prime proposte di Draghi. È già capitato che la tassazione delle
rendite finanziarie, che era nel programma del Prodi 2, abbia
trovato resistenze anzitutto nella maggioranza, tanto che il
governo cadde nel 2008 e non se ne fece nulla perchè dopo vinse
Berlusconi. Salvo che nel 2011 Monti diventò presidente del
Consiglio e il suo governo approvò senza tanti complimenti un primo
abbozzo di tassazione delle transazioni finanziarie che a settori
del centrosinistra in precedenza era sembrata un’enormità.
Draghi non è Monti e tuttavia tocca a lui ora porre il problema,
non da solo, delle regole europee superando le regole del Fiscal
compact e di istituire strumenti di bilancio e di debito europei in
grado di avvicinare le politiche economiche dei vari paesi, gli
assetti sociali, i diritti e le regole. La risposta è più Europa,
non meno. Naturalmente, un’Europa che fa i conti con le
disuguaglianze, che propone un welfare moderno e solidale, che
aiuta la coesione sociale, che decide un asse di fondo per il
futuro come è stato detto del PNRR, che deve attraverso la
transizione ecologica definire una nuova economia che rispetta e
recupera l’ambiente in cui viviamo e che offre più lavoro buono,
ben retribuito e con diritti rispettati. Anche questa è una sfida
di fondo e le sinistre di qualunque posizione dovrebbero
comprendere che se non diventano protagoniste di questo futuro
semplicemente verranno vissute come residui e non come utili al
futuro.
Draghi anche in questo ha il merito di dire che il re è nudo,
cerchiamo di recuperare il piglio della lotta politica, proprio ora
che alcuni capisaldi della critica precedente diventano
possibili.
Per farlo occorre recuperare un metodo di lotta e una capacità di
insediamento, nessuno ha la verità in tasca, ma almeno proviamo a
cercarla e a farla vivere.
References
- ^Carbonia. Il ruolo pedagogico, funzione primaria del PCI, mentre cresce l’adesione alla CGIL. Come si costruisce lo sciopero in città (www.democraziaoggi.it)
- ^Nessun commento (www.democraziaoggi.it)
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