Marco Sini
Nel Giorno della memoria ricordiamo un partigiano
sardo morto a Dacau, ricordato nel libro di Rita Arca “Notte e
nebbia a Dachau – Bartolomeo Meloni tra storia e Memoria”, Iskra
ed. - Ghilarza.
Meloni veniva da una importante famiglia di Santu Lussurgiu, una
delle grandi famiglie rurali nella rivolta antifeudale di Giommaria
Angioy, il primo tentativo rivoluzionario in Italia contro l’Antico
Regime. Fra i 700 cavalieri che accompagnavano l’Alternos a
Cagliari, c’era, insieme ad esponenti di altre famiglie
santulussergi anche Domenico Meloni, avo di Bartolemeo, a
dimostrazione che la ferma e decisa adesione di Bartolomeo alla
Resistenza veniva da lontano, da una lotta per la libertà dei suoi
avi che attraversava i secoli.
Conoscere e, soprattutto, raccontare le storie dei tanti sardi
che sono stati partecipi di questa Grande Storia è un nostro
impegno primario, e molti di loro purtroppo, non sono sopravvissuti
e sono morti, chi in scontri a fuoco con i nazifascisti, chi
fucilato, chi morto nei lager nazisti della deportazione, come
Bartolomeo Meloni.
Ma chi erano questi sardi Resistenti?
La Sardegna non è stata interessata dalla Resistenza in senso
stretto così come si è costituita e dispiegata nelle regioni
dell’Italia continentale che, dopo l’8 settembre del 1943, era
sotto occupazione e dominio dell’esercito tedesco, della Gestapo e
delle SS.
Ciò non significa che in Sardegna non ci siano stati episodi di
Resistenza o che i sardi non abbiano partecipato alla Resistenza ed
alla lotta di Liberazione.
Basti pensare agli episodi de La Maddalena, di Oristano e di
Macomer che hanno visto i primi scontri con i tedeschi in ritirata
o con i corpi fascisti dell’esercito italiano di stanza in
Sardegna.
Così come è notorio e documentato l’apporto dato dai sardi, giovani
soldati e non solo, alla Resistenza e alla lotta di Liberazione dal
nazifascismo.
Ma chi sono i sardi che hanno partecipato alla Resistenza e alla
guerra di Liberazione? Quanti e quali nel continente italiano e
all’estero? La stragrande maggioranza dei sardi che hanno
partecipato alla Resistenza e alla guerra di liberazione sia nelle
formazioni partigiane sia nel Corpo di Liberazione del ricostituito
esercito italiano sono circa 4.000 militari sorpresi in continente
dall’armistizio dell’8 Settembre del 1943 che sceglieranno di
combattere contro l’esercito tedesco occupante e contro gli
ausiliari repubblichini di Mussolini: tra loro, e sono tantissimi,
faccio solo alcuni esempi significativi, consapevole di far torto a
tantissimi altri che non posso citare per ragioni di tempo. Tra
l’altro alcuni di loro sono anche citati nel libro di Rita Arca che
oggi presentiamo….
Il primo esempio è Pietro Borrotzu, di Orani, fucilato dai nazisti
a Chiusola (La Spezia) il 5 aprile 1944, studente e poi ufficiale
dell’Esercito, Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. A La
Spezia un Largo porta dall’immediato opoguerra il suo nome con una
lapide che lo ricorda come “martire della libertà”, a Nuoro solo
pochi anni fa è stata collocata una lapide a sua Memoria di fronte
alla casa dove abitò. Il cagliaritano Nino Garau, scomparso un anno
fa, Comandante di una Brigata Garibaldi nel modenese, liberatore di
Spilamberto prima dell’arrivo degli eserciti alleati. Il Comune di
Spilamberto gli darà cittadinanza onoraria, chiavi della città, e
Aula consiliare. Il monserratino Pinuccio Tinti, capo di una
squadra Partigiana in Toscana, che abbiamo ascoltato per tanti anni
a Cagliari nei comizi del 25 Aprile, o anche il monserratino Nello
Congiu vice-comandante del GAP “Minciotti”, morto in uno
scontro con i tedeschi nel giugno del 1944 a Monte San Vito
(Ancona), dove una importante via del Centro storico è a lui
intitolata.
Poi ci sono quei soldati sardi che si trovavano tra le truppe
italiane di occupazione in Grecia, in Albania e in Jugoslavia, che
sfuggiti al giogo tedesco, si sono trasformati da invasori in
liberatori di quei popoli partecipando alle Resistenze di quei
paesi, come ad esempio Dario Porcheddu, fondatore e animatore
dell’Unione Autonoma dei Partigiani Sardi.
Poi ancora, anche se non erano moltissimi, ci sono i Partigiani
sardi che otremo definire del filone “politico”. Sono quelli e
quelle, si ci sono anche donne sarde partigiane, nella resistenza
romana e in quella ligure ad esempio, che provengono
dall’antifascismo politico, dalle carceri e dal confino fascista o
che erano sardi residenti in continente per lavoro (i più
politicizzati), che dopo l’8 settembre entrano nella Resistenza e
diversi di loro saranno deportati e andranno a morire nei lager
nazisti. Faccio qualche esempio: il medico
Oristanese Flavio Busonera, partigiano ucciso dai fascisti
nell’agosto del 1944 a Padova; o il monserratino Mario Corona, in
carcere a Massa Carrara per antifascismo perché condannato dal
Tribunale speciale fascista che diventa comandante partigiano in
Toscana e alla testa della sua formazione libera Fucecchio prima
dell’arrivo degli americani. Poi di Fucecchio nel 1975 sarà anche
sindaco.
In questa casistica dei sardi partecipi della Resistenza in quanto
già in continente dopo l’8 settembre o come soldati o per lavoro
troviamo quelli che sono finiti nei Lager nazisti.
Tra loro il cagliaritano trapiantato a Verona Vittore Bocchetta,
deceduto l’anno scorso a 102 anni, Partigiano del CNL che
viene arrestato dai nazisti e spedito al lager di
Flossemburg. Altri tre sardi che rientrano in questo filone di
Resistenti “politici” che saranno deportati e troveranno la morte
nei lager nazisti sono Antonio Moi di Aritzo, nato nel 1902 e morto
nel lager nazista di Mauthausen nel marzo del 1945 dopo essere
stato Partigiano del CNL nella zona di Bovisio (Milano).
Il secondo esempio è Pietro Meloni di Sestu, emigrato in Francia,
militante del Partito Comunista clandestino a Verona dal 1940, qui
fa parte del CNL e viene arrestato dalle SS, finisce nel lager di
Gusen dove muore nel marzo del 1945.
Il Comune di Verona gli ha conferito la “Medaglia d’oro della
Resistenza”.
Il terzo dei tanti altri che cito e che rientrano in questa
casistica è un altro Meloni, proprio quel Bartolomeo Meloni, il
protagonista del libro di Rita Arca.
Bartolomeo Meloni, nasce a Cagliari nel 1900 da
genitori di Santu Lussurgiu. Si laurea nel 1923 in Ingegneria al
Politecnico di Torino e nel 1926 viene assunto a Venezia come
Ispettore Generale delle Ferrovie dello Stato.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre aderisce al Partito d’Azione e
entra nella Resistenza. Insieme ad altri ferrovieri sotto la sua
direzione dà il via a numerose opere di sabotaggio, che avvenivano
in presenza della scorta tedesca, dando impressione di svolgere il
normale lavoro ferroviario.
Tali azioni erano mirate sia a danneggiare i treni usati dai
soldati tedeschi, sia ad aiutare i militari italiani rimasti
bloccati a Venezia con il rischio di essere catturati e deportati
dai nazisti.
L’intensa attività organizzata da Meloni sarà importante per la
creazione della X e XI Brigata Matteotti e garantirà un presidio
partigiano nella Stazione di Santa Lucia a Venezia, che sarà
occupata dai Partigiani senza danni durante le giornate
dell’insurrezione. Del ruolo di Meloni nella resistenza veneta da
conto, come scrive Rita Arca, il capo riconosciuto della Resistenza
veneta delle formazioni Partigiane Gielliste del Partito D’Azione,
Silvio Trentin che esalta Meloni come suo Magnifico Collaboratore
in una lettera a Lussu. Nel libro di Rita ci sono tanti riferimenti
a questo filone giellista e azionista della Resistenza veneta
grazie ai contributi che ha ricercato direttamente anche con
protagonisti e studiosi di quella Resistenza come l’avv. Renzo
Biondo che le ha fornito informazioni e notizie su Bartolomeo
Meloni con il quale aveva collaborato e anche su altri sardi, tra i
quali il partigiano monserratino Giuseppe Zuddas nome di battaglia
“Caino” (un altro Giuseppe Zuddas monserratino omonimo di quello
caduto nella guerra civile spagnola).
Ma l’attività di sabotaggio di Meloni era fin troppo esplicita e
talvolta non era accompagnata dalla necessaria cautela. Purtroppo
ciò aveva attirato l’attenzione della Gestapo e Bartolomeo Meloni
viene catturato. Il 4 ottobre 1943 viene rinchiuso nel carcere di
Santa Maria Maggiore e successivamente viene deportato a Dachau,
dove arriva il primo di marzo del 1944, numero di matricola 64724,
classificazione Schutz-Halfling (letteralmente Triangolo osso in
fermo protettivo), la stessa classificazione che nello stesso
Lager
venne attribuita a tanti altri sardi, tra questi, col numero di
matricola 126512 c’era anche il mio prozio Virgilio Sini, che lì
muore il 3 gennaio 1945.
Bartolomeo Meloni da Dachau viene trasferito a Flossemburg per poi
far rientro a Dachau dove muore il 10 luglio del 1944.
Io non entro nel merito del libro che lascio al Prof. Lecis e a
Rita ma voglio sottolineare l’importanza e il merito della ricerca
di Rita perché colloca la vicenda umana e politico-resistenziale di
Bartolomeo Meloni nel contesto storico politico di quella fase
storica con numerosi richiami sia nel testo che nelle note a piè di
pagina, che vanno lette per intero, descrivendo quel postaccio
quale è stato il Lager di Dachau con le violenze, i soprusi e
l’opera di annientamento nazista nei confronti degli internati.
Inoltre Rita descrive con
grande partecipazione la vicenda umana e familiare di Bartolomeo
Meloni legandola a filo doppio a Santu Lussurgiu, dove a Bartolomeo
Meloni è dedicata una grande Piazza e in quel Comune numerose sono
state le iniziative che lo hanno ricordato, l’ultima nel gennaio di
due anni fa con Rita Arca e con lo storico Simone Sechi, un caro
amico venuto a mancare poco più di un anno fa.
L’ANPI di Cagliari, su indicazione di tutte le Associazioni
partigiane, promotrici della campagna per la Memoria dei Resistenti
ha formalmente inoltrato al Sindaco e al Consiglio Comunale di
Cagliari la richiesta per intitolare una via a Bartolomeo
Meloni.
- SARDA NEWS -
LEGGI TUTTE LE NOTIZIE DI OGGI
Ultime notizie in Sardegna
Leggi tutte le notizie del giorno in Sardegna
Leggi tutte le Offerte di Lavoro in Sardegna
Sarda News non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità nei suoi contenuti originali. *La responsabilità del contenuto degli articoli importati dai feed rss è totalmente a carico della reale fonte dell'informazione indicata al termine di ogni notizia.
Sardanews.it - portale web informativo, non gode di finanziamenti pubblici, non chiede registrazioni personali agli utenti, totalmente gratuito, autofinanziato e sostenuto dai banner pubblicitari che compaiono tra le notizie. Se vuoi sostenerci ti ringraziamo per la fiducia e ti invitiamo a disabilitare eventuali adblock attivi sul tuo browser. Per informazioni e segnalazioni scrivi al nostro indirizzo e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.