Andrea Pubusa
Caro Gianfranco,
il 16 mi hai mandato il tuo bell’articolo dal titolo intrigante,
“Un “Manifesto” di disobbedienza civile per salvare il
pianeta”, e già aspettavo un nuovo titolo quando,
d’improvviso, la ferale notizia.Uno scherzo pesante!
Non è una frase rituale dire che la perdita è grave, perché
Gianfranco aveva una dote rara: non leggeva solo per sé, leggeva
anche per gli altri, per noi. Ogni volu, rivista o giornale che
chiudeva gli offriva materia per una immediata riflessione critica
sul tema, che traduceva in uno scritto di divulgazione. Ecco
Gianfranco era un divulgatore nel senso migliore del termine,
voleva che le questioni importanti fossero conosciute e comprese da
un pubblico vasto di non economisti, di non addetti i lavori.
Abbiamo così appreso da lui, quando ancora nessuno ne parlava, del
reddito universale e del reddito di cittadinanza, ci ha indicato i
grandi economisti e intellettuali che hanno concorso ad elaborare
quelle categorie, ci ha spiegato la loro portata innovativa in seno
alla corrente culturale che ha messo capo al Welfare
State. Tutto questo poi ha riversato in tanti scritti su
Aladinpensiero, Il Manifesto sardo e
Democraziaoggi, nonché in un articolo più organico apparso
nel volume a cura di Fernando Codonesu “Lavorare meno, lavorare
meglio, lavorare tutti” - Aracne editore. E così, quando Renzi
e altri politici nostrani (anche della sedicente sinistra)
favoleggiavano di pelandroni sul divano, con i pop-corn, a guardare
la TV da mane a notte, noi sapevamo che questa è una tematica
solida sul piano della teoria economica e che costituisce una
evoluzione del Welfare. Cosa sarebbe oggi il nostro
paese, di fronte alla crisi terribile indotta dal covid senza il
reddito di cittadinanza? Cosa sarà il mondo quando l’umanità intera
avrà - come predicava anche Gianfranco - un reddito unversale,
ossia un reddito minimo garantito per tutti “dalla cula alla
tomba”?
E quanto è stato stimolante sullo sviluppo locale, organizzando
convegni, mettendo assieme economisti, giuristi, sociologhi, e
raccogliento tutto in volumi per far circolare le idee, per farle
diventare programma e gambe di forze politiche intelligenti e i
movimenti democratici.
Questi e altri sono i voli che Gianfranco ci faceva fare, anziché
stare, come molti di noi fanno, a coccolarsi i propri libri, ad
assaporarne l’odore fresco di stampa e a gustarne il contenuto,
godendoselo, però, in solitudine. Come il bambino scemo che mangia
la nutella da solo e di nascosto, per non condoviderlo con
fratellini, sorelline e amichetti . No, Gianfranco il bene prezioso
della cultura voleva fosse alla portata di tutti, e lavorava
instancabilmente per questo.
Ho conosciuto Gianfranco mezzo secolo fa, quando iniziai la mia
avventura universitaria a Economia, chiamato da Umberto Allegretti
che allora vi insegnava “Diritto Pubblico“, era burbero e
non di facile carattere: c’era però un pregio che lo
contraddistingueva e che non era difficile notare immediatamente:
Gianfranco era inamorato del suo lavoro e della Facoltà, lui aveva
la chiave e si recava in istituto tutti i santi giorni, domenica
compresa, spesso lavorava, altre volte faceva solo un giretto di
ispezione, lui voleva una conferma che tutto fosse in ordine e a
posto. Curava l’organizzazione minuta della facoltà e il personale
lo seguiva, nonostante le sue esternazioni talvolta non proprio in
stile accademico, perché la sua era passione per l’organizzazione,
comprensione che, senza una perfetta predisposizizone e guida del
personale, la facoltà avrebbe perso in qualità, in capacità
d’essere luogo di ricerca e di apprendimento per discenti e
docenti. Il personale amministrativo traeva grande appagamento da
questa efficienza e dalla gratitudine del corpo docente. Ad
Economia c’era la simpatica consuetudine di riunirsi a metà mattina
per il caffè e la pasta, prima e dopo tutti al lavoro! Niente
perdite di tempo. I docenti a turno offrivano le paste. Una vera
gioiosa macchina da lavoro!
Grazie anche a Gianfranco fare ricerca ad economia era agevole: il
personale, in un tempo in cui tutto era cartaceo, ti riempiva la
scrivnia di libri riviste e fotocopie, a tua richiesta, e senza
defatiganti perdite di tempo. Avevo visto qualcosa del genere solo
a Milano all’ISAP, un centro di ricerca in campo giuridico di
assoluta eccellenza nazionale.
Gianfranco, anche dopo il pensionamento, ha voluto avere una
stanzetta in Facoltà, dove lui si recava tutti i giorni. Li trovavi
caterve di libri, giornali e riviste, che lui avidamente divorva,
dandone conto a noi tutti coi suoi post illuminanti.
Gianfra’, cosa dire per salutarti? Che sei stato un collega
burbero, un amico atipico, un “maestro Manzi” anche per noi non
economisti molto amorevole, solerte e puntuale? Chi prenderà il tuo
posto? Sento un vuoto, al momento incolmabile. Non vedo chi ci
aprirà le finestre luminose della ricerca in campo economico. A te,
mazzianiano, laico integrale, non te ne risentirai, auguro che
nelle praterie eterne gli alberi d’alto fusto producano
libri, nelle piante medie crescano le riviste, e le piantine diano
in abbondanza, come le fragole, articoli e post per i blog. Forse
ci vorrebbe anche un po’ di personale ds mettere in riga per la
raccolta e la sistemazione di tutto il materiale. E tu a dirigere i
lavori, a scrivere e a studiare. Lo hai fatto in modo encomiabile
quaggiù, chissà cosa farai lassù!
Ciao Gianfranco!
- SARDA NEWS -
LEGGI TUTTE LE NOTIZIE DI OGGI
Sarda News non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità nei suoi contenuti originali. La responsabilità del contenuto degli articoli importati dai feed rss è totalmente a carico della reale fonte dell'informazione indicata al termine di ogni notizia.
Sardanews.it - portale web informativo, non gode di finanziamenti pubblici, non chiede registrazioni personali agli utenti, totalmente gratuito, autofinanziato e sostenuto dai banner pubblicitari che compaiono tra le notizie. Se vuoi sostenerci ti ringraziamo per la fiducia e ti invitiamo a disabilitare eventuali adblock attivi sul tuo browser. Per info e segnalazioni scrivi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.