Gianna Lai
Abituale appuntamento domenicale sulla storia di Carbonia a partire dal primo settembre.[1]
Scriteriata politica, quella del fascismo, anche di fronte ai
grandiosi processi di ristrutturazione in atto nei paesi
europei produttori di combustibili fossili che, già nel corso degli
anni Venti, procedono alla chiusura di migliaia di coltivazioni per
concentrare la produzione nei luoghi più redditizi. Così la
Germania, 13.300 cantieri chiusi solo nel bacino della Rhur, tra il
1926 e il 1936, da 16.700 a 3.400, così la
Francia, l’Inghilterra e la Polonia. Certo, insieme al ferro, il
carbone dominava ancora completamente la politica europea,
quindi la politica mondiale, così come diceva Lloyd George ai
minatori inglesi, durante la Grande Guerra, ‘in tempo di pace e in
tempo di guerra il re carbone è signore sovrano dell’Industria’. Ma
l’Europa doveva allora misurarsi con la forte produzione degli USA,
il loro enorme potenziale, messo in rilievo nel corso della Grande
Guerra, miniere a cielo aperto e, quindi, dai bassi costi di
estrazione e poi di trasporto, una sterminata flotta di
carboniere organizzate per l’esportazione in tutto il mondo,
che provoca sensibili ribassi nei noli e importanti flessioni
sui prezzi di vendita. In questo modo, ‘la Prima Guerra Mondiale
aveva chiarito che carbone e petrolio erano le posizioni
strategiche da conquistare in una guerra moderna’. Ed infatti, ‘nel
1914, quando la potenza di un paese si misurava sul consumo di
carbone, la Germania possedeva il 72% delle riserve accertate
in Europa, ne consumava 300 milioni di tonnellate, l’Inghilterra
poco più di 200 milioni, la Francia 65, l’Italia 12′.
Mentre avanza il petrolio che, ‘con un contenuto energetico per
unità di massa superiore di circa il 50% a quello del
carbone’, poca la manodopera per l’estrazione, facile il
trasporto, trattandosi di materiale liquido, di fatto avvia ‘la
seconda ondata della rivoluzione industriale’, già nella
seconda metà dell’Ottocento. Non solo fonte di energia ‘ma anche
una materia prima dalla quale si ricavano plastica, fibre
artificiali, fertilizzanti, ecc.’, il petrolio come dice Virginio
Bettini, ….. avrebbe sostituito il carbone nel ruolo di fonte
energetica dominante’. Industria chimica e industria energetica:
‘intorno al 1885, il primo motore a scoppio, che utilizza
derivati del petrolio e, in particolare, benzina…la prima
raffineria entra in funzione nel 1861…..il primo oleodotto, nel
1877′. Mentre al petrolio si affiancherà, successivamente, il gas
naturale, principalmente il metano, ‘il cui consumo aumenta
fortemente a partire dalla Seconda Guerra Mondiale’ . .
In tale contesto internazionale, l’affacciarsi alla ribalta del
mercato italiano da parte della Bacu Abis, viene favorito dalle
continue frequentissime crisi delle miniere inglesi, dovute
ai massicci scioperi dei lavoratori, quello del 1926, in
particolare, che mette in crisi le esportazioni dalla Gran Bretagna
e che, nel mentre, ci aiuta a capire come ‘il vero punto di
debolezza, lo dice ancora Virginio Bettini in ‘Borotalco
nero’, è legare la sorte dell’attività mineraria carbonifera sarda
alle congiunture internazionali’. Da qui si parte nel Sulcis, per
giungere alla definizione di un piano articolato, ‘una grande
realizzazione urbana come sfida all’Inghilterra ed all’Europa
dell’energia’, non volendo, evidentemente, tenere in alcun conto la
precisa conoscenza che le compagnie inglesi e francesi
hanno delle risorse sarde del sottosuolo, titolari da tempo,
nell’isola, di concessioni minerarie e di cave e di ferrovie
e persino di lagune e zone umide.
‘Carbonia, settima città di Mussolini, che fa del
Sulcis un comprensorio minerario di grandezza ed importanza
europea’, mettendo l’intero ‘mondo scientifico sotto pressione: il
Comitato interministeriale per l’autarchia, l’Associazione
nazionale per il controllo della combustione, il Corpo reale delle
miniere, il Monopolio carboni, la Sezione combustibili,
presso la sezione chimica industriale del regio Politecnico di
Milano. Perché la battaglia economica del settore carbonifero fosse
vinta’. In un sempre più serrato ‘dibattito sull’economicità
dell’utilizzo dei carboni nazionali per la navigazione, le
ferrovie, la produzione di gas e luce’, una volta sfumata, dopo la
Grande Guerra, la possibilità di accedere alla spartizione delle
colonie tedesche e ottomane, attraverso l’operazione Eraclea,
località dell’Asia Minore, dove ‘approvvigionarsi di carboni a fini
militari’. Dibattito sulla politica energetica, spesso
determinato dalla ‘banalizzazione ideologica o retorica della
politica dei risparmi’, nel quale resta assente la dimensione dei
problemi sociali, denuncia ancora Virginio Bettini, tra la
disinformazione di massa e la pessima divulgazione’. Ed è così che
scrive già Alberto Della Marmora, in Sardegna negli anni
Venti del 19^ secolo, a proposito del ‘carbone’ di Gonnesa:
‘incomincia il bacino della lignite di Gonnesa, che si è scoperto
da pochi anni e che diede motivo di fare speculazioni ed
aggiotaggi, volendolo passare per vero carbon fossile’, le miniere
di Bacu Abis, cioè, a quel tempo ancora in territorio di Gonnesa,
prima che l’ACaI le inglobasse nel comune di Carbonia.
Carbonia, una marginale produzione primaria per il
tempo di guerra. Destinata agli impianti della penisola, nell’isola
ai monopoli dell’elettricità, e non allo sviluppo del territorio,
Carbonia allevia la miseria del momento, offre salari e abitazioni
e prepara servizi per le famiglie che l’abiteranno, fuggendo
la povertà delle campagne. Esaltando della città le funzioni
tipiche, il luogo dell’emancipazione, del lavoro, la casa con
l’acqua potabile, l’elettricità e il riscaldamento a stufa e una
propria area orticola. E poi la scuola, gli ospedali, i servizi,
alcuni di grande qualità: ‘essa annovera, dice Virginio
Bettini, una delle prime soluzioni di ingegneria sanitaria
che sia stata applicata a una città nuova nel nostro paese. Oltre
all’acquedotto, che capta le sorgenti di Caput Aquas, l’acqua
distribuita con una rete di 25 km di tubazioni, Carbonia risulta
dotata di una fognatura moderna, in grado di convogliare i liquami
neri e le acque zenitali in 15 km di collettori, facenti capo ad un
impianto di depurazione dei liquami, destinati
all’irrigazione; i fanghi utilizzati come materiale fertilizzante’.
Un ‘prodigio’, questo villaggio del lavoro, tra le casette e la
grande piazza principale, in una Regione dove, a malapena, solo i
capoluoghi di provincia possono fregiarsi degli stessi servizi.
Ma di città residenziale si tratta, le case per i
dirigenti distinte da quelle degli operai, secondo una precisa
stratificazione per classi, concentrazione di soli minatori,
necessaria a controllarne la vita, in alternativa alla possibile
distribuzione dei lavoratori stessi nei preesistenti abitati. Fino
a sovrapporre, Carbonia, ‘violentemente il proprio disegno urbano
agli insediamenti umani presistenti,.. segnati invece da una
precisa individualità storica’, dice Bettini nella sua disamina del
processo di insediamento minerario. Per poi concludere, ‘ la
fisionomia del nuovo comune presenta elementi che danno una
spiccata caratteristica di originalità alla soluzione trovata al
complesso problema di una città nuova, in funzione
energetica. La popolazione di Carbonia costituita per la sua
quasi totalità da lavoratori, che avrebbero esercitato la loro
opera in una zona mineraria prossima al centro. Tutti
indistintamente per la miniera o nella miniera’. Così
l’amministrazione della città, sottratta al podestà e al Comune,
puro ente burocratico, e ceduta all’Azienda. Al contrario della
città proiettata verso il territorio, onde ‘legare i minatori alla
propria attività territoriale, onde garantire la continua
presenza di un’ingente massa di persone…..un moderno ghetto
fascista’, per Virginio Bettini. Che, come tale, si sarebbe ancora
allargato durante la guerra, a contenere e comprendere i
Campi prigionieri e i Campi di distaccamento lavoro e i Campi di
polizia giudiziaria, cui venivano rispettivamente assegnati, per
l’invio diretto in miniera, i soldati nemici catturati in guerra e
gli oppositori politici al confino. A Bacu Abis, Campo prigionieri
n^1, Campo di polizia giudiziaria n^110, Distaccamento lavoro n^2.
A Cortoghiana, Campo distaccamento lavoro. A Carbonia, Campo
prigionieri n^2. E poi a Monteponi, nell’Iglesiente, ancora un
Campo prigionieri di guerra. Destinati poi a divenire, nella
periferia dei centri abitati, nuova toponomastica dei luoghi, che
ancora oggi resiste al tempo.
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References
- ^ primo settembre. (www.democraziaoggi.it)
- SARDA NEWS -
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