Gianna Lai
Oggi domenica un altro pezzo della storia di Carbonia dal 1° settembre 2019[1].
Riunione dei rappresentanti comunisti,
socialisti, del Partito Sardo d’azione Socialista, dell’UDI, della
Lega dei contadini, dell’Associazione dei Partigiani, del Consiglio
di gestione e delle Commissioni interne, che esprimono solidarietà
a Velio Spano, denunciando come grave violazione della Carta
costituzionale il suo fermo da parte dei poliziotti. E L’Unità
prosegue, con l’informazione diretta da Carbonia, pubblicando il 4
settembre 1948 un articolo di Claudia Loddo, “Cuori di mamma”,
sugli arresti del 28 agosto: “arresti eseguiti in ottemperanza alla
circolare del 19 luglio firmata dal ministro Scelba”, per
annunciare che l’appello lanciato dall’UDI, sull’accoglimento dei
bambini, figli degli arrestati, nei paesi della Sardegna, ha avuto
tante adesioni. 75 di loro, ospiti “delle famiglie democratiche”,
durante la vendemmia. E incoraggiamento poi da tutta l’isola, con
la creazione del “Comitato di solidarietà popolare per i compagni
vittime della politica di Scelba”, su L’Unità del 10 settembre
1948.
Ma i partiti e le associazioni chiedono l’allontanamento di Pirrone
e, quando il questore di Cagliari vieta ancora un comizio di Velio
Spano, fissato per l’8 settembre, è il senatore stesso a denunciare
pubblicamente, su L’Unità di quel giorno, “le responsabilità del
governo e gli obiettivi di De Gasperi e Scelba di voler costruire
un regime, uno Stato forte”. A seguire, immediatamente, la
comunicazione del questore, sbrigativa e molto critica sul
comportamento del senatore comunista: “Considerato che il 1
corrente mese è stato tenuto in Carbonia un comizio che, per
l’intemperanza dell’oratore, la polizia è stata costretta a
sciogliere, … e che si intende tenere un altro comizio a Carbonia
sul tema - Le conseguenze della circolare Scelba ai prefetti - e
che ciò potrebbe essere motivo di nuovi incresciosi incidenti, il
comizio è vietato per motivi di ordine e sicurezza pubblica”. Così
su L’Unità del l’8 e del 9 settembre. Sicché il sindacato è
costretto a ripetere più volte iniziative e assemblee, nei locali
aperti al pubblico, onde consentire la partecipazione la più ampia
possibile degli operai, essendo vietato, oltre al comizio in
piazza, anche ogni genere di “assembramento”. E a Pirrone, che
pretende di vietare a Carbonia persino gli incontri nei luoghi
aperti al pubblico, presso il dopolavoro n°4, è poi il questore
stesso a rispondere, dichiarando immediatamente nullo il divieto.
Pur se continua l’accanimento contro i dirigenti, i militanti della
sinistra e gli operai delle Commissioni interne, durante la
preparazione di tutte quelle manifestazioni pubbliche. Come in
occasione del comizio del 10 settembre, quando L’Unità pubblica:
“Giunti ieri camion di poliziotti in vista dell’assemblea del
Circolo Enal N°1. I poliziotti si son schierati a semicerchio
intorno agli ingressi del Teatro, con bombe lacrimogene in cima ai
moschetti. La piazza si è riempita di operai che non potevano
entrare nei locali, perchè stracolmi; essi seguivano la riunione
attraverso gli altoparlanti, le comuncazioni radiodiffuse, iniziata
col discorso del compagno Manera, proveniente dalla Segreteria
della Federazione italiana lavoratori industrie estrattive, che si
è soffermato sul significato reazionario e antidemocratico dei
provvedimenti governativi”. E nel mentre, la dichiarazione della
Democrazia Cristiana di Carbonia, “La sezione della DC ritiene più
che giusto rivolgere un vivo elogio al Commissario di Pubblica
Sicurezza Pirrone”, pur assistendo i democristiani, dalle loro sedi
cittadine, all’allargarsi del movimento di massa, all’allargarsi
della partecipazione in tutto il territorio. “Per la difesa delle
libertà democratiche”, è la parola d’ordine con cui L’Unità dell’11
settembre 1948 annuncia, a tutta la Sardegna, l’assemblea del 12
settembre, ancora presso il Teatro Enal, e poi i comizi nei centri
del Sulcis, tenuti dai dirigenti del PCI, del PSI e del Partito
Sardo d’azione Socialista.
Ma il braccio di ferro tra la forza pubblica e il sindacato
continua anche nei giorni successivi, allorché Pirrone vieta
addirittura l’uso dell’altoparlante in città, che invita la
popolazione a partecipare, il 12, all’assemblea della Camera del
lavoro, “in quanto una riunione di migliaia di persone non può
essere contenuta nel locale e si formerebbero assembramenti, in
contrasto con il vigente regolamento”. Ancora l’intervento del
questore ad annullare il divieto, “è dovuto intervenire il questore
per rilasciare l’autorizzazione”, su L’Unità del 12 settembre 1948:
al solito, la piazza invasa da centinaia di operai che non son
potuti entrare nei locali già così affollati. Stessa cosa durante
la manifestazione del 14 settembre. E il sindacato dichiara, per
voce del dirigente E. Manera, su L’Unità del 15 settembre,
“Distruggere le organizzazioni dei lavoratori è l’obiettivo della
reazione a Carbonia, per poter sfruttare senza problemi le masse
popolari. Carbonia la città caserma è divenuta, dopo la caduta del
fascismo la roccaforte del proletariato isolano e della democrazia,
…. nè si vuol risolvere la crisi finché non saranno stroncate le
organizzazioni democratiche”.
Per non dare respiro al movimento, ancora arresti, questa volta
a Bacu Abis : “A Bacu Abis nuovi arresti. 24 ore di sciopero il 19
settembre: agendo in stretto collegamento con la direzione SMCS, la
polizia ha compiuto un nuovo rastrellamento”. Durante la notte del
17 di quel mese, come si legge su L’Unità del 21, i poliziotti, con
i mitra spianati, hanno fatto irruzione nelle case popolari del
piccolo centro, “otto operai imputati di tentato omicidio e rapina
(per via delle due colombe sfuggite al cesto del Fiorito), e
tradotti a Cagliari; fra loro un ragazzo di 17 anni”. Ci si
riferisce ancora alle indagini sui fatti del 14 luglio, che hanno
visto il consultore democristiano Fiorito denunciare i dimostranti
per l’assalto alla sezione Acli: grande assemblea popolare in un
locale di fortuna e dichiarazione dello sciopero, “avendo Pirrone
vietato al padrone dell’unico locale pubblico di cederlo per le
riunioni sindacali”. E si mantengono poi a lungo i presidi della
polizia nel centro, “ancora in circolazione a Bacu Abis camion di
poliziotti e carabinieri, mentre continuano gli interrogatori del
maresciallo dei carabinieri agli operai”, su L’Unità del 21
settembre 1948
E’ in questo clima di terrore che Renzo Laconi, il 17 settembre,
presenta un’interrogazione al ministro degli Interni Scelba,
chiedendo provvedimenti contro il commissario Pirrone,
“responsabile delle gravissime violazioni delle libertà politiche e
delle immunità parlamentari- che avevano riguardato Velio Spano-”,
come leggiamo su Maria Luisa Di Felice, nel suo “Renzo Laconi”, già
citato 1). E sporge denuncia Velio Spano contro Pirrone, per
l’arresto arbitrario e per l’aggressione alla folla, dispersa a
manganellate e con il lancio di bombe lacrimogene, durante il suo
comizio del 1 settembre. In riferimento alla condotta del
commissario di Pubblica sicurezza, egli dichiara: “Mi ha bloccato
per un’ora nei locali del Municipio con 10 carabinieri. Mi ha poi
dichiarato in arresto, trattenendomi ancora un’ora, presso
l’Albergo centrale, con minacce continue, lasciandomi libero solo
dietro la pressione dei suoi collaboratori”, L’Unità del 21
settembre 1948.
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