Gianna Lai
Nel contesto di un ricco programma di relazioni e
proiezioni, Gianna Lai ha tenuto questa lezione sullo sterminio
degli zingari nei campi di concentramento
nazisti.
Nei campi di sterminio non c’erano solo gli ebrei, e certo la
shoà deve mantenere senz’altro la sua unicità e semmai deve
aiutarci a capire gli altri eventi, ma c’erano anche gli zingari
(Sinti, Rom, Janish), i Testimoni di Geova, gli omosessuali, in
numero di 50 mila questi ultimi, senza contare le vittime
omosessuali del programma tedesco ‘notte e nebbia’, che faceva
sparire gli indesiderabili senza lasciare tracce.
E poi, nei campi di concentramento e di sterminio c’erano i
comunisti e gli oppositori politici, da noi se ne parla poco sui
giornali, e in Tv e nelle rituali ricorrenze, se pensiamo che, dei
40mila deportati italiani, più di 23 mila erano politici, con il
triangolino rosso sulla divisa, 10mila gli uccisi, e che 600mila
furono gli internati militari italiani, IMI, nei campi di
concentramento.
Allo stesso modo non si ricordano i bimbi sinti e rom finiti nelle
camere a gas. Ecco,
perché non si tratti di uno stanco rituale, bisogna ricordare
tutti, e non solo in occasione della Giornata della memoria,
evidentemente.
Da sempre oggetto di sospetti e vessazioni, di persecuzioni e
genocidi, il popolo Rom è una delle più antiche minoranze del
vecchio continente, tra le più dinamiche e radicate, un popolo
senza terra, si diceva ma con una cultura millenaria una lingua ed
espressioni artistiche, fino a ben definite organizzazioni
politiche. Per mille anni questa condizione è stata condivisa con
gli ebrei della diaspora, comune è stato il destino, comuni i
pregiudizi e le persecuzioni sofferte.
La persecuzione viene dunque da lontano, per l’attitudine di
trasformare gli zingari in capri espiatori sociali. Viene da
lontano e dalla vergogna delle leggi razziali alla fine degli
anni trenta, quelle emanate dalle potenze dell’Asse, Germania e
Italia, e firmate dal re di Savoia in disprezzo di ogni rispetto
della vita umana, non prevedendo alcuna via di scampo e
sopravvivenza, non prevedendo differenze tra adulti e bambini.
Leggi totali senza precedenti nella storia moderna e
contemporanea, come dice F. Colombo,
emanate in Italia sulla base del manifesto degli scienziati
razzisti, che così recitava nei suoi dieci punti, ‘Le razze umane
esistono, esistono grandi razze e piccole razze ( e ci si
riferiva a ebrei zingari meticci e neri delle colonie imperiali
africane), Il concetto di razza è concetto puramente biologico, La
popolazione dell’Italia attuale è nella maggioranza di
origine ariana e la sua civiltà è ariana, Esiste ormai una pura
razza italiana, E’ tempo che gli italiani si proclamino francamente
razzisti, La concezione del razzismo in Italia deve essere
essenzialmente italiana e l’indirizzo ariano nordico: Questi i
dieci punti nel Manifesto della Razza, a cura degli scienziati
italiani, 1938.
Un’ideologia razzista e di violenza presente da sempre
nell’universo del pensiero fascista e nazista, così come tra i
gruppi neofascisti di oggi, tracce di antisemitismo e di
insofferenza per le minoranze, abbondantemente diffuse in una certa
parte dell’opinione pubblica, allora e oggi.
Porrajmos, in lingua romanès il grande divoramento, indica la
persecuzione e lo sterminio nazista, su base razziale, dei rom e
dei sinti e degli Janish e di altre etnie Romanì, durante la
seconda guerra mondiale. Fino a 500 mila sinti, rom, Janish e
zingari appartenenti ad altre etnie, sterminati nei lager nazisti,
tra il 1940 e il ‘45, uccisi con il lavoro forzato e nelle camere a
gas. Una tragedia presto dimenticata, rimasto largamente impunito
il genocidio, a differenza di quello degli ebrei, in quanto le
autorità tedesche hanno sempre sostenuto che gli zingari fossero
internati come semplici e comuni criminali.
A Norimberga nessuno decise di sentire le testimonianze su
Rom e Sinti, nessuno li risarcì.
Solo nel 1980 il governo tedesco ha riconosciuto la persecuzione
razziale contro di loro, solo nel 1994, al Museo dell’Olocausto di
Washington, la Giornata di commemorazione di tutte le vittime Rom e
Sinti fissata per il 2 agosto, giorno della eliminazione di tutte
le famiglie zingare ad Auschwitz, nel 1944, in tutto 2897 rom nelle
camere a gas: il popolo del vento che celebra la sua gente finita
nel vento.(Treccani).
Uno sterminio occultato e dimenticato, che solo l’impegno degli
stessi sinti e rom e dei democratici, sta riportando alla luce in
questi decenni. Artisti e studiosi come Alexian Santino Spinelli,
poeta, musicista, docente universitario che ha pubblicato, tra gli
altri libri, ‘Rom genti libere’ e ‘Rom Questi
sconosciuti’. Presidente dell’Associazione Mondo Romanò, su
invito dell’ANPI, è stato negli anni scorsi in alcune scuole
di Cagliari e Monserrato, e poi ancora a Cagliari in uno
spettacolo musicale, col suo gruppo, al Teatro Lirico. Ed anche
la sociologa Carla Osella, dell’Associazione Italiana Zingari
Oggi, è impegnata in questa ricerca importante, con i suoi libri,
tra i quali ‘Rom e sinti, il genocidio dimenticato’, che ne
ricostruisce le vicende attraverso le testimonianze dei
sopravvissuti. ‘Il popolo zingaro non ne parla, dice, non ha
memoria, gli zingari hanno paura di non essere creduti; dovrebbero
invece diventare più coraggiosi e dare voce a questo dramma’.
Culmine di una storia secolare di pregiudizi e persecuzioni, gli
anni Trenta in Europa, ed è durante la Seconda guerra mondiale che
si attua lo sterminio delle minoranze indesiderate, già pianificato
da tempo nella Germania del Terzo Reich. A partire dal 1935, gli
Janish di Berlino vennero rinchiusi, insieme ai Rom e ai Sinti, in
campi fuori città, in occasione delle Olimpiadi di Berlino,
per dare un’impressione di ordine e pulizia ai numerosi visitatori
stranieri che sarebbero arrivati nella capitale tedesca. La stessa
cosa avvenne nelle altre grosse città, anche se la maggior parte di
essi si trovavano nella capitale. Fu così facilissimo deportarli in
massa, subito dopo, perché si trovavano già “raccolti” in un’ unica
zona.
Era iniziata la “lotta contro la piaga zingara”, Rom, Sinti e
Janish, i cosiddetti “vagabondi erranti zingari’.
Uomini, donne e bambini discriminati, prima schedati nel cosiddetto
(zigeuner book, il) libro degli zingari e sterilizzati in massa in
quanto esseri inferiori, mentre la polizia criminale
emetteva carte di identità con le loro impronte digitali,
marroni per gli zingari originali, grigie per i nomadi non zingari,
e con strisce diagonali azzurre su fondo marrone per i Mischlinge
(”sangue misto”). Basata su aberranti ‘referti biologico-razziali’
degli esperti del ministero della Sanità, l’asocialità
zingara, un dato genetico per i nazisti, affidata alle polizie
locali la mostruosa e grandiosa macchina del censimento,che
dovevano classificare gli zingari secondo le categorie della
politica razziale e della ‘lotta preventiva al crimine’.
A partire dalla proibizione del nomadismo nel ‘39, ‘zingari e
zingari di sangue misto’ così li distinguevano i nazisti, non
poterono più lasciare la loro dimora. 30 mila zingari, o presunti
tali, furono deportati subito dopo, allo stesso modo degli ebrei,
nei territori della Polonia appena invasa da Hitler, dove meglio
poteva mimetizzarsi la persecuzione, come primo avvio il
genocidio.
La seconda guerra mondiale fornì dunque al regime nazista lo sfondo
tanto atteso per realizzare lo sterminio delle minoranze
indesiderate già pianificato, solo nel contesto di guerra può
infatti essere inquadrato il genocidio, una società completamente
militarizzata, dove a comandare, su una popolazione inerme,
sono la violenza e i bombardamenti.Deportazione e
camere a gas, è potuto succedere perché c’erano le leggi razziali
tedesche e italiane esportate in tutta l’Europa occupata dai
nazisti, grazie alla connivenza di una parte di quelle classi
dirigenti, nelle nazioni occupate, che hanno aperto al nazismo. E’
potuto succedere perché c’era la guerra, unico contesto in cui un
tale orrore può verificarsi, questo è il modo di storicizzare il
genocidio, capire cosa è avvenuto: come e perché, son le
domande che si pone lo storico.
E’ potuto succedere grazie all’efficienza di funzionari e
forze dell’ordine, all’efficienza dello Stato moderno, c’è un
rapporto stretto fra modernità dell’Occidente e genocidio,
Auschwitz, la più grande fabbrica di morte al centro dell’Europa
più moderna e avanzata, a partire dalla disponibilità degli
schedari IBM, dato che, senza un’organizzazione efficace e
tecnicamente perfetta non si sarebbero potuti uccidere
milioni e milioni di persone nei lager in così poco tempo, né
trasferirle coi treni, nè organizzare il lavoro coatto e schiavile
su così vasta scala. E quest’ultimo, naturalmente, a favore delle
grandi aziende che si arricchirono in maniera smisurata, le grandi
aziende tedesche sostenitrici del Reich, i Krupp, ad esempio,
tristemente noti in Italia per l’incendio alla Tyssen di Torino
pochi anni fa.
Nel 1942 giunsero infatti in Germania ben 5milioni di lavoratori
stranieri, di cui solo 1milione e mezzo costituito da prigionieri
di guerra, il resto, un vero esercito del lavoro servile, deportato
dall’Europa conquistata dal nazismo, fino a raggiungere gli oltre 8
milioni di prigionieri, addetti al lavoro coatto, nel corso
del 1944. Dice lo storico Giovanni De Luna, in La storia del tempo,
‘Oltre a luoghi di morte i campi di sterminio e di concentramento
erano gigantesche imprese produttive in cui era coinvolta in modo
rilevante tutta la grande industria tedesca’. Questo il nuovo
ordine europeo decretato dalla Germania di Hitler, nazione al
centro della avanzatissima civiltà europea, pensate: né sarebbe
successo l’orrore senza una ferrea educazione all’obbedienza,
all’ottuso consenso, che rafforzò facilmente tra la popolazione
l’antico razzismo contro ebrei e zingari……
Alla base del fascismo e del nazismo, nella modernità del
Novecento, c’è il razzismo e la violenza. La guerra, il veicolo più
potente per trasmettere odio e oppressione, una volta sospesi tutti
i diritti.
Il 16 maggio del 1940 Himmler, capo delle SS e della polizia
tedesca, dice lo studioso Wolfang Benz nel suo ‘L’olocausto’,
dopo aver ordinato alle stazioni di polizia giudiziaria di
Amburgo Brema Dusseldorf, Hannover Francoforte e Stoccarda di
arrestare i sinti e i rom presenti nel loro territorio, ne
ordinò l’internamento nei campi di raccolta, ancora verso la
Polonia occupata.
Secondo lo stesso trattamento riservato agli ebrei, essi venivano
arrestati in gran segreto e costretti a consegnare, come in una
vera rapina, denaro e oggetti di valore, quindi affidati agli
esperti di ‘politica razziale’, le famiglie deportate con treni
speciali delle ferrovie nazionali statali e distribuite nei vari
lager.
Solo durante quelle operazioni, ben 2800 deportati morirono,
esattamente un decimo della popolazione nomade della
Germania, sempre secondo lo studioso Wolfang Benz, ancora una sorta
di prova generale del genocidio programmato. Indicati come persone
di ‘razza zingara’ e distribuiti nei vari lager, anche
bambini e vecchi furono destinati ai lavori forzati, i più
pesanti, che si protraevano fino alle 14 ore giornaliere e
oltre. La destinazione di Rom Sinti e Janish fu anche
Treblinka, Chelmno, ecc, dal 1942 solo Auschwitz-Birkenau, dove
l’eliminazione fu resa più facile nell’area riservata
esclusivamente a loro: dopo un primo tentativo andato a vuoto, in
una delle rare rivolte avvenute ad Auschwitz nel maggio del ‘44, 11
SS uccise dai Rom che si opposero violentemente all’incolonnamento
verso le camere a gas, nei primi giorni dell’agosto
successivo, liquidato l’intero ‘campo zingari’ di Auschwitz,
come i tedeschi chiamavano il luogo, per lasciare spazio alla
massa degli ebrei ungheresi in arrivo, che premevano alle frontiere
in quegli stessi giorni.
Ma esecuzioni in massa di zingari ci furono in tutta la
Polonia, nel Baltico, in Croazia, in Serbia, in Ucraina, in Crimea:
autori, oltre alle SS e alla Gestapo, le milizie lettoni e ucraine,
i fascisti ustascia croati, le guardie slovacche, i collaboratori
serbi, tutti aderenti alla politica razziale tedesca nell’Europa
occupata dai nazisti. Ed è stato difficile stabilire il numero
delle vittime, perché nessuno per tanto tempo le ha cercate, più di
200mila sinti e rom vittime del genocidio, ma le stime si aggirano
sul mezzo milione di morti, dice ancora lo studioso Wolfang Benz
nel suo libro.
Ancora oggi popolo perseguitato e vittima del negazionismo, i Rom
continuano ad essere esuli pur cittadini a pieno titolo degli Stati
in cui risiedono, non hanno una nazione propria, non si
identificano in confini ben precisi, non hanno un esercito, né
polizia né proprie istituzioni statali. Colpa grave, denuncia il
regista M. Ovadia nell’introduzione al libro di Santino Spinelli,
in questa Europa democratica, che pure ha conosciuto la pestilenza
razzista e i cui rapporti tra i popoli non sono evidentemente
ancora fondati sulla pari dignità, anzi la questione Rom ancora
ridotta a problema di ordine pubblico.
Ecco perché la storia di Rom e Sinti e Janish deve essere
narrata e conosciuta e insegnata nelle scuole, dove più
importante è la necessità di formare seriamente le coscienze. Alla
luce della nostra Costituzione che dalla lotta partigiana al
nazifascismo nasce, con la Repubblica e con la cacciata del re, il
giusto prezzo pagato per l’emanazione di quelle vergognose leggi
razziali nel 1938.
Ed ha un alto valore educativo lo studio della persecuzione
nazifascista degli zingari, perchè ancora adesso essi sono oggetto
di discredito sociale, e si può aggiungere, per chiudere
citando Furio Colombo in un suo intervento sul Fatto quotidiano di
questi giorni, le leggi sulla difesa della razza del 1938
rappresentano ancora la stessa merce del ‘Prima gli
italiani’ sbandierato oggi dalla destra, vera ideologia
neofascista, imperante in questi nostri tempi di grave incertezza,
anche tra i nostri politici.
Il nazifascismo negava esistenza e prospettive di vita ai popoli
dell’Europa; frutto di un atteggiamento collettivo, il razzismo,
che sembra rafforzarsi e diffondersi in questi ultimi anni
dapertutto, proprio per questo ci impone di non dimenticare il
passato nella costruzione del nostro futuro. E questo il ruolo
propulsivo della Giornata della memoria a vent’anni dalla sua
istituzione, 27 gennaio 1945 l’ingresso ad Auschwitz delle tre
divisioni dell’Armata rossa sovietica, 7mila prigionieri ancora
vivi. Giornata indirizzata in particolare alle scuole, se non vuole
essere ripetizione retorica di inutili rituali, ma conoscenza
adatta ad approfondire tematiche che si ripetono in diverse
condizioni storiche, fornire conoscenza mantenendo la dimensione
etica e storica dell’avvenimento. (Non odio ma giustizia diceva
Primo Levi).
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