Amsicora
Amici e compagni, confesso, talvolta al fine settimana me ne
vado in paese. Non c’è nulla di male e niente di straordinario. Un
ritorno alle cose semplici, alla vita essenziale, a sa
forredda. Mi accendo il caminetto e sto lì a leggere o a
scribacchiare qualcosa. Otium alla romana e ozio
all’italiana, e non so quale sia prevalente. E siccome mi son
rotto, niente TV e niente radio, solo musica, un po’ di jazz dai
miei cd. Dopo cena unu fil’e ferru da gustare
lentamente. Un tempo c’era anche l’immancabile sigaretta,
ma oggi, ahimè!, siamo tutti virtuosi, tutti più buoni. Niente
tabacco. Quindi isolameno totale, tombale. Di giorno un po’ di
zappa (con moderazione, senza esagerare!) o di potatura in
giardino, al calar del sole solo ziminera e libro e,
talvolta, due bistecche o unu crobu de sartitzu in sa
cardiga. Così il lunedì, quando torno in città devo
riconnettermi con la realtà, con gli avvenimenti.
Di solito non accade nulla e, dunque, con le minchiate di Renzi vai
e con quelle di Salvini torni (o viceversa), con qualche appello
buonista di Conte lasci la città e col richiamo al “volemose
bene” di Zinga, rientri. Nel frattempo qualche pentastellato
ha lasciato il gruppo con roboanti proclami, in realtà, più terra
terra, per papparsi tutta l’indennità di carica, che non è male.
Ogni volta mi convinco che tenersi informati, quando non succede
nulla, equivale a perdere tempo, e basta.
Stavolta no, domenica notte mi sono allarmato, ho avuto una fifa da
pazzi.Mi sveglio di notte a bere e fare acqua e per
riprendere il sonno guardo la TV, RaiNews24. E che ti vedo?
Le forze dell’ordine che pattugliano le strade, controllano gli
ingressi e le uscite dalle città, la voce narrante dice che gli
ausitriaci hanno chiuso il Brennero, poi la telecanera inquadra una
fila kilometrica davanti a dei supermercati, tutti in fila col
carrello a fare scorte. “Mio dio!” - dico - qui c’è lo
stato d’assedio! Che Salvini abbia fatto un colpo di mano? Non
aveva detto che voleva pieni poteri? Che, spazientito per la melina
di Conte, non abbia mobilitato le camice verdi, riunendole a Piazza
del Duomo? Lì davanti alla bella Madunnin vedo tanta gente
mascherata: che non voglia farsi riconoscere, mentre parte
all’assalto? Una nuova marcia su Roma? Faccio zapp col teleccomando
per vedere cosa dicono gli altri canali e intercetto Conte che dice
di stare calmi, che il governo ha la situazione in pugno, di
fidarci della saldezza e della pronta risposta delle istituzioni.
Sento dire che forse non si farà il referendum, vedo degli
stadi vuoti. Impediscono - penso - la consultazione popolare!
Certo, a che serve, se c’è il golpe? E gli stadi vuoti? La mente
corre al Cile di Pinochet, li ammassava i democratici. Ah!
Porcamiseria! E’ proprio così c’è il coprifuoco! C’è emergenza
democratica!
Non so che fare. Sono iscritto all’ANPI e penso subito alla
Resistenza. Lì per lì mi viene l’idea di chiamare il responsabile
provinciale per chiedere cosa dobbiamo fare. Mi pare che non
possiamo star fermi, con le mani in mano, mentre Salvini mette in
atto i suoi disegni autoritari! Sono le 4 del mattino, telefonare
ai dirigenti dell’ANPI significa, se non son svegli, buttarli giù
dal letto. E se sto prendendo un abbaglio? C’è il rischio di
procurarmi una bella passata di “Vaffa…!“. Ma - mi dico -
non posso star fermo come l’asino di Buridano fra l’esigenza di
agire e la paura di rompere. Meglio correre il rischio, di
vaffa in fondo ne ho presi tanti in vita mia…uno più, uno meno… Mi
decido faccio il numero del presidente provinciale, ma come sto per
calcare il pulsante verde della chiamata, ecco che riprende la
linea lo studio del telegiornale, e spiega che le immagini si
riferiscono al coronavirus.
Ricordate quando la prof. di matematica chiamava per
l’interrogazione? Silenzio generale, attesa spasmodica, ansia da
tagliare a fette, un’eternità. Michele, il mio compagno di banco,
si era procurato un ferro di cavallo, a cui in quei momenti si
attaccava in modo maniacale. Se anziché noi, la prof. faceva il
nome di altri compagni di classe, avevamo un senso di sollievo, un
benessere psico-fisico indescrivibile, che attraversava nervi, vene
cuore e cervello in un indescrivibile silensioso tripudio di gioia.
E un pensiero liberatorio solo veniva alla mente: “L’ho
scampata!“. Ecco io l’altra notte, davanti alla TV, svelato
l’arcano, ho riassaporato quell’antica dolce sensazione, che avevo
quasi dimenticato. Niente misure straordinarie, niente violazione
della libertà di circolazione, niente blocco delle manifestazioni e
delle riunioni. Solo misure contro il coronavirus. Questioni di
salute pubblica, amici e amiche, doversose misure antivirus e
niente più.
Che bello! Apparentemente tranquillo torno a letto. Ma la paura è
stata tanta, non riesco a prender sonno. Rimango agitato. Forse
succede anche a voi, nel dormiveglia si pensano tante cose strane,
cavolate, cose folli, assurdità che non si dicono mai a nessuno.
Ecco la mia cavolata. Penso: sarebbe così facile bloccare le
libertù fondamentali, di riunione, di circolazione, di
manifestazione. E ributtare in mare i migranti? Tutto facile,
doveroso! Basterebbe creare un allarme forte e irragionevole. Né
più né meno come quello del coronavirus! Semplice, no? Che
cazzata!
- SARDA NEWS -
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