Cosa ci prospetta il nuovo governo sulla pubblica
amministrazione? La riforma, ovviamante, e, anzitutto, sul versante
della digitalizzazione della PA. Tema non nuovo, visto che il
Codice dell’amministrazione digitale (Cad) ha compiuto tre lustri
lo scorso anno. Draghi ne ha parlato a più riprese. Anzitutto nel
discorso tenuto al Senato
della Repubblica il 17 febbraio scorso[3]
e poi in quello all’inaugurazione dell’anno giudiziario alla
Corte
dei conti il 22 febbraio[4].
Cos’ha detto in sintesi il presidente? Tre le linee d’intervento.
Primo, “la riforma dovrà muoversi su due direttive:
investimenti in connettività con anche la realizzazione di
piattaforme efficienti e di facile utilizzo da parte dei
cittadini”. Secondo, occorre un “aggiornamento continuo
delle competenze dei dipendenti pubblici, anche selezionando nelle
assunzioni le migliori competenze e attitudini in modo rapido,
efficiente e sicuro, senza costringere a lunghissime attese decine
di migliaia di candidati”. Terzo, “bisogna agire sul
versante del rafforzamento della qualità dell’azione
amministrativa, a partire dalle competenze delle persone. È un
diritto innegabile dei cittadini e le imprese di ricevere servizi
puntuali, efficienti e di qualità. È un dovere delle Pubbliche
Amministrazioni attrezzarsi perché ciò avvenga”.
Sarà uno dei ricorrenti proclami? Il compitino per i discorsi
istituzionali? Speriamo proprio di no.
Sulla connettività, nonostante gli interventi pubblici
ultraventennali, c’è ancora molto da fare, come anche il covid ha
mostrato con l’estensione del lavoro e la didattica a distanza. Più
critici sono però gli altri due aspetti citati: la formazione del
personale e la revisione di norme e procedure di fronte alla
digitalizzazione.
Sulla formazione è dalla crisi finanziaria del 2007 e della crisi
del debito del 2009-2010 che si abbatte la scure dei tagli. La
formazione e la ricerca sono ferme o quasi, mentre è evidente che,
senza l’accrescimento del patrimonio conoscitivo, non si può
sperare in un incremento delle competenze delle strutture. Certo,
c’è da attendere che si completi l’esodo di personale formato in
altra stagione, ma senza un reclutamento di personale esperto
secondo formule innovative, che ne valorizzino l’esperienza, la
maturità, la comprensione dei fenomeni attuali, la capacità di
risolvere problemi, più che una conoscenza orizzontale e mnemonica
delle materie (quasi sempre oggetto di studio all’università).
Occorrerà dotarsi di personale altamente competente in
programmazione e in conoscenza informatica; risorse umane con
capacità di governare i processi, di tradurre le competenze
tecniche in indirizzi amministrativi e realizzarli in concreto.
C’è poi il grande tema dell’uso dell’intelligenza artificiale. Ci
sono molti settori in cui può tornare utile, dalla tutela del
territorio alla realizzazione di opere con investimenti pubblici.
Ovviamente il tema è complesso anche perché, al di là del
miglioramento del potenziale cognitivo, l’aspetto decisionale deve
sempre rimanere soggetto al controllo umano finale. Si apre una via
di grande interesse, che richiede forte impegno.
Rimane, ahinoi!, la madre di tutti i problemi: il quadro normativo
generale. E’ molto appesantito dai tanti barocchismi procedurali.
Questi scaricano sui funzionari pubblici responsabilità non loro,
manchevolezze che sono la risultante di colpe e difetti a monte e
di carattere ordinamentale. Quali siano le conseguenze di tutto
questo sulla vita del cittadino comune è ben noto a ciascuno per
esperienza personale. Immaginiamoci le ripercussioni concrete sulle
attività economiche. E’ costante l’osservazione dei riflessi
negativi di queste criticità “sull’efficacia dei procedimenti
di affidamento e realizzazione di opere pubbliche e investimenti
privati, molti dei quali di rilevanza strategica”.
Il buon senso annzitutto dice che, prima di digitalizzarle, le
procedure vanno riviste, semplificate. Facile a dirsi, meno a
farsi. C’è materia per un ampio dibattito e per il lavoro dal
Dipartimento per l’innovazione di Vittorio Colao. All’attuale
Presidente del Consiglio vengono riconosiute facoltà sovranaturali.
Certo è che se riuscisse solo a fare un visibile passo avanti sulla
semplificazione dell’azione amministrativa, il processo di
beatificazione avrebbe un supporto indiscutibile: si tratterebbe
del mitico miracolo che si richiede per la santificazzione. Per ora
Draghi ha individuato i temi. E’ già un bel passo nella giusta
direzione. Ora aspettiamo gli sviluppi. Vedremo.
References
- ^In Draghi, senza cadere in tentazione, bisogna aver fede! (www.democraziaoggi.it)
- ^Nessun commento (www.democraziaoggi.it)
- ^Senato della Repubblica il 17 febbraio scorso (www.governo.it)
- ^Corte dei conti il 22 febbraio (www.governo.it)
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