Gianna Lai
Domenica nuovo post sulla storia di Carbonia, dal 1° settembre 2019[1].
Una “preziosa
documentazione”, insieme a quella sulla sua esperienza alla
Costituente, gli articoli “rivolti alla Sardegna e, in special modo
a Carbonia, al movimento operaio del bacino carbonifero, alla
questione meridionale, alla rinascita dell’isola e a Carloforte”.
Che “lascia trasparire le modalità con le quali Laconi operava come
dirigente politico e deputato e, al tempo stesso, consente di
cogliere i momenti in cui riusciva a portare alla ribalta nazionale
i temi della storica questione sarda”. E leggiamo ancora su Maria
Luisa di Felice, “Tra queste pagine esemplari quelle dedicate a
Carbonia negli anni della I Legislatura repubblicana, quando alla
crisi vissuta dalla città, in seguito alla progressiva dismissione
delle miniere, si oppose una vasta mobilitazione popolare che il
PCI si impegnò a guidare” .
Infatti, “la causa di Carbonia, sostanziata nelle lotte dei
minatori, lo aveva indotto a intraprendere la scrittura di un
saggio sul Movimento operaio del bacino carbonifero”, contenuto in
uno dei suoi Quaderni, il n. 60, 1948. Ma già nel Quaderno n. 57,
le questioni del carbone a fianco ai temi della condizione operaia,
fino alle lotte per l’istituzione del Consiglio di gestione, i
verbali nel Quaderno n. 60. Dove son citati, insieme allo Statuto,
gli articoli pubblicati da L’Unità sull’argomento. “Confortato da
approfonditi studi, ma anche da preziose testimonianze raccolte tra
i minatori - secondo una prassi che a Laconi stava gramscianamente
molto cara -, l’elaborato, iniziato nell’agosto 1948 e ripreso nel
1952, partiva dalle vicende della miniera di Bacu Abis per poi
concentrarsi sulla storia della SMCS e dell’ACaI”, senza tuttavia
che l’autore arrivasse a concluderne la stesura, dice ancora la
professoressa Di Felice, a causa forse dei suoi “numerosi
impegni”.
Espresso un giudizio, secondo la professoressa “tutt’altro che
positivo dell’azione del PCI dispiegata a Carbonia che gli era
apparsa -lenta spesso mossa da prospettive più immediate, senza
un’esatta percezione degli obiettivi più vasti e più lontani”,
secondo Laconi, era necessario inquadrare la condizione di lavoro e
le richieste dei minatori “nell’ambito di una riorganizzazione
delle attività produttive e del mercato del lavoro a livello
regionale. Sarebbe occorso assicurare la prosecuzione dello
sfruttamento minerario e salvaguardare l’occupazione operaia,
tutelando il rispetto dei più basilari diritti costituzionali,
conculcati a tal punto da rendere precarie le condizioni di vita e
di lavoro delle maestranze. Per conoscere i problemi che gravavano
sul comparto e rendevano incerto il futuro dei minatori, Laconi
aveva raccolto numerose informazioni, grazie alle quali aveva messo
a fuoco l’operato della SMCS. Sin dai primi anni di attività,
sottolineava, per fronteggiare le difficoltà di bilancio l’azienda
si era indirizzata a diminuitre i costi di produzione, inasprendo
le condizioni di lavoro e di vita della manodopera, ovvero
rendendone sempre più incerta l’occupazione e la permanenza in
città, dove tutto, dalle abitazioni alla gestione dei servizi e dei
viveri, era nella mani dell’ACaI”. Importanti riflessioni sui vari
momenti delle lotte cittadine di quell’anno 1948, cui egli
partecipa attivamente, momento centrale il già citato Convegno dei
tecnici e degli operai per la difesa delle miniere sarde, Iglesias
15 febbraio 1948, organizzato dalla Federazione Regionale Minatori
per “rafforzare l’unità tra le maestranze di Iglesias e Carbonia,
spezzando gli intenti divisivi delle aziende”. Mentre la città si
prepara all’imminente arrivo del leader CGIL, Giuseppe Di Vittorio,
nel Sulcis e in provincia.
E a occupare un posto significativo nell’elaborazione politica di
Renzo Laconi, le questioni dell’organizzazione dello Stato, a
partire da una riforma amministrativa, quella regionale, che doveva
“necessariamente trovare nella Costituzione una definizione estesa
e compiuta”, come egli avrebbe sostenuto nella Commissione dei 75,
in Assemblea Costituente. Una forma certo riduttiva, rispetto al
federalismo lussiano, pensato nell’ambito dell’organizzazione
politica complessiva dello Stato italiano, e limitata piuttosto,
quella contenuta nella proposta del PCI, ad “ampie autonomie per la
Sicilia e la Sardegna”, secondo “funzioni autonome…. delle regioni
nel campo amministrativo e nell’organizzazione della vita
economica”. Tre gli enti autonomi “nell’apparato amministrativo
dello Stato, la regione, la provincia e il comune, spezzando la
continuità gerarchica della burocrazia e subordinandola, nei
diversi settori, al controllo e alla direzione delle assemblee
democratiche. Statuti speciali per le isole e per le regioni
mistilingue”, perché “le autonomie locali costituiscono per il
popolo italiano una garanzia essenziale contro ogni possibilità di
restaurazione della tirannide e realizzano un valido schieramento
di resistenza e di difesa della democrazia e della libertà”. Così
nel suo scritto su Rinascita del luglio 1947, così in Girolamo
Sotgiu, Movimento operaio e autonomismo, la questione sarda da
Lussu a Togliatti.
E poi il modo di procedere, ancora in difesa di Carbonia e delle
popolazion sarde, durante la crisi di cui lui è direttamente
testimone per la sua continua presenza nell’isola, fin dagli
interventi in Commissione per i lavori pubblici della Consulta
Regionale. In particolare durante la seduta del dicembre 1945, come
riporta ancora la professsoressa Di Felice, dove “Laconi si sarebbe
adoperato perché, nell’ambito delle iniziative che dovevano
contrastare la crisi occupazionale, fossero favoriti comuni come
Carbonia e Guspini, le cui popolazioni dipendevano quasi
esclusivamemte dallo sfruttamento delle miniere, ora in gravi
difficoltà, se non del tutto inattive, per carenza, in parte di
commesse, ma principalmente di materiali e di attrezzature
efficienti…..Né si dimenticassero soggetti come il Centro Italiano
femminile(CIF) e L’Unione Donne Italiane, … quotidianamente
impegnate a supportare le necessità della popolazione femminile,
gli enti assistenziali di Carbonia, chiamati a sostenere una
comunità depressa dalla crisi mineraria, e le case dei poveri di
Cagliari e Sassari, che prestavano asilo ai bisognosi, senza tetto
e sfollati”. Dalla Consulta regionale alla Assemblea Costituente al
Parlamento, diretto il legame con l’associazionismo locale, la
rappresentanza a definire nuovi rapporti coi cittadini e a
sollecitare forme diverse di partecipazione, per garantire risposte
immediate quando si tratti, in particolare, di bisogni di massa.
Senza che mai venga meno l’elaborazione teorica nel contesto
dell’impegno di partito, chiamati i dirigenti a unire studio
quotidiano e presenza politica con funzione di guida, nelle lotte
popolari del tempo.
- SARDA NEWS -
LEGGI TUTTE LE NOTIZIE DI OGGI
Ultime notizie in Sardegna
Leggi tutte le notizie del giorno in Sardegna
Leggi tutte le Offerte di Lavoro in Sardegna
Sarda News non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità nei suoi contenuti originali. *La responsabilità del contenuto degli articoli importati dai feed rss è totalmente a carico della reale fonte dell'informazione indicata al termine di ogni notizia.
Sardanews.it - portale web informativo, non gode di finanziamenti pubblici, non chiede registrazioni personali agli utenti, totalmente gratuito, autofinanziato e sostenuto dai banner pubblicitari che compaiono tra le notizie. Se vuoi sostenerci ti ringraziamo per la fiducia e ti invitiamo a disabilitare eventuali adblock attivi sul tuo browser. Per informazioni e segnalazioni scrivi al nostro indirizzo e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.