Gianna Lai
Con la domenica arriva anche il post sulla storia di Carbonia dal 1° settembre del 2019[1].
Ed è alla difficoltà di mantenere il confronto entro i limiti
rispettosi del dialogo, pur se aspro, che deve probabilmente farsi
risalire un altro grave episodio di intolleranza, nel mese di
maggio a Carbonia, subito dopo la Liberazione. Prevista di lì a
poco in città la distribuzione dei pacchi americani ENDSI (Ente
Nazionale Distribuzione Soccorsi Italia), scarpe e vestiario in
particolare, cominciano a ‘spargersi voci‘ su
possibili illeciti compiuti a danno degli abitanti. Che già
il PCI, nell’assemblea pubblica del 15 maggio, aveva denunciato
agli iscritti come tendenziose e atte a provocare disordini. Gli
incidenti si verificano durante una manifesatzione contro il
mercato nero, simili a tante altre registrate in quel tempo nelle
varie città e paesi della Sardegna. Dalla massa di persone
raccolta in piazza Roma, si stacca improvvisamente un gruppo di
dimostranti che assale la signorina Perra, incaricata della
distribuzione, nonostante i dirigenti comunisti Corona, Pinna,
Floris e Branca, invitando i manifestanti alla calma, la
difendessero dalle ‘ire inconsulte della folla eccitata‘.
Tra gli aggressori, identificati e arrestati dalla polizia, due
donne e alcuni iscritti al PCI, al PSI e al Psd’az., pur
avendo tutte le organizzazioni raccomandato ai propri aderenti di
non partecipare a quella protesta: già annunciata nei giorni
precedenti, infatti, la presenza di provocatori, pronti a far
precipitare le cose. Ed accesissima la polemica che ne seguì, e che
durò piuttosto a lungo, approfondendo le divisioni fra i due
schieramenti, in particolare quando il Corriere della Sardegna non
esitò a definire i comunisti di Carbonia ‘teppaglia rossa’.
Mentre il PCI, come racconta Vincenzo Pirastru, dopo aver cacciato
dalle sezioni di appartenenza gli iscritti coinvolti, avrebbe per
primo sollecitato il Comitato di Liberazione a nominare una
commissione di inchiesta per far luce sull’episodio, così si legge
ancora su Il Lavoratore del 29 maggio e del 12 giugno
1945.
La presenza di provocatori e di teppisti a Carbonia, una
delle emergenze che imponeva controlli attenti, e da parte delle
forze dell’ordine e da parte delle forze politiche. Le
sinistre, convinte che si trattasse di ‘prezzolati al soldo di
interessi poco chiari‘, avevano sempre esercitato una rigida
sorveglianza nelle sezioni e in città, ben consapevoli dello
scompiglio che essi avrebbero potuto creare in mezzo ad una massa
ancora così poco politicizzata, in particolare durante le
manifestazioni di protesta. Ma anche infiltrandosi nel
partito tra gli iscritti, e nel sindacato, per ottenerne la
tessera. Fu allora che si istituirono vere squadre di controllo
presso spacci, alberghi e cantieri, fino a tenere d’occhio
direttamente ‘anche la Commissione operaia di miniera, poiché
potrebbero infiltarvisi elementi a noi contrari e al soldo della
borghesia‘, come già si leggeva nel Verbale
dell’Assemblea generale del Partito comunista a Carbonia, il 20
febbraio del 1944. Né sarebbero riuscite sempre nell’intento le
sinistre, perché gli americani erano soliti, durante
l’occupazione, introdurre gruppi di sbandati, come
raccontano, durante l’intervista, Renato Mistroni Mistroni e
Vincenzo Cutaia, col preciso compito di disorientare la massa
operaia, chiamandola alla rivolta e incitandola contro il
sindacato e la sua politica ‘prudente e
attendista‘. Ed era possibile far leva su una
moltitudine così eterogenea e spesso stremata dalla fame,
sollecitarla ad assumere comportamenti faziosi e intolleranti. Che,
facilmente, potevano sfociare in veri episodi di violenza,
specie durante i raduni di piazza, e nella intransigenza più
netta durante gli scioperi, durissima opposizione,
cioè, a qualsiasi incontro o trattativa con l’azienda. Vi si
annidavano, tra i provocatori, sbandati di ogni genere, giunti in
città senza ingaggio, che si mettevano in luce durante le
dimostrazioni pubbliche e, quindi, molto spesso noti agli
stessi militanti dei partiti e del sindacato,
sempre pronti ad isolarli e a sconfessarli di fronte ai
lavoratori. E poi c’erano quelli che si infiltravano nelle sedi
politiche, sicché il PCI fu costretto ad aprire, nel corso del 1945
‘una sezione apposita presso la Torre civica, già Torre
littoria, nella quale iscrivere tutti i siciliani che chiedevano la
tessera di partito, trovando gli americani, proprio fra loro, i
tipi più addatti a imbastire provocazioni‘. Tale emergenza
durò gravissima fino alla partenza degli alleati da Carbonia,
quando si sarebbe assistito a ‘vistosi spostamenti ideologici e
di partito, sopratutto tra gli iscritti della sezione Torre
civica‘, come racconta Renato Mistroni. Ma non potè del tutto
essere superata, avendo poco dopo assunto, anche la nuova direzione
SMCS, gli stessi metodi adottati dagli alleati contro il movimento
operaio. Così pure la forza pubblica, solita accusare dei
disordini, conseguenti alle provocazioni, i dirigenti
politici e sindacali cittadini, coinvolgendoli pericolosamente
in indagini di polizia e addirittura provocandone l’arresto.
In modo non del tutto dissimile dalla vicenda che ha visto
Mistroni, Pirastru e Russo minacciosamente convocati dal comando
alleato, dopo l’assalto a spacci e magazzini alimentari, nel
febbraio del 1944. Sembra andare ben oltre il semplice
disorientamento di massa, dunque la finalità, ma piuttosto verso
l’attacco diretto ai quadri responsabili, più rappresentativi e più
importanti della città e del Sulcis.
Persino ironico e divertente, senza nulla togliere alla
drammaticità dei fatti, il racconto di Vincenzo Cutaia,
siciliano lui stesso, che, insieme ad altri siciliani, era preposto
al controllo preventivo della sezione Torre civica. Cioè, ‘di
tutta quella sorta di mafiosi trasferiti a Carbonia‘, come
diceva lui che, formando folti gruppi di simpatizzanti,
chiedevano in massa l’iscrizione al Partito. Così per quel ‘Di
Franco e per i suoi fedelissimi, iscritto al PCI e poi passato alla
DC, dopo la partenza degli alleati. Da dove poteva più facilmente
controllare, per conto dei dirigenti della SMCS, le assunzioni in
miniera delle centinaia di operai da lui ingaggiati, su commissione
della Carbosarda, direttamente nelle zolfare della
Sicilia‘.
References
- ^dal 1° settembre del 2019 (www.democraziaoggi.it)
- SARDA NEWS -
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