Gianna Lai
Ecco il consueto post domenicale su Carbonia. L’arrivo di Mussolini nel 1942, la guerra e l’ACaI. Il primo articolo domenica 1° settembre, l’ultimo domenica scorsa, 12 gennaio.[1]
Dal 10 al 16 maggio1942 Benito Mussolini è nell’Isola,
accoglienze entusiastiche annunciate in ogni luogo, a Cagliari,
Sassari, Nuoro, Iglesias e Carbonia, dove la città si mobilita come
per le grandi occasioni: lo acclamano, durante la breve visita nel
centro e durante il percorso verso la miniera e poi verso
Cortoghiana e Bacu Abis, dirigenti e autorità locali, con a capo il
Commissario prefettizio De Magistris, in successione, da
appena un mese, del Podestà Vitale Piga, cui sarebbero seguiti una
serie di altri commissari prefettizi per tutto il periodo bellico.
Agli operai promessi nuovi premi di assiduità. ‘Palesata ancora una
volta l’alta tempra morale di fiera razza di combattenti della
gente sarda, la fede assoluta nella vittoria, la totale adesione
alle istituzioni del fascismo’, dirà Mussolini, parlando dell’esito
del suo viaggio in Sardegna al Direttorio nazionale, nei giorni
successivi. Ma, come sottolinea Girolamo Sotgiu, proprio dalla
polizia arrivano invece le segnalazioni sui segni di ‘
stanchezza della popolazione e più o meno nascosti fermenti di
reazione’. Di fronte certo alla drammaticità del quadro
internazionale, determinato dall’attacco della Germania all’URSS,
mentre le truppe italiane vengono ricacciate, nell’agosto del
‘41, dalla Somalia e dall’Egitto, fino a doversi arrendere in
Etiopia all’esercito inglese, che si mostra durissimo anche contro
la flotta, gravemente colpita a Taranto: una guerra
lunga, per una guerra annunciata breve e di facili conquiste,
mentre il Paese è ormai sull’orlo del tracollo.
Al ritorno dal viaggio in Sardegna, se la scarsezza di
risorse energetiche resta ancora al centro delle preoccupazioni di
Mussolini, i cambiamenti importanti, che si annunciano da questo
momento all’ACaI, non sembrano tuttavia indirizzati a incidere
tanto sugli esiti della produzione, quanto sulla struttura della
società stessa: la proposta del ministro delle corporazione
Cianetti, sostenuta anche dal duce, ‘per migliorarne lo stato di
salute’ è quella di decentrare l’Azienda, presso le sedi
minerarie del Sulcis e dell’Arsa. A Roma ancora la sua residenza,
in quanto ente finanziatore delle due società affiliate,
continuando a gestirne attività commerciale, servizi
marittimi, assunzioni del personale e dovendo esercitare
ancora il controllo tecnico generale, il coordinamento dei
programmi di produzione, di ricerca e di studio dei nuovi impianti.
Solo che, separati risulterano, a partire dal settembre 1942, gli
organi direttivi, tre i presidenti, tre i consigli di
amministrazione, nonostante il parere contrario del duce stesso
che, in una lettera a Cianetti del 16 maggio 1942, subito dopo la
visita alla città, aveva con tono rassegnato definito l’ACaI,
‘un’azienda malata’. Di nuova istituzione la figura
dell’amministratore delegato e del direttore generale, ‘con
funzioni prevalentemente tecniche’, i quali avrebbero dovuto
risiedere presso la miniera, per dedicarsi ‘all’andamento della
produzione e ai rapporti con le autorità provinciali e
all’attuazione di ogni migliore provvidenza di carattere sociale’.
Che ‘per ragioni di praticità, efficienza e prestigio’,
li giustifica Vaselli, non si trasferiranno affatto a
Carbonia, né ad Arsia, ma tant’è, la stessa Azienda,
ben convinta, lo dice apertamente: ‘mancano in Italia tecnici
veri e propri delle miniere di carbone, del tutto insufficienti
quelli minerari in generale’, invece unico ad ‘assicurare una certa
professionalità’, sarebbe stato in quel tempo l’ing. Giulio
Rostand, per ammissione dello stesso presidente Vaselli.
Se ‘ad un costo di circa 400 lire la tonnellata fa riscontro
un prezzo di vendita di 150 lire circa’, lo Stato deve intervenire
subito a garantire il pareggio della SMCS, con uno stanziamento di
ben 130 milioni di lire, essendo aumentati i costi di
produzione e dei noli, e dovendo provvedere l’Azienda
alle assicurazioni di guerra e ai premi di assiduità
destinati alle maestranze, secondo la Lettera del ministro delle
finanze Acerbo al ministro delle corporazioni, datata 24
febbraio 1943. Perché solo 27.943 tonnellate di Sulcis si riesce ad
imbarcare nel gennaio del ‘43, rispetto alle oltre 60 mila mensili
dei precedenti settembre e ottobre, e solo tre i piroscafi a
disposizione, di stazza complessiva di appena 20 mila
tonnellate, assegnate dalla Marina mercantile all’ACaI nel mese di
febbraio, quando le carboniere di Sant’Antioco, la cui capacità
massima era di 50mila tonnellate, ne contenevano già 44 mila pronte
all’imbarco. Perciò, non essendo possibile utilizzare neppure
i natanti militari che rientravano nel Continente, il ministro
delle corporazioni decise l’arretramento della produzione di Sulcis
a 55mila tonnellate mensili, da consumarsi esclusivamente
nell’Isola e da destinarsi alla SES, all’Italecementi e alle
Ferrovie, ma solo per una minima parte a quelle dello Stato, non
avendo mai esse adattato i loro impianti all’uso del combustibile
sardo. L’ACaI concentra allora la coltivazione solo nelle zone più
produttive, Serbariu e Sirai, sospese, come dicevamo, le ricerche e
il completamento degli impianti a Bacu Abis e a Seruci, chiusi i
pozzi, appena aperti, di Cortoghiana Nuova, che ‘non danno
rendimento’. E, a screditare i tecnici, una nota per la segreteria
di Mussolini, ‘gli stessi blocchi mostrati al Duce come
estratti da questa miniera [durante la visita del 1942, n.d. a.]
erano provenienti in realtà dai pozzi di Bacu Abis’, con
riferimento a quel complesso di Cortoghiana Nuova, Littoria I e
Littoria II, valutato intorno ai 60 milioni di tonnellate di
combustibile. Che, secondo l’ACaI, avrebbe dovuto essere ampliato
fino a raggiungere i pozzi di Bacu Abis, col seguente risultato:
’scavate lunghe gallerie, approntati macchinari per l’estrazione e
spesi complessivamente 300 milioni’. E’ quanto si legge
nell’Appunto per il duce ‘Miniere di Cortoghiana Nuova’, del
ministro delle corporazioni, in data 16 febbraio 1943, ma dei
contrasti che segnano le ultime vicende dell’ACaI, prima della
caduta del fascismo, si comprende meglio leggendo la lettera di
dimissioni del presidente SMCS Luciano Gottardi al
duce, che inizia ricordando ‘i miei 23 anni di servizio nelle
file del fascismo’, e prosegue denunciando ‘dopo cinque mesi di
lavoro, in un’atmosfera di diffidenze e interferenze’, la profonda
diversità di vedute ‘tra me e i dirigenti ACaI’. Di qui la
decisione del presidente di dimettersi, onde evitare all’azienda
’sterili e penose schermaglie’, chiedendo che l’ACaI divenga
’strumento finanziario’, oppure conservi ‘il governo totale, senza
il tramite artificioso delle predette affiliate’, perché
‘Carbosarda è un organismo seriamente malato: fisicamente e
moralmente’. E non ci sarà modo di indurlo a ripensamenti, pur così
alta la fede nel capo, anche nel momento di porre fine all’incarico
nell’Azienda, ‘comandatemi, duce, ed ogni altra gioia sarà
seconda a quella di obbedirvi’. Sarà il consigliere Paolo
Bompard a succedergli.
Ma ormai non c’è più tempo neppure per l’ACaI, mentre ’sotto i
colpi delle forze alleate il vecchio Stato accentrato andava in
pezzi’, dalla seconda metà del 1942 l’isola risulta ‘di fatto
staccata dall’Italia, l’isolamento giorno dopo giorno sempre
maggiore’, come dice Girolamo Sotgiu, bloccati quasi del tutto
anche i collegamenti interni, essendo ormai esaurite in Sardegna le
scorte di nafta. A dare una svolta decisiva alla guerra, sui
fronti europei, la vittoria dell’Armata rossa a Stalingrado su
Hitler, tragica la ritirata dell’ARMIR nel novembre-dicembre
1942, inviata in Russia sotto il diretto comando tedesco:
male addestrati e male equipaggiati, gli italiani vi muoiono a
migliaia. Dalla Tunisia, dopo l’occupazione del maggio
‘43 gli alleati lanciano i bombardieri sull’Isola, contro le
installazioni militari di Monserrato, Elmas e Decimo, già attaccate
precedentemente, ‘ma è dal febbraio 1943 che ha inizio su
scala terrificante l’attacco aereo per ridurre l’isola alla
ragione’ fino alla distruzione di Cagliari. Mussolini sconfitto sui
campi di battaglia e destituito il 25 luglio, sarà la Resistenza al
nazifascismo a riscattare la dignità degli italiani.
References
- ^ 12 gennaio. (www.democraziaoggi.it)
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