Amsicora
Cari amici e compagni, in questi giorni di “domiciliari”,
rifletto molto sui casi della vita, ma il virus mi è entrato nel
cervello, anche perché vengo sollecitato dall’esterno, radio, TV,
stampa, messaggi, non ne posso più, è un chiodo fisso, l’idea mi
tormenta. Scusatemi davvero, non posso fare a meno di pensarci e di
parlarne.
Sentite questa, dopo il post[1]
sulle pene della Carta de Logu per i continenatali in vacanza-virus
da noi, mi ha telefonato un continentale-sardizzato (chiamiamolo
Bruno per la privacy), un compagno ed amico, che risiede e lavora
qui da noi da molti anni. Quante battaglie insieme!
“Andrea - mi ha detto - non hai tutti i torti ad
essere incazzato coi settentrionali calati in massa in Sardegna a
divertirsi, sono incavolato anch’io, ma la Carta di Eleonora è
troppo antica, è un testo medievale…“. “Si - borbotto
io - ma ha avuto vigore fino al 1827“. E lui: “Ma dai!
Non è credibile! E’ eccessivamente severo, forca per i malfattori
maschi, rogo per le femmine, o, se l’infettato non muore, taglio
della mano destra, per di più senza possibilità di commutare la
sanzione in pena pecuniaria!“. Non so cosa rispondergli, forse
ha ragione, penso fra me e me. E Bruno: “Non puoi trovare
qualcosa di meno crudele? Quante cose puoi prendere da codici e
pandette, per non parlare della letteratura! “. Che coglione!
grido a me stesso, battendomi i pugni in testa. Sempre con questa
Carta de Logu! In effetti, dico fra me e me, ci avrei dovuto
pensare prima, anch’io - confesso - avevo qualche dubbio
sull’applicazione della Carta. Ma da sardo…Eleonora viene prima di
tutto e tutti.
“Caro Bruno, ci penso, forse hai ragione“, gli ho
risposto, ma già mi ha consolato il fatto che lui, sardizzato ma
pur sempre continentale, non mi abbia preso a male parole; vuol
dire che il comportamento dei virus-vacanzieri anche a lui è parso
sconsiderato e meritevole di sanzione, morale anzitutto. Se ci
pensate bene, le restrizioni di Solinas, che tante peripezie ha
comportato ai sardi di rientro, deriva dalla loro
sconsideratezza.
Credetemi, quella telefonata mi ha tormentato per una sera, mi è
rimasta in mente quell’indicazione di Bruno: la letteratura. E
così, col pensiero, sono andato ai nostri classici, che lo studio
delle fredde leggi non mi hanno fatto scordare. A ben vedere, avrei
dovuto pensare anche a quel classico della civiltà giuridica,
“dei delitti e delle pene“; in effetti, il buon Beccaria
bandisce la pena di morte e le sanzioni corporali. Niente corda
dunque o fuoco e neanche taglio della mano. Bando ai boia! Ha
ragione il mio amico Bruno.
Mentre sono assorto in queste riflessioni, ecco, d’improvviso,
un’illuminazione! Che fesso! C’è Dante, l’Inferno, dove contempla
tutti i malfattori. Li ci sono anche quanti son calati dal nord,
con auto e bagagli, per stare al mare o in montagna, senza
preoccuparsi della fragilità del nostro sistema sanitario o della
possibilità di propagare il virus in terra sarda. Dante non
Eleonora! Ci avrei dovuto pensar prima, ma posso rimediare.
Il sommo Poeta, dunque. Ci sono però dei nodi da sciogliere, e
bisogna stare attenti: va individuata con precisione la
fattispecie, per attagliare il giusto contrappasso. Non si può
sbagliare o essere approssimativi., ci vuole senso della giustizia,
proporzionalità fra delitto e castigo.
Primo problema: come li consideri tu coloro che, mentre la patria è
mobilitata in una battaglia campale contro un nemico subdolo e
invisibile, se ne fottono e vengono nella nostra ospitale isola a
divertirsi? Rifletto, ci penso sù. In quale girone vado? C’è poco
da arrovellarsi. La mente corre ai traditori, al canto
trentaduesimo dell’Inferno, prima e nella seconda zona del nono
cerchio, nella ghiaccia del Cocito, dove sono puniti
rispettivamente i traditori dei parenti (Caina) e quelli
della patria (Antenora). Che ne dite, compagni e amici?
Sono i virus-vacanzieri traditori della patria, impegnata nella
battaglia o dei parenti? Ma, io propenderei per la prima, in
effetti, rischiando di favorire l’estensione dei contagi,
tradiscono lo sforzo collettivo degli italiani contro la pandemia.
Traditori dei parenti andrebbe bene, ma solo per i residenti in
continente che sono sardi d’origine. E per gli altri? Quelli non
sono parenti, sono ospiti. Dante è micidiale, prevede anche le
sfumature, c’è anche la Tolomea, che raccoglie i traditori
degli ospiti. Ci penso bene per non sbagliare (si tratta di dare
pene, non noccioline!), ed, olpà, la soluzione. Nella Tolomea ci
mettiamo i settentrionali che non hanno parenti in Sardegna, loro
tradiscono solo la mitica ospitalità sarda. O no?
Che ne dite, ho qualificato bene le diverse fattispecie? Sìì? Ora
vediamo le pene, il contrappasso.
Il contrappasso dei traditori è generale ed è simile per
tutte le quattro zone del cerchio, c’è solo qualche specificazione
secondaria tra zona e zona e in alcuni casi tra dannato e dannato.
Ma cerchiamo la pena. Tutti i traditori indistintamente devono
stare al gelo; ne sono avvolti a causa del freddo e della durezza
“del cuore” di chi compia con lucidità un tradimento,
magari nella freddezza della premeditazione, in contrapposizione
con il calore umano (o il fuoco della carità, come Dante la
ritrarrà personificata nel Paradiso terrestre, sulla sommità del
Purgatorio). Inoltre essi rappresentano il massimo della
degradazione umana, essendo il loro peccato il più grave
dell’Inferno. Per questo sono retrocessi nella loro immobilità,
quasi come “pietre-umane“.
Gelo, dunque, freddo… e allora ecco il contrappasso per i
virus-vacanzieri nordici. Distinguiamo fra chi è venuto al mare e
chi ha preferito la montagna. I primi immersi nell’acqua del mare
ignudi e immobili, con solo la testa fuori. E per quelli che sono
andati in montagna? Qui non c’è l’omologo del gelato lago Cocito. E
allora? Allora a costoro andrebbe bene tenerli immobili, fuori di
casa dal tramonto al sorgere del sole o, se vogliamo essere
buonisti, dal calar del sole fino a mezzanotte…e poi, per tutti
indistintamente, a casa senza riscaldamento e senza TV! Solo
libri…sulla storia e la cultura sarda! Anzitutto una bella Carta de
Logu!
Mi sembra una buona idea. Del resto, Dante è il vate nazionale, se
lo ha detto lui, chi può contestarne la validità.
Sentite che forza i versi per i traditori degli ospiti:
Inf. XXXIII, 92-99
Noi passammo oltre, là ‘ve la gelata
ruvidamente un’altra gente fascia,
non volta in giù, ma tutta riversata.
Lo pianto stesso lì pianger non lascia,
e ‘l duol che truova in su li occhi rintoppo,
si volge in entro a far crescer l’ambascia;
chè le lagrime prime fanno groppo,
e sì come visiere di cristallo,
riempion sotto ‘l ciglio tutto il coppo.
E’ chiaro? Col viso rivolto verso l’alto le lacrime gelano e
formano un tappo, come visiere di cristallo, e riempiono tutto il
ciglio. Niente male per questi traditori. Niente boia, ma bene
comunque.
Felice, chiamo, Bruno per dargli la novella. “Pronto, Bruno? Ho
trovato, li metto nell’Inferno, fra i traditori“. E lui, di
rimando: “andrebbe bene, ma è pur sempre un’opera medievale.
Non sai trovare qualcosa più vicina…“. “Vedrò ”
- rispondo deluso e abbacchiato. E lui: “poi, scusa Amsicora,
Dante è pur sempre continentale, non sai trovare qualcosa di
veramente sardo? Ci sarà pur qualcosa di non medievale in Sardegna
applicabile a loro!“. Lì per lì, mi coglie alla sprovvista,
pensavo fosse d’accordo per Dante. Farfuglio: “Va bene, ci
penso, ti chiamo fra qualche giorno“.
Amici e amiche, vi lascio, Bruno forse, ancora una volta, ha
ragione, devo pensare ad una sanzione tutta sardesca, ma di epoca
meno antica. Ora ho bisogno di concentrarmi. Vi farò sapere.
Alla prossima! E statemi bene, buoni, a casa!
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