Tonino Dessì
Verso la “fase 2” di allentamento delle restrizioni?
Tonino Dessì, con la sua ben nota attenzione, ci segnala e
chiosa una interessante intervista in cui iIl Professor Garattini
fa il
punto[1] della
situazione[2]. Che resta problematica
anche nella prospettiva. Dice fra l’altro il Prof. a proposito
della fase 2: “Speriamo si possa attuare.
Bisogna trovare i giusti equilibri, anche perché la progressione
della fase 1 non sarà tollerabile più di tanto. Si sono già
manifestate situazioni di violenza, le malattie mentali
aumenteranno. A stare troppo in casa si rischia di mangiare e di
fumare di più, inevitabilmente si fa meno attività fisica e dunque
si abbandonano le buone abitudini, importanti per il futuro.
Ancora, gli ammalati cronici non seguono adeguatamente le terapie
perché andare in farmacia è più difficoltoso, si ha timore ad
andare in ospedale per paura di ammalarsi. C’è il problema delle
nuove nascite e della vaccinazione dei neonati. Inoltre, se questo
sistema dovesse proseguire ancora invariato, si porrebbe un
problema serio derivante dall’aumento dei disoccupati. Bisogna
stare molto attenti a non alimentare, nel mentre giustamente si
corre dietro al virus per fermarne l’avanzata, altre forme di
malessere e povertà. Si deve fare in modo di far tornare le persone
al lavoro, assicurandosi prima che il rientro sia fatto in
sicurezza, che ad esempio, i lavoratori abbiano a disposizione le
mascherine, i disinfettanti, che i posti di lavoro siano sanificati
e sicuri”. E alla domanda sul rietnro al
lavoro, risponde: “Sì, ma l’indagine dovrà
avere un fattore di errore molto basso, inferiore al 10%.
Altrimenti avremo falsi positivi e falsi negativi che andranno
liberamente in giro ad infettare altre persone. E poi questi test
dovranno essere validati dall’Istituto Superiore di Sanità. Ecco,
facciamo in modo che questo periodo di clausura venga utilizzato
per creare le condizioni per cui davvero agli inizi di maggio si
possa avviare la fase 2”.
Ecco il commento
di Tonino Dessì.
Verso la fase due, dunque, ma senza fretta e a condizione di
prepararsi bene, afferma Silvio
Garattini nella citata intervista, che si può leggere nella
sua interezza cliccando qui sopra.[3]
Anche perché al momento sperimentazioni di farmaci e ricerca dei
vaccini sono abbastanza in alto mare e non si prevedono novità a
breve.
Per quel che mi riguarda, mi rendo conto che una condizione di
restrizione generalizzata non possa durare indefinitamente: non in
Italia, almeno, Paese poco incline a una diffusa coesione
civile.
Però, che dopo trentotto giorni appena di restrizioni, un’acuta e
irrefrenabile sindrome claustrofobica, diffusa soprattutto in ceti
sociali “colti” e “libertari” (accomunati in questo dalla
perdurante agitazione scomposta degli ambienti di destra e
salviniani) si accompagni alla pressione di soggetti economici già
normalmente poco sensibili alle condizioni dei lavoratori nei
luoghi di lavoro e ancor meno alla qualità della vita e
dell’ambiente della generalità, per sollecitare un ritorno a una
vagheggiata normalità, mi impressiona negativamente e mi induce al
pessimismo.
La tanto lodata Cina le restrizioni le ha applicate a sessanta
milioni di abitanti per tre mesi ininterrotti, controllando persino
ambienti condominiali e relazioni domestiche. E ancora là si teme
una “seconda ondata” della quale si avvertono i segnali.
Mi è caduto l’occhio ieri, su un’inciso di un articolo, pubblicato
da un sito giuridico online, firmato da due operatori del diritto,
un magistrato e un avvocato.
Rileva l’articolo che si, è probabile che a consuntivo il Covid-19
si attesti su un livello di mortalità non troppo superiore a quello
di un’ondata di influenza, semprechè si trovi un rimedio vaccinale
o farmacologico. Gli autori scrivono anche che bisognerebbe
cominciare a chiedersi perché e se sia giusto che ci abbiano
indotti a considerare normale che ogni anno per una “banale” ondata
influenzale in Italia muoiano oltre quindicimila persone.
La “fase due” si prospetta molto complessa e porrà (ha cominciato a
scriverne ieri Vladimiro Zagrebelsky sul quotidiano “La
Stampa”) problematiche di differenziazione sociale
potenzialmente discriminatorie a danno delle categorie
economico-sociali, anagrafiche e persino di genere più deboli.
Penso che dovrà essere questo il centro delle attenzioni, nei
prossimi giorni, per chi ragiona intorno alle tematiche politiche,
ma anche costituzionali, dell’emergenza in atto.
C’è di che temere molto dal rischio di uno scatenarsi di egoismi
individuali e corporativi e dal possibile dilagare di comportamenti
non responsabilmente solidali.
Ma più ancora c’è da temere la conflittualità e il disordine
generati dal proseguimento di una gestione tutta empirica,
occasionale, discrezionale, amministrativa della situazione da
parte delle autorità pubbliche.
Chiosa alla chiosa
Grazie Tonino per questa segnalazione. Difendere i diritti
fondamentali non è solo questione da fini argomentazioni
costituzionali, significa salvaguardare anzitutto il diritto alla
vita dei più deboli. Osserva giustamente Dacia Maraini, in
una intervista al Fatto, come “i potenti lascino
morire i poveretti“, e prosegue: “Con la pandemia mi è
venuto in mente la Morte a Venezia di Thomas Mann… L’autore si
sofferma con molta lucidità a parlare delle menzogne dei governanti
che, pur di non turbare il turismo e gli affari, lasciano morire
cinicamente molti poveri cristi, mentendo sulla gravità del
fenomeno“.
E le guerre? Quanti monumenti e lapidi ci ricordano il cinismo dei
potenti in tutti i nostri paesi, con tanto di nomi e cognomidei
giovani mandati al macello. Lor signori son coraggiosi: sulla pelle
degli altri “Armiamoci e partite!“. Ha ragione
Tonino, dobbiamo essere vigilanti ed esigenti. Dobbiamo essere
pronti a combattere proposte e “comportamenti non
responsabilmente solidali“. Se ne sente già il rumore in bocca
a qualche presidente di regione, che ha fatto grandi disastri e, a
quanto pare, vuole replicarli. (a.p.)
References
- ^ fa il punto (www.huffingtonpost.it)
- ^ della situazione (www.huffingtonpost.it)
- ^ Silvio Garattini nella citata intervista, che si può leggere nella sua interezza cliccando qui sopra. (www.huffingtonpost.it)
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