Lk8Amsicora
Amici miei, anche se cerco di nasconderli ho dei difetti gravi,
molto gravi, quasi maniacali. Niente di eccezionale, certo,
ma fastidiosi per gli altri e anzitutto per me. Per esempio. non mi
piacciono i luoghi comuni, i falsi di ogni genere, storici e non, e
così mi infilo in pensieri e polemiche che non interessano nessuno
o quasi e le tratto come se da esse dipendessero le sorti del
genere umano. Che stoltezza sarebbe, se non ci fosse il gusto
della ricerca, del conoscere, del confronto, dell’opinione
differente! Poi, non mi piacciono le cavolate. Voi direte, ma a chi
piacciono le cavolate? Beh, a molti non solo piacciono, ma le fanno
o le dicono. Un esempio caldo caldo? Prendete adesso la Uefa. Per
la Uefa i prossimi campionati europei di calcio, previsti dall’11
giugno all’11 luglio, dovranno giocarsi con gli stadi aperti al
pubblico. Si proprio così. E non si scherza! “Se una
città dovesse proporre uno scenario a porte chiuse, le partite in
calendario ‘potrebbero’ essere trasferite in altre città che hanno
la capacita’ di accogliere gli spettatori“, ha detto, con
velata minaccia, l’organismo europeo. I luoghi ad oggi designati
sono Roma, Amsterdam, Baku, Bilbao, Bucarest, Budapest, Copenaghen,
Dublino, Glasgow, Londra, Monaco e San Pietroburgo. L’organismo
europeo ha dato tempo ad ogni città fino al 7 aprile per
“presentare il loro scenario“, dagli stadi aperti a quelli
chiusi passando per varie percentuali di presenza, e si aspetta di
prendere una decisione “al piu’ tardi” alla riunione del
suo comitato esecutivo previsto per il 19 aprile, alla vigilia del
congresso annuale di Montreux. Attenzione! Neanche un secondo dopo,
pena la perdita dell’evento.
Non è folle tutto questo? Vi pongo un quesito non difficile, anzi,
con risposta facile facile. Quelle città scelte dalla Uefa per il
torneo europeo saranno o no i centri di nuovi focolai? Ricordate
poco più di un anno fa? Nella bergamasca il focolaio fu incubato
nella partita giocata a S. Siro fra Atalanta e Siviglia, e oggi si
propongono di nuovo partite in presenza del pubblico? Da
crocifiggerli!
E sono meno folli quelle autorità che parlano di passaporto
sanitario europeo per salvare la stagione turistica? Cosa dicono
lor signori? Facciamo tamponi e quant’altro e poi rilasciamo un
passaporto sanitario per scorrazzare negli stati membri e anche
oltre. Leggo su L’Unione un titolone trionfante “A giugno
passaporto sanitario“. Finalmente tanti turisti nell’isola dei
mori! Tanti affari, tanti soldi! Buona idea, direte, così chi
viaggia è sicuro e sono sicuri anche gli altri. Buon senso,
penserete, semplice buon senso, congiunzione perfetta sicurezza ed
economia.. E invece, no, sapete per chi è quel passaporto? Neanche
ve lo immaginate. Per il covid, signori miei, sissignori per il
nemico invisibile. Il virus si batte se non lo si fa circolare, il
passaporto sanitario non gli preclude di muoversi con chi si
sposta, anzi!; sarà una percentuale minima, ma ci vuol poco a
capire che così si possono creare focolai ed in un battibaleno la
diffusione.
E allora? Allora o blocchiamo tutto o vacciniamo tutti.
Tertium non datur, non c’è altra via. Non sono uno
statistico, a mala pena so far di conto, ma chi se ne intende può
dirci quanti milioni di morti provocheranno queste aperture o i
ritardi nella vaccinazione. Vaccinazioni, facile a dirsi, ma tra il
dire e il fare c’è di mezzo il mitico mare! Vedete che anche
Draghi, SuperMario, ahinoi!, arranca. Sì, ma paerché lui e gli
altri comandanti non hanno capito che si fa come in guerra. Avete
visto a Rai Storia lo sbarco in Normandia. Impressionante il
dispiegamento di uomini, mezzi e di tecnologie! Pensate che sia
stata rispettata la normativa sui brevetti in tempo di pace? Beh,
obietterete, che c’entra? Che c’entra? Allora non ci siamo capiti.
Per battere il covid bisogna vaccinare miliardi di persone fin nei
più remoti villaggi del pianeta. Bisogna probabilmente reiterare il
vaccino negli anni. Ci vuole un’organizzazione straordinaria a
partire dalla produzione e distribuzione dei vaccini. Si può
continuare a farne un centinaio al giorno come da noi? Si può
continuare a sfogliare la margherita “arrivano, non
arrivano“. Non scherziamo! E allora, siamo seri. Via i
brevetti, produzione di massa e mobilitazione organizzativa
eccezionale per la vaccinazione. Ogni giorno di ritardo costa un
bel po’ di morti. In effetti, niente più di questo virus mostra che
gli ordinari principi del capitalismo e la corsa al gelido profitto
in questa situazione fa solo danni. O no?
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