Gianfranco Pagliarulo - Pres. Naz. ANPI
Nell’ambito della riflessione sulla invasione dell’Ucraina ci sembra molto importante questa lettera-appello del Presidente nazionale dell’ANPI. Un vero manifesto dei democratici in questa complessa vicenda.
In questa situazione così difficile e complessa ma specialmente drammatica, occorre avere una visione molto chiara ed approfondita, cioè non propagandistica, ed aprire una battaglia su obiettivi di progresso e assieme realistici.
LE ORIGINI
L’invasione russa è il punto di arrivo di tensioni e polemiche,
alle volte molto violente, non solo fra Stati Uniti e Federazione
russa, ma specificamente fra l’Unione Europea e la Federazione
russa, in particolare da quando sono entrati nell’Unione Europea (e
nella Nato) i Paesi dell’Est. È essenziale sottolineare inoltre la
giustificata preoccupazione della Russia per il proliferare della
presenza della Nato nei Paesi dell’Est a fronte di un accordo
definito verbale (ma di cui sembra che si ritrovino anche tracce
ufficiali), in base al quale dopo il dissolvimento dell’Unione
Sovietica ci si impegnava a non far entrare nella Nato i Paesi
dell’ex blocco dell’Est.
STRENUA DIFESA DEL MULTIPOLARISMO
Il mondo disegnato dalla caduta del muro di Berlino in poi è un
mondo multipolare dove dovevano andare in frantumi le rigide
divisioni segnate dai due blocchi della guerra fredda e doveva
prevalere un clima di coesistenza pacifica. Non c’è solo la Cina
come Paese emergente e potenzialmente leader dell’economia
mondiale; ci sono altri soggetti come l’India, l’Africa del Sud, i
Paesi dell’America Latina, la stessa Unione Europea. Un mondo
ridisegnato non più alle dipendenze delle due superpotenze. Questo
mondo multilaterale, policentrico, pacifico, già minato da un
trentennio di tensioni e di nuova guerra fredda di cui non si vede
traccia autocritica nei comportamenti e nelle dichiarazioni degli
States, dell’UE e della Nato, viene messo definitivamente in
discussione dall’invasione dell’Ucraina guidata da una logica
oggettivamente imperiale, se si considerano le parole di Putin
relative alla storia plurisecolare della Russia. Dobbiamo a maggior
ragione rivendicare oggi, al tempo della globalizzazione e nel
pieno di una pandemia che ha rivelato la fragilità del genere umano
davanti all’attacco invisibile del virus, la necessità di un mondo
davvero multipolare, in cui le alleanze politiche e militari non
siano più imperniate sull’idea dell’amico-nemico, ma siano
strumento di collaborazione politica ed economica fra i popoli del
mondo. Non va dimenticato che sullo sfondo rimane un’altra area di
grave tensione: Taiwan.
LA NATO
Perciò la Nato deve essere profondamente riformata limitando rigorosamente i suoi compiti all’azione di difesa dei Paesi membri, contestando la sindrome di onnipotenza di cui da tempo soffre, criticando il doppiopesismo che ha assunto in varie circostanze, come quando davantiall’aggressione di Erdogan nei confronti dei curdi siriani (ottobre 2019) il Segretario generale della Nato Stoltenberg, invece di una chiara condanna, utilizzò imbarazzate e imbarazzanti parole di comprensione verso la Turchia. La Nato nacque nel 1949 contro il blocco dell’est. La sua funzione storica si è obiettivamente esaurita, e la sua permanenza è diventata fattore di destabilizzazione e di freno alla coesistenza pacifica. Ma la richiesta di uscita dalla Nato nel mondo attuale, dati i reali rapporti di forza, è obiettivamente utopistica. La Nato va quindi vincolata ai suoi compiti esclusivamente difensivi.
L’ONU
L’Onu è da tempo un gigante impotente, come è evidente anche
davanti alla crisi ucraina. Va riformata la sua struttura a
cominciare dal Consiglio di Sicurezza che, rappresentando le
potenze vincitrici della seconda guerra mondiale, è costantemente
bloccata dai veti reciproci limitandosi, quando riesce, ad
approvare risoluzioni che non trovano poi pratica applicazione nei
rapporti internazionali. Oggi non hanno di fatto voce grandi Paesi
come l’India, il Brasile, l’Africa del Sud e più in generale l’ONU
non ha un ruolo significativo né come deterrente verso i focolai di
guerra né come strumento per contrastare le diseguaglianze nel
mondo. L’obiettivo è far sì che l’ONU diventi la struttura
sovranazionale garante di una nuova coesistenza pacifica alla base
del nuovo ordine mondiale.
I NAZISTI E L’UCRAINA
Perché Putin parla di denazificazione? In premessa c’è da dire che
non sempre Putin ha tenuto le debite distanze da personaggi ambigui
o esplicitamente dell’estrema destra russa, come per esempio (ma si
potrebbero fare molti altri esempi) il “filosofo” Alexander Dugin,
oscurantista, esoterico, ammiratore di Julius Evola e teorizzatore
della fondazione di un impero euro-asiatico con al centro Mosca.
Detto questo, la preoccupazione di Putin corrisponde ad una
presenza vera, reale e molto consistenti organizzazioni naziste in
Ucraina.
La storia dell’Ucraina dal colpo di forza successivo a Maidan
(2014) non corrisponde affatto, comevuole la narrazione dominante,
allo stereotipo delle democrazie occidentali, ma è profondamente
inquinata da forze e comportamenti esplicitamente nazisti: la
presenza spesso determinante anche nel governo di diverse
organizzazioni nazifasciste come Svoboda (il cui primo nome era
Partito Socialnazionalista Ucraino), Pravji Sector, organizzazione
paramilitare organicamente connessa col famigerato Battaglione
Azov, e altre organizzazioni. Sono stati rivalutati criminali di
guerra collaborazionisti e responsabili di efferate stragi in
particolare di ebrei, come Stepan Bandera, oggi eroe nazionale
dell’Ucraina. Queste forze sono le responsabili del massacro e
dell’incendio della sede dei sindacati di Odessa (2014). Il
Battaglione Azov, prima formato da volontari di estrema destra e
poi assorbito nelle Forze Armate ucraine, è una organizzazione
militare nazista, come attestato dai suoi simboli che riproducono
in modo fedele o lievemente deformato la svastica e il sole nero
fortemente voluto da Himmler, da tante dichiarazioni dei suoi
esponenti, dalle sue azioni violentissime e criminali. Tale
battaglione, famigerato per le sue efferatezze e crudeltà, è stato
mandato all’attacco dalle autorità di Kiev nel corso della vera e
propria guerra contro il Donbass che dura da otto anni e che ha
causato decine di migliaia di vittime. Il fondatore del battaglione
Andriy Biletsky, intervistato da Repubblica il 23 febbraio e in
quella sede dichiaratosi assolutamente non antisemita, né nazista,
né fascista, è noto come il “Fuhrer bianco” avendo sottolineato
(parole sue) “la purezza razziale della nazione Ucraina, impedendo
che i suoi geni si mischino con quelli di razze inferiori”,
svolgendo così “la sua missione storica di guida della Razza Bianca
globale nella sua crociata finale per la sopravvivenza”. Vanno
rimarcate le gravissime responsabilità degli Stati Uniti nel
sostegno al colpo di forza del 2014 e ai governi successivi e la
grave miopia dell’Unione Europea che ha sempre
sostenutoacriticamente Kiev senza mai mettere a fuoco la
pesantissima infiltrazione nazifascista nei gangli del potere
ucraino, le sue decisioni discriminatorie come l’abolizione
dell’insegnamento della lingua russa in una terra russofona, in una
più generale rimozione, da parte dell’UE, del crescere del fenomeno
neonazista e neofascista in Europa.
PER UNA NUOVA DEMOCRAZIA
Tutto ciò va denunciato e condannato con la massima chiarezza,
ma non può giustificare un’invasione militare motivata da una sorta
di nuovo irredentismo che viola il principio
dell’autodeterminazione dei popoli e l’idea stessa di un mondo
multipolare che è tale se si regge sulla non ingerenza negli affari
di un altro Stato, sul contrasto a qualsiasi visione imperiale e a
qualsiasi divisione del mondo fra grandi potenze.
Da ciò deriva l’assoluta nettezza della posizione della Segreteria
Nazionale che ha condannato fermamente l’invasione dell’Ucraina in
base a un principio di legalità internazionale che va sempre
rispettato e la cui violazione va sempre aspramente denunciata. La
difesa dei princìpi di democrazia e di autonomia dei popoli non può
essere un espediente retorico e tanto meno un’affermazione
ipocrita, ma deve essere una regola rigorosa, valida sempre e per
tutti, a oriente e occidente, nella prospettiva sostenuta dall’ANPI
di un’espansione della democrazia e dei diritti civili e sociali.
Va promosso l’orizzonte di una nuova, piena democrazia, dove si
valorizzi il nesso fra rappresentanza e partecipazione popolare,
contrastando la deriva plebiscitaria delle cosiddette “democrature”
e superando lo stallo presente oggi nelle stesse democrazie
occidentali e nella UE.
LE PROPOSTE PER LA PACE
In questo scenario l’unica via d’uscita è, anche attraverso un (per quanto difficile) auspicabile e rinnovato ruolo dell’ONU, l’immediato cessate il fuoco, il ritiro delle forze armate russe, l’indipendenza e la neutralità dell’Ucraina al di fuori della Nato e dell’Unione Europa in base a una ragionevole e urgentissima trattativa diplomatica, l’autonomia (prevista dagli accordi di Minsk ma mai realizzata da Kiev) delle regioni del Donbass, l’isolamento e la condanna delle formazioni nazifasciste, in un clima di costruzione di una concordia nazionale assente dai tempi del colpo di forza del 2014. C’è da aggiungere l’avvio di trattative per la progressiva smilitarizzazione dei confini fra i Paesi dell’est (Estonia e Lettonia confinano con la Federazione russa, la Lituania confina con la Bielorussia a pochi chilometri dalla frontiera russa) e la Russia da entrambe le parti in forme e modalità concordate. Ed infine, per quanto riguarda il nostro Paese, il rispetto assoluto e incondizionato dell’art. 11 della Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra….”), il che vuol dire evitare ad ogni costo il coinvolgimento dell’Italia negli eventuali sviluppi militari del conflitto. Non dimentichiamo mai che l’Italia è piena di basi militari USA e NATO e che da giorni dall’aeroporto di Sigonella decollano i droni di ricognizione sull’Ucraina.
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