Amsicora
Caro Solinas,
scusami se ti distolgo dalle tue incombenze, ma anche ciò che io
ti scrivo, rientra fra quelle, non vado fuori tema. So che molti ti
importunano con richieste impossibili, pretese assurde o insolenze
piccole e grandi. So che ti fanno solo perdere tempo, ma se avrai
la bontà di ascoltarmi, ti convincerai che io ti faccio delle
proposte sensate, di chiedo piccole cose, d’intuitiva serietà,
senza necessità di studio, che so esserti fastidioso.
Siamo in tempo di distanziamento, e tu, per darti un tono, emetti
“pregoni” o meglio decreti, di quelli che i giuristi
qualificano “ultronei“, cioè inutili, privi di portata
precettiva, perché già ricomppresi in quelli del presidente del
consiglio dei ministri. Peggio, talvolta pretendi di dire qualcosa
di ooriginale e aggiungi limiti alle libertà, andando fuori dal
seminato. Sai che quei provvedimenti sono illegittimi perché
contrastanti con i menzionati superiori decreti?
Distanziamento sociale, dunque, questo è il precetto: almeno un
metro dal prossino e niente assembramenti. Ora dimmi, in tutta
sincerità, quale distanziamento sociale maggiore ci può essere di
quello di Tziu Bachis nella sua vignetta poco fuori de
bidda? Ammettiamo che anche i confinanti si rechino
contemporaneamente nel loro fondo, ci sarebbero sempre decine o
centinaia di metri di distacco. Poi in mezzo c’è solo aria fresca e
quel bel venticello primaverile che scaccia il virus e lo fa
crepare. E intorno? Niente strade di gran traffico, solo stradine
vicinali, dove non passa mai anima viva. Certo chi in città porta
il cane a cagare sul marciapiede o va a far la fila per la spesa o
si reca in edicola per il giornale sta ben più vicino agli altri di
quanto può esserlo un modesto paesano nel suo fondo. E allora una
prima domanda. Perché caro Christian, perché non compi un primo
atto di saggezza? Un atto di buon senso, piccolo piccolo. Permetti
che nei paesi chi ha una vigna o un frutteto o un oliveto e simili
possa recarsi nella sua proprietà, in macchina da solo, a fare i
lavoretti stagionali. Se vuoi puoi anche stabilire che ognuno
preavvisi i carabinieri del luogo, indicando giorni e ore
dell’accesso al fondo.
E il mio muratore, Efis, dove lo lasci? A casa a girarsi i pollici,
lui abituato ogni mattina ad alzarsi prima delle 6. Se da solo fa
qualche lavoretto su un tetto o in una casa, viola le distanze? Può
anche farsi aiutare da un “manorba”, da un manovale,
rimanendo a debita distanza e con mascherina antipolvere. Pensi
che, così facendo, incrementi la diffusione della pandemia? Suvvia!
Permettimi, penso di no. E in più si fa la giornata, che,
poveraccio, non vive nell’oro, lui nè il manorba.
Ancora, metti che un pescatore vero voglia uscire in mare con la
sua barca a farsi una cassettina di pesci, sempre preavvisando la
forza pubblica, perché non dovrebbe farlo? Forse mette a rischio la
distanza sociale in mezzo ai flutti?
E ancora, io Amsicora, che non sono pescatore o contadino di
professione e neppure muratore, nè abito in paese, vuoi spiegami
perché, previa debita dichiarazione scritta all’Arma, non posso
recarmi nel mio piccolo giardino in bidda a curare o anche
solo a guardare le mie piante? Metto in pericolo la salute di
qualcuno? Aiuto il virus a girare? Infetto? No, caro Solinas, se ci
pensi bene, non rompo e non infrango un bel nulla, mentre tu con le
tue irrazionalità mi rompi e non sai quanto!, costringendomi in
casa, anche se qualcosetta fra le mie piante da fare ce l’avrei. Ma
non ti dico cosa, tanto tu di lavoro non ne capisci una mazza.
E allora, ascoltami, anziché fingere di far qualcosa, reiterando o
peggiorando decreti del governo o copiando quelli di altre regioni,
o lasciando che a Sassari negli ospedali si giochi a chi
infetta di più, come noi da piccoli, a palla avvelenata, prendi
qualche decisione di buon senso. Son sicuro che Massimino al tuo
posto mi avrebbe ascoltato. Non che lui abbia buon senso o capisca
qualcosa di lavoro, ma perché lui è fatto così. Ne trarrebbe
giovamento la piccola economia e la salute di molti sardi oggi
reclusi senza utile ragione. Senza andar lontano propriamente e
precisamente, come me.
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