Tonino Dessì, già Assessore regionale della difesa dell’ambiente
Dopo l’approvazione della proroga del piano-casa della
precedente Giunta Pigliaru (nella continuità con quelli della
Giunta Cappellacci), la maggioranza sardoleghista e la Giunta
Solinas hanno fatto l’ein plein, nella tarda serata di giovedì 9
luglio, con l’approvazione in Consiglio regionale di una norma che
mette in discussione la tutela della fascia costiera prevista dal
Piano paesaggistico regionale del 2006.
La disposizione di cosiddetta “interpretazione autentica” delle
norme tecniche di attuazione del PPR era stata giustificata
affermando l’esigenza di rimuovere le obiezioni mosse degli organi
del MIBACT al progetto per la realizzazione della strada a quattro
corsie Sassari-Alghero, ma la sua portata, volta a escludere le
interferenze del Ministero competente nell’esercizio delle funzioni
statali in materia di tutela dei beni paesaggistici, è tale da
investire tutti i valori tutelati dalle norme di piano.
L’approvazione è stata caratterizzata dall’affermazione della
inscalfibile forza del numeri nell’Assemblea regionale, determinata
dalla vittoria dello schieramento di destra alle scorse elezioni,
fatta valere nonostante l’annuncio in serata, da parte della
Ministra dei trasporti e delle infrastrutture De Micheli del
prossimo via libera governativo alla realizzazione dell’arteria
stradale interessata.
Le criticità non sono certo superate.
Per abbattere completamente i vincoli generali della normativa
vigente in Sardegna occorrerebbe modificare la legge regionale n. 8
del 24 novembre 2004 e rielaborare formalmente e materialmente gran
parte della pianificazione paesaggistica emanata nel 2006.
È inoltre assai dubbio che con legge interpretativa-retroattiva
regionale si possa superare un vincolo contenuto in una normativa
di piano concordata a suo tempo con la competente autorità statale
secondo le previsioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio
approvato col decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004, che ha
carattere di legge di grande riforma economico-sociale, i cui
principi fondamentali sono vincolanti anche per ogni forma di
potestà legislativa delle regioni speciali (le quali peraltro, se
hanno competenza “esclusiva” in materia urbanistica, hanno invece
solo competenza legislativa concorrente in materia di
valorizzazione ambientale nonchè competenza legislativa solo
integrativa e competenza amministrativa solo parzialmente
trasferita o delegata in materia paesaggistica, essendo paesaggio e
ambiente materie di esclusiva competenza legislativa statale).
Perciò ora è auspicabile che il Governo impugni di fronte alla
Corte Costituzionale il provvedimento approvato ieri dal Consiglio
regionale sardo.
Non deve succedere quello che accadde nel 1998, quando distrazioni
e fraintendimenti anche governativi portarono alla totale
cancellazione della precedente pianificazione paesaggistica
regionale del 1993, con le disastrose conseguenze che si
verificarono nell’intervallo temporale 1998-2004.
Tuttavia è indubbio che la destra sarda stia mettendo in campo, con
maggiore determinazione del passato anche recente, la volontà di
sostenere tutti gli interessi volti a riprendere la piena libertà
di stravolgimento del territorio dell’Isola e che da soli i numeri
delle minoranze in Consiglio regionale non saranno sufficienti a
contrastare questo intendimento.
Benchè pensi che la sconfitta di questi giorni venga da lontano,
prova ne sia il sostanziale isolamento delle minoranze
istituzionali di fronte alla gran parte dell’opinione pubblica
isolana (nella quale il concetto che principi importanti di tutela
ambientale e paesaggistica non sarebbero un tabù era già stato
veicolato dallo stesso centrosinistra sardo) ed essendo convinto
che neppure le battaglie legali siano sufficienti per apprestare
un’efficace linea di difesa, metto da parte ogni precedente
considerazione critica sull’impoverimento culturale e politico che
ha caratterizzato una gestione meramente formalistica e spesso
settaria, ma non per questo meno compromissoria, delle politiche
urbanistiche e paesaggistiche da parte del centrosinistra sardo e
auspico la ricostruzione paziente, ma unitaria e di largo respiro,
di un movimento culturale, di opinione, sociale, politico sui temi
della tutela ambientale del territorio sardo, come opposizione ai
nuovi vandali, ma più ancora come volano per un nuovo orizzonte
civile dell’Isola.
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