Rosamaria Maggio
L’ultima volta che sono stata a Santiago del Cile, ho visitato
la tomba di Salvador Allende Gossens la cui morte è ancora in parte
ammantata da mistero.
In tante mie visite non lo avevo mai fatto.
Il cimitero di Recoleta con il suo mausoleo di famiglia al grande
presidente, il monumento ai desaparecidos, la tomba di Violeta
Parra e di Victor Jara mi tornano alla mente proprio oggi, dopo la
vittoria di ieri alle ultime presidenziali di Gabriel Boric,
giovane leader della sinistra cilena che ha staccato il suo
avversario ultraconservatore di ben 11 punti.
IL ricordo di quella visita mi commuove ora come allora e penso che
questa vittoria riscatti in una certa misura queste morti e
torture.
Peccato che il Covid abbia portato via troppo presto lo scrittore
Luis Sepulveda, che aveva fatto parte della guardia del corpo di
Allende e fu perseguitato dal regime, riuscendo a salvarsi con una
fuga in Europa dove gli venne concesso l’asilo politico. Sarebbe
stata per lui una gioia speciale di cui il destino lo ha
privato.
Perché tanta gioia oggi? In fondo il Cile aveva avuto una
transizione democratica a seguito di un referendum promosso dallo
stesso Pinochet. Il paese era stato governato da una sinistra e da
una destra moderate e quindi da quasi 50 anni erano lontani i tempi
della dittatura!
La verità però è che né con Ricardo Lagos né con Michelle Bachelet
e lo stesso Sebastian Pinera, erano mai stati intaccati i principi
economici ultraliberisti della scuola dei Chicago Boys.
L’istruzione mai resa veramente pubblica, l’assenza di una sanità
pubblica, un sistema economico fondato sui grandi latifondisti come
si usa in sud America e le grandi proprietà imprenditoriali che
continuano ad appartenere a poche famiglie.
Le proteste studentesche e dei lavoratori, scoppiate nel 2019,
hanno fatto si che si costruisse in questi due anni difficili per
il Cile in pandemia, una opposizione consapevole ed una ricerca di
una alternativa politica che mettesse al centro i lavoratori, i
giovani, la loro salute ed il diritto all’istruzione.
Su questi temi si è costruita una campagna politica alternativa
alla destra, che il popolo cileno ha condiviso e votato.
Ora li attende un nuovo corso, con l’approvazione di una nuova
Costituzione che sarà depurata del pinochettismo e che, ci
auguriamo, porti finalmente quelle riforme di cui il Cile ha
bisogno.
Speriamo che sia l’inizio di un nuovo corso anche per l’America
latina.
Scheda
Chi è Gabriel Boric, il nuovo presidente millennial del Cile
da Open - Redazione
35 anni, barba folta e occhiali. È il presidente più giovane che il
Paese abbia mai avuto, nonché quello che ha ottenuto più voti.
Giovane, almeno per essere il presidente di un paese grande come il
Cile, e molto schierato a sinistra. Gabriel Boric, candidato della
coalizione di sinistra Apruebo Dignidad, ha sconfitto al
ballottaggio l’avversario di estrema destra José Antonio Kast del
Frente Social Cristiano. E dunque, a soli 35 anni, Boric sarà il
più giovane presidente cileno, oltre a quello che ha ottenuto più
voti in assoluto nella storia del Paese (56%). «È cominciata una
stagione di cambiamenti e di giustizia sociale», ha detto ai suoi
sostenitori, riuniti nella capitale. E del cambiamento, Boric ha
fatto il proprio marchio di fabbrica. Una sorta di moderno
rivoluzionario, così si è sempre presentato sulla scena politica
cilena. L’uomo del cambiamento, in un Paese dove il cambiamento non
è sempre pacifico.
Il presidente millennial è nato a Punta Arenas l’11 febbraio 1986,
ha studiato giurisprudenza e proprio negli anni degli studi ha
iniziato ad interessarsi alla politica, diventando presto membro
attivo nei movimenti studenteschi e battendosi soprattutto per
l’istruzione gratuita. Nel 2014 è stato eletto deputato tra le fila
del partito Convergencia Social. Leader delle manifestazioni del
2019-2020 contro il carovita e la corruzione nel Paese, ha lavorato
in prima linea alla stesura della nuova Costituzione che mira a
rompere definitivamente con la dittatura di Augusto Pinochet. Ha
deciso, poi, di correre alla presidenza del Cile, vincendo le
primarie di sinistra per le elezioni presidenziali del 2021 contro
Daniel Jadue, che rappresentava il Partito Comunista.
«I tempi a venire non saranno facili: dovremo affrontare le
conseguenze sociali, economiche e sanitarie della pandemia, andremo
avanti a passi brevi ma decisi», ha detto Boric nel suo
discorso di vittoria, nella lingua indigena dei Mapuche. Il
neoeletto presidente, che entrerà ufficialmente in carica il 22
marzo, si è sempre mostrato critico nei confronti del sistema
economico neoliberista cileno. Tra le priorità del suo governo, la
sostituzione del sistema pensionistico privato con uno pubblico,
l’introduzione di tasse progressive per le aziende e i cittadini
più abbienti, aumentare il salario minimo, la riduzione della
settimana lavorativa a 40 ore e l’aumento della spesa sociale.
Spera, poi, di procedere con una riforma delle forze di polizia –
accusate di essere responsabili di pesanti violenze avvenute
durante la repressione delle proteste del 2019 – e investire nella
lotta contro il cambiamento climatico.
- SARDA NEWS -
LEGGI TUTTE LE NOTIZIE DI OGGI
Ultime notizie in Sardegna
Leggi tutte le notizie del giorno in Sardegna
Leggi tutte le Offerte di Lavoro in Sardegna
Sarda News non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità nei suoi contenuti originali. *La responsabilità del contenuto degli articoli importati dai feed rss è totalmente a carico della reale fonte dell'informazione indicata al termine di ogni notizia.
Sardanews.it - portale web informativo, non gode di finanziamenti pubblici, non chiede registrazioni personali agli utenti, totalmente gratuito, autofinanziato e sostenuto dai banner pubblicitari che compaiono tra le notizie. Se vuoi sostenerci ti ringraziamo per la fiducia e ti invitiamo a disabilitare eventuali adblock attivi sul tuo browser. Per informazioni e segnalazioni scrivi al nostro indirizzo e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.