Andrea Pubusa
Sempre di più non capisco se sono io “arrevexiu“, bastian
contrario, o gli altri fuori di senno. Prendete la questione dei
fucilatori dei due pescatori indiani. Dopo otto lunghi anni
l’arbitrato internazionale ha stabilito che i due marò vanno
giudicati in Italia. Depositata la decisione, si è levato un plauso
generale, un coro di giubilo. Un senso di diffuso orgoglio
nazionale. Politici e ministri hanno gridato ala vittoria. Si è
compiaciuto anche il Presidente della Repubblica, di solito cauto e
riservato. Molti hanno gridato “finalmente liberi”, come se i due
fucilatori fossero stati prosciolti. In realtà, la Corte dell’Aia
ha risolto solo una questione di competenza: il giudizio spetta
alla magistratuta italiana, non a quella indiana. La decisione
dovrebbe rasserenare i due marò sulla terzietà del giudice
italiano, anche se, onestamente, non si può dire che l’India abbia
mostrato accanimento contro i nostri due militari. Li ha mandati
addirittura in licenza.
Terzietà e imparzialità dunque dei magistrati romani. Niente più,
anche se è molto e giusto. La serenita’ del giudice e’ un valore
ineliminabile da un giudizio che voglia essere ispirato ai principi
del giusto processo. Anzi è quanto dobbiamo pretendere in una
vicenda che ci espone al mondo intero e che ha particolari risvolti
anche umani: i due imputati hanno sparato e ucciso due miti
pascatori, intenti al loro lavoro.
I media hanno subito dato l’assoluzione, perché - sentenziano - i
marò “hanno sparato in acqua”. Invero più che in acqua
hanno sparato sui due pescatori, ma, da che mondo è monrdo, per
spaventare o dissuadere, si spara in aria, non verso il
bersaglio. Comunque la vicenda al più si può dire che ponga
problemi dal punto di vista dell’elemento psicologico degli
sparatori (dolo o colpa?) perché il fatto è indiscutibile: i due
militari italiani hanno sparato e ucciso due persone disarmate.
Avevano seri elementi per credere che le due vittime, anziché
pescatori, fossero pericolosi pirati pronti all’assalto? Il focus
del giudizio è tutto qui. In ogni caso parlare di eroi è fuor di
luogo. Essere orgogliosi è insensato, ci sono due vittime
innocenti, c’è stato un travisamento completo della situazione
reale. La Corte dell’Aia ha già messo un punto fermo: l’Italia deve
risarcire le vittime, segno che una responsabilità civile c’è. Su
quella penale dei due fucilatori staremo a vedere. Con compostezza,
con tristezza, comunque vada. Per rispetto ai due lavoratori
innocenti, morti ammazzati.
- SARDA NEWS -
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