Gianna Lai
Oggi domenica nuovo post sulla storia di Carbonia, dal 1° settembre 2019.[1]
“Un’ondata di agitazioni spontanee contro la disoccupazione e
l’inflazione si fece beffa, nelle città del Nord, dei richiami
sindacali al sacrificio”, riferisce Paul Ginsborg, in Storia
d’Italia dal dopoguerra a oggi. “Nel luglio del ‘46 vi furono
saccheggi a Venezia e moti popolari a Treviso e a Brescia, e a
Torino uno sciopero generale dell’intera città, organizzato dalle
Commissioni interne. Particolarmente attive le donne in queste
proteste e i prigionieri di guerra rimpatriati”. Così anche a Roma
e in tante altre città d’Italia. E poi le agitazioni contadine per
l’attuazione dei decreti Gullo, i contadini chiedono l’applicazione
“della riforma agraria”. Così in Sardegna, dove le
manifestazioni “crebbero in estensione …. e acquistarono sempre più
il carattere di lotte per il lavoro e per la terra”, come dice
Girolamo Sotgiu, facendosi sempre più forte ed estesa “la richiesta
di concessione delle terre incolte sulla base della legislazione
già adottata a livello nazionale”. E poi ancora in provincia di
Cagliari, dove le agitazioni del settembre 1946 inducono il
Prefetto a nominare “una commissione per assegnare le terre,
d’intesa con il ministero dell’agricoltura”, su cui interverrà in
particolare Velio Spano, sollecitandone la distribuzione in tempi
rapidi. Perchè non cambia il quadro della povertà endemica in
Sardegna nonostante, nella seconda metà del 1944, si sia
registrato l’aumento medio dei salari intorno al 65%: la
svalutazione avanza ancora di più, e niente, o quasi, possono
il pagamento degli assegni familiari, la tredicesima
mensilità, la gratifica natalizia e l’aumento del 70% delle
pensioni degli statali.
Nel Sulcis-Iglesiente, dove non si sono mai fermate le
proteste contro la disoccupazione e la povertà, iniziate già
durante l’occupazione alleata, si ricomincia a fare la conta dei
disoccupati, che raggiungono ormai quota 800. Ma bisogna
anche prepararsi per l’immediato futuro, due sono i piani di lotta,
il salario e la sopravvivenza delle miniere. Nel contesto della
politica sindacale CGIL, che pone al centro della battaglia
nazionale la protesta per ottenere le mense aziendali e per la
regolamentazione dei turni di notte. E che vedrà la partecipazione
di Carbonia allo sciopero generale su quei temi, grazie all’opera
dei Comitati di agitazione, nuovi strumenti promossi dal sindacato
in miniera e in città, per raggiungere il maggior numero possibile
di lavoratori. Il confronto tra operai e Commisioni interne
si avvia intanto, a livello locale, ponendo come nuovo obiettivo
definito l’aumento del salario base, sganciato dal cottimo che, da
sempre, lo condiziona totalmente. Perciò, durante le assemblee
interne, la parola d’ordine diviene rivalutazione della
giornata lavorativa per far crescere il salario, del quale
continuavano a non far parte le varie indennità, indennità di
cottimo e indennità di presenza, e premi una tantum, come
raccontano Vincenzo Cutaia, Giorgio Figus, Vittorio Lai, Giuseppe
Atzori,Vincenzo Pirastru e Renato Mistroni. E riduzione
dell’incidenza stessa del cottimo, attribuito di volta in
volta, senza alcun metodo certo e definito, ad arbitrio dei
dirigenti. E riduzione del numero delle categorie,
responsabili di gravi divisioni fra gli operai, pur
accomunati, invece, dalle stesse mansioni, in particolare nel
sottosuolo.
Ma la contrattazione sul salario non è questione che riguardi
le Commissioni interne dell’azienda, così come l’organizzazione del
lavoro, una materia molto difficile da analizzare, in questo modo
definita da Vittorio Foa, a proposito dei rapporti tra fabbrica e
CGIL, durante la gestione delle vertenze sindacali di quegli anni:
“la spinta rivendicativa ugualitaria che animava gli operai
dell’industria, trovava allora una rispondenza nella preoccupazione
del sindacato di garantire comunque dei trattamenti minimi, data la
mole dei bisogni elementari insoddisfatti,….. Certo fino al 1952
non mancarono lotte aziendali, anche durissime, per aumenti
salariali e contro i licenziamenti e contro gli abusi e le
discriminazioni padronali di vario tipo, ma lo schema predominante
resta quello della contrattazione nazionale”. Essendo del parere
Vittorio Foa, che in tal modo si sarebbe alla fine contribuito “al
distacco tra organizzazione e masse lavoratrici, quindi alla grave
crisi sindacale degli anni Cinquanta”, in un quadro politico
del paese ormai profondamente modificato.
Ma vediamo come si sciopera a Carbonia, nel dopoguerra, anche in
nome del salario. C’era stata una visita importante, in
città, del segretario generale e dell’ispettorato nazionale
della Federazione Italiana Minatori e Cavatori, che aveva rilevato,
ancora una volta come fosse “basso il tenore di vita del
minatore sardo. Salari e stipendi inadeguati al costo della vita,
precarie condizioni di vitto e di abbigliamento e, in certi casi,
di alloggio; insufficienza igienico sanitaria…le piaghe maggiori”.
E giornalisti di inchiesta, come Ugo Zatterin, a far da eco alla
denuncia, con scritti sull”Avanti’: Carbonia comincia ad essere
conosciuta meglio, a livello nazionale, per le condizioni di
vita degli abitanti e i minatori comprendono che si tratta di
un sostegno importante alle loro lotte, …”la miseria delle
cose rende superflui gli adeguamenti salariali e lo
sforzo moltiplicato dei minatori in gara coi conteggi del
cottimo”.
Per la rivalutazione dei salari e il riconteggio dei cottimi si
continua a scioperare fin dall’inizio dell’anno, così sotto la voce
Pubblica Sicurezza delle Relazioni prefettizie mensili al Ministro
dell’Interno, possiamo leggere come “il 6 gennaio del 1946
scioperano 1500 operai a Bacu Abis, Pozzo Nuovo, chiedendo
l’applicazione del premio di interessamento, il 7 gennaio i 150
operai dell’Impianto di distillazione a Sant’Antioco, che chiedono
aumenti salariali, l’8 gennaio sciopero alle Ferrovie
Meridionali Sarde, per la revoca del trasferimento del capostazione
Sante Bordiga”, e per chiedere invece “l’allontanamento del
direttore delle stesse, ingegner Fozzi”. Ancora a Bacu Abis,
scioperano il 23 gennaio 1946 i 1000 operai del Pozzo Roth.
Subito dopo ci sarà una tregua, in occasione della campagna
elettorale per le amministrative di aprile in città. Ed anche noi
ci prendiamo una pausa, quindi, per ricordare come, in base
alla testimonianza di Aldo Lai di cui fu fraterno amico, quel
Sante Bordiga, trasferito di forza dalla SMCS, fosse il
fratello di Amadeo, confinato dal Tribunale speciale a Carbonia,
durante il fascismo. E ancora in città, capostazione delle
Ferrovie Meridionali Sarde nel dopoguerra, ferroviere tra i più
attivi del Sulcis e molto stimato, sindacalista lui stesso, da
operai e sindacati. Lo sciopero di protesta impose che il
provvedimento venisse annullato e poi, come tanti altri
dirigenti ‘continentali’ del sindacato, Sante Bordiga sarebbe
rientrato nella sua città d’origine alla fine degli anni
quaranta.
References
- ^1° settembre 2019. (www.democraziaoggi.it)
- SARDA NEWS -
LEGGI TUTTE LE NOTIZIE DI OGGI
Ultime notizie in Sardegna
Leggi tutte le notizie del giorno in Sardegna
Leggi tutte le Offerte di Lavoro in Sardegna
Sarda News non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità nei suoi contenuti originali. *La responsabilità del contenuto degli articoli importati dai feed rss è totalmente a carico della reale fonte dell'informazione indicata al termine di ogni notizia.
Sardanews.it - portale web informativo, non gode di finanziamenti pubblici, non chiede registrazioni personali agli utenti, totalmente gratuito, autofinanziato e sostenuto dai banner pubblicitari che compaiono tra le notizie. Se vuoi sostenerci ti ringraziamo per la fiducia e ti invitiamo a disabilitare eventuali adblock attivi sul tuo browser. Per informazioni e segnalazioni scrivi al nostro indirizzo e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.