Franco Meloni
Pubblichiamo volentieri e diffondiamo un appello di
cattolici sardi che preoccupati della situazione generale e, in
particolare della Sardegna, sollecitano un impegno corale dei
cittadini sardi e delle Istituzioni per arrestare il declino della
regione e lavorare uniti per un suo nuovo sviluppo, volgendo la
terribile crisi dovuta all’epidemia covi-19 a nuove
prospettive.
L’appello è una risposta positiva alle esortazioni di Papa
Francesco al termine delle giornate del The Economy of Francesco e
al documento finale dello stesso evento denominato “Patto di
Assisi”. I cattolici sardi in fondo delineano la proposta che
insieme con tutti gli uomini di buona volontà si costruisca un
“Patto di Assisi per la Sardegna”.
“Non ci si salva da soli”. Per battere il Covid in Sardegna
è urgente la “buona politica; non quella asservita alle ambizioni
individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di
interessi”.
Appello di cattolici sardi
Premessa. Noi cittadini sardi, cattolici ispirati dai valori del Vangelo, fedeli agli insegnamenti del Concilio Vaticano II e della dottrina sociale della Chiesa, convintamente riproposti dalle ultime illuminanti encicliche di Papa Francesco, ci dichiariamo preoccupati e angosciati per il precipitare della situazione economica della Sardegna, con il portato di sofferenze materiali e psicologiche per un numero crescente di persone appartenenti a tutti gli strati della società sarda, specie dei meno abbienti. Chiediamo pertanto a tutti, a partire da quanti hanno responsabilità pubbliche, nelle Istituzioni e nelle altre organizzazioni della Società, e a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volontà, un impegno corale che, nel rispetto delle differenze delle diverse appartenenze politiche e culturali, ci renda solidali e attivi per uscire dalla situazione di crisi e difficoltà antiche e attuali della nostra regione.
1. La Sardegna nel momento in cui ha bisogno della più grande
ricostruzione morale sociale ed economica della sua storia
contemporanea – che può iniziare proprio dalla lotta al Coronavirus
e ai suoi devastanti effetti – risulta paralizzata da un insieme di
contraddizioni che si scaricano soprattutto sui più deboli.
La pandemia da Coronavirus ha ulteriormente aggravato le già
precarie condizioni economiche e sociali della Regione.
L’aggiornamento congiunturale dell’economia della Sardegna del
novembre 2020, pubblicato dalla Banca d’Italia, sottolinea la forte
negatività di tutte le variabili ( molto peggio di quanto accaduto
a livello nazionale) dal PIL ai consumi, dalle esportazioni
all’occupazione, dal fatturato agli ordinativi di tutti i settori
dall’agricoltura all’industria, dal commercio, all’edilizia dal
turismo ai servizi. Gli effetti di questa crisi strutturale avranno
pesanti conseguenze oltrechè sul piano sociale anche su specifiche
situazioni come l’emigrazione dei giovani istruiti, l’ulteriore
spopolamento dei piccoli comuni, l’incremento dei livelli di
povertà.
2. Principali emergenze
In diversi settori fondamentali le situazioni di crisi si sono
aggravate negli anni.
- Nella scuola, nella formazione, nell’Università e nella Ricerca,
comparti in cui si ampliano i divari tra i partecipanti a tutti i
livelli – con esclusioni dettate in grande misura dalle condizioni
economiche di partenza delle famiglie – oggi anche acuiti dalla
formazione a distanza.
- Nei trasporti perennemente incerti al punto di togliere ai sardi
il diritto costituzionale alla mobilità. E’ dei giorni scorsi la
dichiarazione relativa all’interruzione dal 1° dicembre di tutti i
collegamenti navali in convenzione.
- Nella sanità, con i tagli sistematici agli organici, l’annuncio
di riforme penalizzanti nei confronti dei territori, l’intasamento
degli ospedali; il taglio delle borse di studio per le
specializzazioni mediche. Questioni ben rappresentate in questo
periodo dal malessere dei sindaci di fronte all’enormità
dell’emergenza sanitaria disperatamente affrontata dai medici, dal
personale sanitario, dagli operatori delle cooperative sociali e
del volontariato a cui va la nostra solidarietà
- Nelle pubbliche amministrazioni, in tutte le diverse
articolazioni, dove si aggrava la farraginosità burocratica al
punto da compromettere i diritti dei cittadini, ma anche delle
imprese, ostacolate anzichè sostenute nella funzione di creare
lavoro per uno sviluppo economico eco-sostenibile.
Nella politica, segnata dal crollo della partecipazione dei
cittadini sardi agli eventi elettorali e, spesso , da carenze
programmatiche e attuative che rischiano di mettere a repentaglio i
diritti della persona e perfino del rispetto della dignità umana.
Nell’emergenza attuale, che riguarda tutti, ad essere maggiormente
colpite sono, come sempre, le fasce sociali più deboli della
popolazione: giovani, donne, anziani, poveri di ogni tipologia e,
tra essi, ammalati, persone con basso livello culturale, analfabeti
digitali, i residenti nei piccoli centri dell’interno,
disoccupati.
Le famiglie che già vivevano in situazioni di disagio prima
dell’inizio dell’emergenza sanitaria, versano oggi in situazioni di
gravissima difficoltà, come testimoniano anche i recenti dati della
Caritas sull’aumento della povertà assoluta e relativa.
La Sardegna ha bisogno, dunque, di interventi concreti sulle
politiche per la famiglia, i giovani, il lavoro e le imprese, la
questione ambientale, la sanità, la scuola, le infrastrutture,
l’Università, la ricerca, le nuove tecnologie, la lotta alla
corruzione.
3. La buona politica
Sulle orme di Papa Francesco chiediamo per la Sardegna “l’urgenza
della buona politica; non di quella asservita alle ambizioni
individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interessi. Una
politica che non sia né serva né padrona, ma amica e
collaboratrice; non paurosa o avventata, ma responsabile e quindi
coraggiosa e prudente nello stesso tempo; che faccia crescere il
coinvolgimento delle persone, la loro progressiva inclusione e
partecipazione; che non lasci ai margini alcune categorie, che non
saccheggi e inquini le risorse naturali […] che sappia
armonizzare le legittime aspirazioni dei singoli e dei gruppi
tenendo il timone ben saldo sull’interesse dell’intera
cittadinanza”
L’obiettivo principale della Politica deve essere, in questo
frangente, la salvezza della la dignità delle persone, concentrando
ogni sforzo sul lavoro, sulla ricerca del bene comune e non
sull’assistenzialismo.
4. Piano straordinario e Piano per la Rinascita
Si metta perciò a punto un piano straordinario di investimenti da
far partire al più presto, non oltre il 1° gennaio 2021. Quando la
moratoria statale sui licenziamenti finirà e termineranno le
risorse straordinarie per la cassa integrazione, gran parte dei
lavoratori più deboli e meno qualificati perderà il lavoro col
rischio più che concreto di rimanere intrappolata in una condizione
di impoverimento per lungo tempo. Pertanto è necessario fin da ora
intervenire con determinazione, anche con provvedimenti legislativi
straordinari, sulle ben note emergenze create dalla pandemia.
Ma anche risulta indispensabile elaborare la fase della
ricostruzione con un Piano per la Rinascita da costruire da parte
delle Istituzioni con la collaborazione delle parti sociali –
datoriali e sindacali – dei cittadini e delle loro organizzazioni,
nella pratica della sussidiarietà, affinché si immaginino e si
costruiscano percorsi di riqualificazione e affiancamento sociale
condivisi e in grado di traghettare non solo le vittime del
lockdown, ma l’intera Sardegna nella fase del post Covid. Questo
piano indispensabile anche per utilizzare al meglio le ingenti
risorse, che dovrebbero arrivare dal Recovery fund dell’Unione
Europea. Si corre il rischio, infatti, che tali risorse vengano
male utilizzate o sprecate se non si dovessero avere le idee chiare
sulla loro destinazione e modalità d’impiego.
5. Unità per il bene della Sardegna
Come cattolici apprezziamo e sosteniamo il valore e l’importanza
del pluralismo e della dialettica tra le forze politiche. Ma oggi,
in questi tempi straordinari, le contrapposizioni devono mitigarsi
lasciando posto al perseguimento di una grande unità tra le forze
politiche e istituzionali. Il bene della Sardegna e della sua gente
vale molto di più di piccoli vantaggi elettorali.
Speravamo tutti che questa pandemia da Covid-l9 cessasse e si
potesse riprendere la vita nella sua normalità. Ma non è così.
L’emergenza non sarà di breve durata e siamo certi che molto non
sarà più come prima e che dobbiamo acquistare capacità politica di
disegnare e realizzare nuovi e inediti scenari, come abbiamo
cercato di argomentare in questo scritto.
Nell’esperienza drammatica che stiamo vivendo, e che ci ha fatto
toccare con mano quanto siamo collegati e interdipendenti, ci è
consegnata questa lezione: come il contagio avviene per contatto
anche l’uscita dall’emergenza è possibile nel fare corpo unico. Non
ci si salva da soli.
6. «Non sprechiamo la crisi!»
Rammentiamo in conclusione il recente messaggio della Conferenza
Episcopale Italiana alle comunità cristiane in tempo di pandemia:
“Viviamo una fase complessa della storia mondiale, che può anche
essere letta come una rottura rispetto al passato, per avere un
disegno nuovo, più umano, sul futuro. «Perché peggio di questa
crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi»
(Papa Francesco, Omelia nella Solennità di Pentecoste, 31 maggio
2020).
Noi, cattolici sardi, raccogliamo queste esortazioni e chiamiamo
tutte e tutti agli impegni che sinteticamente e sicuramente non
esaurientemente abbiamo delineato in questo nostro appello.
Cagliari, giovedì 26 novembre 2020
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