Gianna Lai
Il post sulla storia anche questa domenica, dal 1° settembre 2019[1]
Certo, vincere le elezioni a Carbonia e perdere a Roma,
significa essere forti nell’impegno di portare avanti la
mobilitazione, più deboli in vista del risultato finale. Resistenza
e conflittualità operaia, perché quella lì era proprio vera lotta
di classe. “La tensione nell’aria, dice Paolo Spriano riferendosi
anche ai mesi immediatamente precedenti, ….si chiamava lotta di
classe, aperta, dura, frontale” E se “il riflusso di destra,
e della destra più varia ma forte, presente aggressiva,
si dispiega presto nel Paese …. la novità essenziale è
l’insorgere, il rapido prevalere, con tinte corrusche e
apocalittiche, di un anticomunismo alimentato dalle
motivazioni più eterogenee. La Russia è alle porte di casa temuta
anche se rispettata, …. il trionfo dei senza dio, il regno della
collettivizzazione integrale …. la minaccia di un futuro di fame
….. E la propaganda fascista ha lasciato il segno, per vent’anni
aveva agitato lo spettro del bolscevismo asiatico. Ora viene in
primo piano l’anticomunismo religioso della Chiesa che scende da
tutti i pulpiti, penetra anche negli strati sociali poveri, nelle
campagne, è invano trattenuto dalla coalizione governativa. Il
Vaticano mai come allora diventa un fattore tanto importante nella
vita italiana, …. la scelta occidentale del papato, la
sollecitazione verso gli Sati Uniti perché si facciano alfieri
della difesa della cristianità contro l’aggressività sovietica
lungo l’Europa. ….. I toni di Pio XII sono davvero quelli di una
crociata”. Sicché il 30 agosto il Papa
trionfalmente rassicura “l’Assemblea generale di Azione cattolica
che i Comitati civici” non sarebbero stati sciolti.
E tuttavia la forza politica di De Gasperi, non viene “soltanto
dall’appoggio degli americani e del Vaticano e dell’Azione
cattolica, ma dal fatto che, nota Giorgio Candeloro, egli
aveva dietro di sé un partito di massa, la cui organizzazione si
andava estendendo largamente nel Paese” . Già “al centro
della svolta del maggio 1947, ricorda ancora Spriano, il suo
elemento determinante è la richiesta avanzata dalla borghesia
italiana, non solo nei suoi gruppi dominanti ma anche in vastissimi
strati di piccola e media borghesia, di rompere con i
comunisti”, la famosa “parte sana della popolazione” di cui
parla il questore di Cagliari avallando, in particolare, del
governo De Gasperi, “la politica liberista…. e la linea di
continuità dello stato nell’amministrazione e nel personale”. La DC
ha vinto “enfatizzando i vantaggi dell’Atlantismo,…le persone
intelligenti votano per De Gasperi che ha ottenuto gratis
dall’America la farina”, così il 18 aprile sancì la collocazione
definitiva dell’Italia nello schieramento occidentale”, conclude lo
storico Paolo Spriano.
Il 23 maggio quinto governo De Gasperi, con la DC il PSLI, il PRI e
il PLI, il 28 giugno l’Italia aderisce al Piano Marshall: aiuti per
un valore di 668 milioni di dollari, tra forniture di merci e
prestiti. E arriva in grande quantità, insieme ai cereali, il
carbone americano, e non sempre di prima qualità, come sostiene
invece che sia il Consorzio responsabile della sua vendita nel
mercato italiano, di cui fanno parte anche alti dirigenti
Carbosarda come l’amministratore delegato Stefano Chieffi. Nel
mentre, a luglio, con la fine del razionamento della carne e del
latte, si registra nel Paese un forte aumento dei prezzi di
tutti i generi di prima necessità.
Avendo iniziato il discorso sul 18 aprile con una citazione
di Pietro Nenni dal suo Diario, ancora una
premonizione del leader socialista in chiusura, che risale al
30 maggio dell’anno precedente, 1947, la vigilia cioè
dell’allontanamento di PCI e PSI dal governo, eppure adatta
ad annunciare l’Italia di questo dopo voto: “Così avremo
domani un governo col doppio avallo del Vaticano e dell’America. Il
fatto mi pare di una gravità senza precedenti”. La troviamo in
Giorgio Candeloro, con una precisazione a margine, “soltanto nel
corso dell’estate e dell’autunno del ‘47 fu chiaro per tutti che
l’Italia era entrata in una fase storica caratterizzata da una
forte tensione sociale e, nel campo politico, da un aspro scontro
frontale tra i partiti di sinistra e la democrazia cristiana”. Per
specificare nel prosieguo l’autore, “l’estromissione dal governo di
comunisti e socialisti incoraggiò infatti una generale reazione
padronale contro la parte più politicizzata della classe operaia;
questa reazione fu favorita dal governo, in particolare dalle
direttive anticomuniste date alle forze di polizia dal ministro
dell’interno Scelba”.
Ecco lo scenario che inquadra la vicenda di Carbonia, in una
Repubblica segnata da profonde e continue lacerazioni, tali
da ripercuotersi sulla città, come a farle pagare caro il suo voto
di sinistra. Quel non volersi piegare dei minatori alle
politiche economiche e sociali del nuovo governo, alla sua
collocazione internazionale, insomma ai licenziamenti di massa che
la scelta ultraliberista comportava nel Sulcis. Mentre nubi
all’orizzonte si addensano sulla CGIL, per l’imminente
rottura dell’unità sindacale, dovuta alla sconfitta elettorale
delle sinistre e al loro indebolimento nel Paese. Il primo ed
ultimo Congresso unitario quello del giugno 1947, la corrente
cristiana poco prima del 18 aprile presenta, come
ricorda Sergio Turone, “un proprio documento di piena
adesione al Piano Marshall che, tra l’altro, si annunciava come una
carta valida nella partita elettorale, che stava per aprirsi.
Dichiarazioni ugualmente favorevoli agli aiuti americani dai
sindacalisti repubblicani e socialdemocratici”. Così in
Sardegna, ribadisce anche la storica Giannarita Mele illustrando il
quadro generale, la CGIL “identificata con l’opposizione del Fronte
popolare, …. bersaglio principale ormai esplicito della repressione
governativa, ……. l’11 giugno la firma, da parte di Giulio Pastore,
di un -patto di Allenza per l’unità e l’indipendenza del sindacato-
con i rappresentatnti sindacali del PRI e del PSLI ….. e infine la
riunione delle ACLI del 29 giugno col discorso di Pio XII sui
contenuti da dare al sindacalismo cattolico”.
Un quadro che, tuttavia non modifica i rapporti di forza a
Carbonia, né a livello politico, altri 150 nuovi iscritti alle
sezioni del PCI, annuncia L’Unità del 1° Maggio 1948, né a livello
sindacale, L’Unità del 13 marzo aveva annunciato, 5.000 operai dei
13.000 residenti a Carbonia hanno rinnovato la tessera CGIL.
Tantomeno a livello di rappresentanza in tutti i cantieri
Carbosarda, a maggio, “Grande vittoria comunista a Carbonia nelle
elezioni delle Commissioni interne. Contro le manovre della
SMCS e delle ACLI, schiacciante vittoria comunista”, si legge
su L’Unità del 25 maggio. E poi del 12 giugno, “oltre l’80% dei
voti ai comunisti, precisamente 8.789 voti, al Psd’az 1.070, al PSI
397, al PSLI 135, alla Dc 659… Questa la fiducia degli operai alla
linea PCI”. A sottolinearlo sullo stesso quotidiano, in data 13
giugno, il dirigente comunista Girolamo Sotgiu, nell’articolo “Il
significato di una vittoria”, che mette in luce “la notevole
affluenza alle urne, frutto di una approfondita coscienza
politica e sindacale dei minatori di Carbonia e del buon
lavoro organizzativo”. E la fiducia degli operai “nella giusta
linea, aderente alle esigenze del bacino, per la realizzazione
della quale il sindacato è riuscito a mobilitare le masse
lavoratrici”. Tale da rendere del tutto vana la solita e
inutile “provocazione dei democristiani”, che sostengono
esserci state violenze durante elezioni delle Commissioni
interne.
Stessa affermazione a giugno, nelle elezioni per il rinnovo
del direttivo della Camera del lavoro e della Federazione
minatori”, che vedono l’80% dei voti assegnato alla componente
comunista della CGIL, con Antonio Selliti eletto Segretario
camerale e Martino Giovannetti riconfermato Segretario provinciale
dei minatori”
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