Amsicora
Meno male che Solinasa ha nominato il Comitato tecnico
scientifico! Dio lo benedica! Lo ringrazierò sino alla fine dei
miei giorni! Il suddetto Comitato ha confermato una cosa che io mi
sentivo dentro fin da quando il virusu ha iniziato a girare. Noi
sulcitani siamo immuni! Possiamo stringere mani, baciare,
starnutire senza fazzoletto, sbadigiare senza mano in bocca,
partecipare a meeting, andare in luoghi affollati, fare ciò che ci
pare e il virusu, tieh!, non passa. Capite? Noi abbiamo una
corazza, di quelle spesse, così spessa che se anche il corona fosse
un proiettile sparato da un mitragliatore di ultima generazione,
farebbe zip… e andrebbe a finire docile per terra!
Del resto, è giusto così. E’ un risarcimento tardivo alla nostre
secolari sofferenze: malaria e talassemia, febbri persistenti,
debolezza endemica. Svogliatezza permanente. Pochi globuli rossi e
per di più piccoli e rosa, ossia poco ossigeno in corpo. A noi
sulcitani piccu e pala non è che non piacessero, è che
eravamo deboli, spossati dalle febbri permanenti. Ma poi il gesuita
Bernabé Cobo, in America del sud, ha scoperto il chinino (Dio lo
abbia in gloria!), e fu tutta un’altra storia. C20H24N2O2, ossia
chinino a quintalate anche se era un rimedio, non l’eradicazione
del male.
Ecco perché se ne faceva grande uso. Volete la conferma? Eccola.
Alla fine della guerra e prima che la Rockfeller
Foundation (l’Erlas) sconfiggesse la malaria nei nostri
territori, venne in bidda, in paese un medico militare,
tal dr. Siccardi se non erro, al seguito delle truppe. Si pensava
che gli alleati dovessero sbarcare da noi, nel Golfo di Palmas, in
fondo anche l’esercito aragonese passò da lì, prima della battaglia
di Sanluri, Sa battalla. Il dottore aveva un attendente
militare, una specie d’infermiere, che annunciava i pazienti,
allora non c’erano telefoni interni. “Dottore - gridava
dalla sala d’aspetto - c’è Efisinu Melis!” E il dottore
dalla sua stanza, senza muovere un dito: “Chinino!“.
L’infermiere somministrava il chinino e licenziava il poveraccio. E
poi di nuovo: “Dottore! C’è Basili Pinna!“. E il dottore
imperturbabile: “dagli il chinino!“. Le giornate erano
monotone nell’ambulatorio, mai una novità, mai una bella
contadinella da visitare. Tutto si svolgeva senza intoppi o - come
si dice oggi - senza criticità, finché un bel giorno giunse
nell’ambulatorio Zenobiu Cani, accompagnato dal fratello e dal
compare. “Dottore, c’è Zenobiu Cani…” e dall’altra stanza,
interrompendolo, il dottore con voce ferma, era un tenente:
“Chinino!“. “Ma - scusi dottore - Zenobiu
accorrando le capre [cioè riportandole nel
caprile] è caduto e si è fratturato una gamba…gli dò il
chinino?“.
Quante ne abbiamo passate noi sulcitani! I bambini che senza un
perché si ammalavano e certi morivano in tempo di fave. E la
talassemia diffusa? Un flagello!
Ora finamente, c’è una specie di contrappasso: il male passato
porta bene. Noi sulcitani siamo immuni dal coronavirus e chissà da
quante altre cose! Leggere l’Unione per credere. Parola del prof.
Cucca del Comitato scientifico di Solinasa. Poi ha detto che non si
esclude ma non si convalida, “per ora è un’ipotesi“, ha
aggiunto. Si capisce è modesto, non vuole prendersi lui tutti i
meriti della scoperta! Ma se l’ha ipotizzato, vuol dire che lo sa…è
uno scienziato e anche Bertolaso lo ha detto: “contro le fakes
news fidatevi solo degli scienziati”. Pagu togu! E’ sicuro:
noi sulcitani abbiamo sviluppato degli anticorpi particolari al
Covid -19, grazie alla malaria atavica. E io lo confermo! Me lo
sento! Anzi l’ho sempre sentito. Tranquillo prof., annunci al mondo
la scoperta. Non abbia remore. Io, da sulitano doc, confermo.
Solinasa, soldi ben spesi, quelli per il Comitato scientifico!
Almeno ho una certezza in più!
- SARDA NEWS -
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