Gianna Lai
Triste domenica di guerra in Ucraina, ma la nostra storia di Carbonia prosegue, a partire dal 1° settembre 2019[1].
Armando Congiu su
L’Unità, a quel tempo diretta da Pietro Ingrao, scrive il 13 agosto
1948 un articolo dal titolo “Marshall contro Carbonia”, criticando
fortemente i tecnici, “che si appellano a leggi fisse ed immutabili
dell’economia”, unanimi nel ritenere più alto il costo del Sulcis,
rispetto a quello del carbone americano, ed inferiore il suo
rendimento, “perciò più economico acquistare il primo a preferenza
del secondo”. Si tratta invece, sottolinea Congiu, di un “mercato
non libero, anzi mercato pianificato a fini politici, perché
determinate dall’America sono le fonti di produzione, i prezzi di
vendita, i mercati di distribuzione e consumo, le stesse
destinazioni per le trasformazioni. Mercato non libero in cui il
capitalismo più debole cede al capitalismo più forte, ……. mercato
non libero, che fa morire Carbonia per far vivere Detroit e
continua, tuttavia, a tener conto del reddito commerciale dei vari
industriali e finanzieri italiani”, garantendo loro enormi
profitti. E prosegue, Armando Congiu, denunciando come il carbone
americano, “che arriva a credito, viene venduto a prezzo politico
proprio perché il governo italiano è impegnato a distribuire tutto
il complesso di merci E.R.P. che gli vengono assegnate
dall’America. E’ un protezionismo a rovescio quello che il governo
italiano sta applicando nei confronti del carbone americano. Ed è
perciò che la nostra critica si appunta, in maniera particolare,
contro la politica economica del governo italiano, una politica
economica che porta al fallimento la nostra industria, per il
desiderio di ottenere un determinato appoggio politico; direttive
economiche che, lentamente, trasformeranno il nostro paese in un
mercato coloniale di consumo, diminuendo il reddito nazionale e
facendo compiere, in sostanza, un lungo passo indietro al popolo
italiano”. Il carbone americano arriva in Italia con l’esenzione
dai diritti di licenza, e questa misura di favore è stata
confermata dal CIR, perciò il carbone americano, resa porto di
Genova, arriva al prezzo di 22 dollari che, al cambio, significa un
prezzo superiore economicamente a quello del Sulcis, quotato a
Milano fino ad un massimo di 12.500 lire. “Il carbone americano
arriva in Italia a credito ed è venduto a prezzo poltico”, nelle
conclusioni del dirigente del PCI, così si aggiunge un altro
tassello importante nel discorso che la delegazione di Carbonia
deve tenere presso il ministero dell’Industria e del Commercio a
Roma, analizzando la situazione del Sulcis. Ed è come se si potesse
di nuovo aprire un spiraglio per la salvezza del bacino, nella
capitale, alla presenza dell’Alto Commissario, il Direttore
generale dei servizi minerari del ministero, l’ingegnere capo del
Distretto minerario di Iglesias, i rappresentanti dell’ACaI e
dell’Associazone Mineraria Italiana e poi della Federazione
minatori CGIL e della Camera del Lavoro di Carbonia, leggiamo su
L’Unione Sarda del 13 agosto 1948. Pur annunciando L’Unità della
Sardegna, il giorno dopo, “Nessuna assicurazione conclusiva sul
grave problema di Carbonia, dopo un ordine del giorno scarsamente
impegnativo sugli esiti della Commissione per lo studio del
problema del carbone Sulcis in cui, semplicemente, si fanno voti
perché il governo adotti provvedimenti sul risanamento della
società”.
E la Consulta, direttamente chiamata in causa per la pressione
delle assemblee cittadine indette al rientro della delegazione
romana e su sollecitazione, in particolare, dei parlamentari sardi
della sinistra, si riunisce a Cagliari il 28 agosto, invitati
“politici, sindacalisti, dirigenti d’azienda e studiosi del
settore”. Nel discorso di Renzo Laconi, la difesa del lavoro e
dello sviluppo industriale in quel territorio sulcitano, attraverso
“l’immediata attuazione del Piano Levi”: l’Alto Commissario
chiamato a richiedere, presso il governo, il “varo di provvedimenti
concreti e immediati a favore del bacino carbonifero”, come ricorda
la prof. M.L. Di Felice in “Renzo Laconi, una biografia politica e
intellettuale”. Ed è ancora L’Unione Sarda del 29 agosto a
titolare, “Ieri alla Consulta regionale unità di intenti per
l’avvenire del Sulcis”, dando risalto all’intervento dell’ingegner
Mario Carta, “del Corpo delle Miniere, che ha riassunto
criticamente alla Consulta i lineamenti essenziali del piano: Il
carbone sulcis mercantile è di qualità non inferiore a quella dei
sei settimi del carbone estero importato, come il carbone Arsa,
importato in Italia in compensazione privata e utilizzato come
minuto, mentre buona parte del nostro minuto giace invenduto e
brucia nelle banchine”. E prospetta, lo studioso, “un progetto
numero uno” consistente nel finanziamento di 3 miliardi di lire,
per potenziare le miniere, e “un progetto numero due”, 18 miliardi
di finanziamento statale, per costruire una Centrale termoelettrica
da tre miliardi e mezzo di lire e un impianto per la produzione di
50 mila tonnellate annue di azoto fissato in solfato di ammonio e
nitrato di calcio e alimentato da una centrale termoelettrica di 30
mila kw, che utilizza Sulcis minuto e idrogeno, ottenuto mediante
la gasificazione dello stesso Sulcis minuto. In tutto 29 miliardi
in circa 3 anni, ….tra i 15 e i 16 mila gli addetti previsti”. Per
concludere, il quotidiano sardo, con l’annuncio che sarebbe stato
“il Comitato interministeriale per la ricostruzione ad esaminare il
progetto numero 2, dopo averlo affidato allo studio di una
ristretta commissione”. In grande risalto l’ordine del giorno
finale, che poneva al centro l’immediata attuazione del secondo
progetto Levi, l’apertura, cioè, delle scuole professionali
minerarie, opere agricole di utilità generale e il collocamento
obbligatorio di una percentuale di carbone Sulcis su ogni
quantitativo di carbone fossile importato in Italia. Con l’impegno
dei parlamentari presenti, Lussu, Carboni, Melis, Lamberti,
Mastino, Gallico Spano, Cavallera, Sanna Randaccio e Fadda e Cocco
Ortu, di svolgere un’azione politica comune per investire il
parlamento italiano, da poco insediato, del problema Sulcis.
“Solenne Ordine del giorno della Consulta, il 28 agosto, approvato
all’unanimità: La Consulta Regionale sarda riunita in assemblea
strordinaria, anche con l’intervento degli onorevoli deputati e
senatori sardi, premesso che il bacino carbonifero del Sulcis
costituisce l’unica grande riserva italiana di combustibile
fossile, che il medesimo bacino, se sfruttato razionalmente, darà
tuttora un notevole apporto al potenziale dell’industria e del
lavoro nazionali; che pertanto il problema di Carbonia, pur
interessando la Sardegna, è sopratutto un problema di interesse e
responsabilità nazionali, chiede che l’Alto Commissario e gli
onorevoli senatori e deputati sardi si adoperino e sostengano
presso il Governo e nel Parlamento: a) L’immediata attuazione del
progetto Levi, presentato dalla direzione della Carbosarda e quegli
altri provvedimenti che consentano la radicale soluzione del
problema, tenendo conto delle imprescindibili esigenze sociali
delle masse operaie di Carbonia. b) L’effettivo incremento delle
scuole professionali minerarie, per la qualificazione di operai
generici e la loro trasformazione in minatori specializzati e per
la riabilitazione degli infortunati di miniera. c) Lo sviluppo,
nella zona, di opere agricole e di utilità generali. d) Il
collocamento obbligatorio, diretto o indiretto, di una percentuale
di carbone Sulcis su ogni quantitativo di carbone fossile importato
in Italia, onde assicurare il collocamento del combustibile Sulcis,
pur lasciando agli organi tecnici e alle categorie industriali ogni
libertà sulle forme di distribuzione e utilizzazione. In
particolare si invita l’Alto Commissario a presentare e a
difendere, di persona, le presenti richieste in seno al C.I.R., con
ogni energia, dando alla sua azione carattere di estrema
urgenza”.
Gli faceva eco il prefetto di Cagliari, nella sua relazione del 28
agosto sulla “tornata della Consulta regionale dedicata al Bacino
del Sulcis”: il problema di Carbonia è basilare nei confronti di
tutta la provincia, sotto l’aspetto economico e sociale e
“pronuncia una parola definitiva su tutta la zona e sul suo
asssetto nel quadro economico, regionale e nazionale”. Mentre, era
toccato al senatore comunista Velio Spano denunciare, in piena
Consulta, gli arresti e le perquisizioni di quella notte a
Carbonia, dopo giorni di fermi e di interrogatori, “la provocazione
poliziesca” avvenuta in città, a seguito dei disordini del 14
luglio, e sollecitare le istituzioni, anche alla luce di questi
gravi fatti, a intervenire presto in favore del Sulcis.
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