Paolo Pisu
Quasi un mese fa ci ha lasciati Nabeel Khair, medico palestinese,
morto a causa del covid 19. Aveva 62 anni e da poco tempo
nominato medico di base a Tonara, dopo essere stato a lungo guardia
medica ad Aritzo, Belvì, Gadoni, Laconi e altri paesi delle aree
interne. Era benvoluto da tutte le persone che lo conoscevano, ed
in particolare dai suoi pazienti, che lo ricordano come un
professionista serio, di una umanità straordinaria, sempre
disponibile ad ascoltare chi aveva bisogno. Per questo il cordoglio
per la sua scomparsa è stato rimarcato, con tantissimi commenti nei
social, anche per non poterlo accompagnare per l’ultimo saluto al
suo funerale. Ma già si pensa ad onorarne la memoria quando le
ristrettezze poste dalla pandemia saranno superate.
Ma Nabeel era conosciuto in Sardegna, da decenni, soprattutto per
la sua instancabile attività a favore della causa del popolo
palestinese e per la pace. Io lo conoscevo da quaranta anni, da
quando, alla fine degli anni ’70 e poi negli anni ’80, dirigeva i
GUPS ( giovani universitari palestinesi in Sardegna), poi anche
dirigente dei giovani di Al Fatah in Italia, mentre io ero
Segretario Nazionale di Democrazia Proletaria Sarda. Vi era in quel
periodo una particolare attenzione alle vicende internazionali,
alle lotte di liberazione nazionale, alla difesa dei popoli
oppressi e senza stato, soprattutto dei giovani. Inoltre, la
violenza dei governi israeliani non aveva limiti e si arrivava ad
occupare territori di stati sovrani e limitrofi, ad usare truppe
mercenarie per compiere stragi nei campi profughi palestinesi in
Libano, come quelle compiute a Sabra e Chatila, nel settembre 1982,
dove vennero trucidati oltre 1300 donne, vecchi e bambini. Un fatto
che suscitò una grande indignazione nel mondo, con possenti
manifestazioni.
Senza mai confondere le vicende drammatiche del popolo ebraico con
le responsabilità dei governi israeliani, DP Sarda si schierò in
difesa dei diritti dei palestinesi a vivere in pace nella loro
terra. Vennero promosse numerose iniziative di ogni tipo: convegni,
manifestazioni, sit-in, scioperi della fame, feste con gruppi di
bambini e ragazzi dei gruppi folk palestinesi, piantumazione di
ulivi per la pace, manifesti e volantini informativi, viaggi per
incontrare dirigenti palestinesi e il Presidente Arafat. In tutte
queste iniziative era sempre presente Nabeel e altri
palestinesi in Sardegna, con cui mi rapportavo, con i miei
compagni, per promuoverle o parteciparvi.
Scorrendo il mio archivio, documentale e fotografico, nella parte
riservata al popolo palestinese, ho ritrovato tantissimo materiale,
che andava oltre la memoria. Ne ricordo alcuni che mi sono rimasti
impressi nel tempo: lo sciopero della fame, di oltre cento persone
in Italia, nel 1988, per il riconoscimento dell’O.L.P.
(Organizzazione per la liberazione della Palestina), come
unico e legittimo rappresentante del popolo palestinese. Tra i
cento che avevano attuato questa grande iniziativa politica vi
erano Mario Capanna, Padre Giulio Girardi e anch’io, come
rappresentante di DP Sarda. La nostra sede di Cagliari era sempre
un via vai di giovani e non mancavano Nabeel, Samir, Fawtzi e
altri. Questa forma di lotta non–violenta durò 11 giorni e
servì ad avviare in maniera definitiva il riconoscimento
dell’OLP.
Altro momento significativo è stato, nel 1983, il viaggio, di
solidarietà ed incontro col Presidente Arafat e il suo
straordinario “ Ministro degli esteri “ Faruk Gaddumi a
Tunisi, dopo la cacciata dell’OLP dal Libano, di una
delegazione di DP e DP Sarda, composta da Giovanni Russo Spena e da
me. Ci accompagnarono Nemer Hammad, ambasciatore dell’OLP in italia
e Alì Rachid, primo segretario. Su questo viaggio ci sarebbe da
raccontare tanto, per la ricchezza degli avvenimenti: dai contatti
con i servizi italiani e Tunisini, il rocambolesco tragitto
notturno, cambiando macchine e furgoni, fino ad arrivare al buio
nel rifugio del capo palestinese Arafat, vicino a Cartagine,
protetto da ragazzi e ragazze, che ci accolse con grande
entusiasmo, ringraziandoci per essere la prima delegazione
che gli faceva visita, dopo il bombardamento del suo rifugio da
parte dell’aviazione israeliana, conclusosi con l’uccisione del
numero due dell’OLP.
Un altro momento molto importante, in particolare per il
coinvolgimento popolare, è stata la scelta dell’ANCI Sardegna, di
cui era Presidente Linetta Serri, di realizzare il progetto
Sardegna – Palestina, di cui ero responsabile nell’esecutivo
regionale, che consisteva nel contribuire a realizzare una scuola
d’infanzia per bambini e la biblioteca. In questa iniziativa
c’era, nel 2001, anche il gemellaggio tra Laconi e Beit Sahour (che
noi conosciamo come Villaggio dei Pastori), vicino a Betlemme.
Conserviamo una bellissima foto dove col Consiglio comunale in
Piazza, la popolazione, il Parroco Padre Giovanni Zedda e i frati
del Convento di Laconi dei Cappuccini, vi era il Sindaco di questa
cittadina Fuad Kokaly, il primo segretario dell’ambasciata dell’OLP
Alì Rachid e Padre Ibrahin Faltas, rappresentante dei Francescani
in Terrasanta, che celebrò anche la Messa. Presente anche a questo
incontro Nabeel, che non intervenne. Questo mi colpì molto, dopo
l’impegno che aveva profuso, facendomi capire che a lui non
interessava apparire, ma soltanto raggiungere concreti risultati
per la causa palestinese, la pace e la fratellanza tra i
popoli.
Una ulteriore occasione si presentò dal 9 al 16 settembre 2003, con
il progetto dell’Anci nazionale “Scendiamo in campo…per la pace “,
che consisteva nel viaggio della squadra nazionale di calcio dei
Sindaci italiani, che dovevano giocare tre partite di calcio, con
israeliani, palestinesi e una mista israelo-palestinese. Eravamo
presenti anche Sindaci italiani che avevano progetti e gemellaggi
in Palestina. In quella circostanza ci furono tanti incontri
importanti, con Peres a Telaviv e Arafat a Ramallah, con
rappresentanti dei cristiani, ebrei e mussulmani e tanti Sindaci
dei due popoli, in tante feste popolari organizzate per la nostra
accoglienza. Momenti bellissimi, di straordinaria fratellanza e
sincera amicizia. Ci fu anche qualche frizione con alcuni Sindaci e
ufficiali oltranzisti israeliani, a causa di termini poco
appropriati nei confronti dei palestinesi e l’arroganza di alcuni
ufficiali ai posti di blocco, tanto da non consentirci di
entrare a Gerico, urlandoci che noi italiani eravamo amici dei
palestinesi.
Nabeel era nato a Beit Sahour, da dove nei giorni scorsi mi sono
arrivati messaggi di tanti amici e di suo fratello, che verrà in
Italia non appena possibile. Ci sarebbero tanti altri momenti,
politici e personali, da raccontare della lunga e straordinaria
amicizia con Nabeel, un vero combattente della causa del suo
popolo, da partecipante alle iniziative della Tavola Sarda della
Pace, in particolare alle Marce Gesturi - Laconi. Nabeel è
stato un grande uomo politico, determinato nella lotta ma
anche molto equilibrato, tanto da essere nominato Vice presidente
delle Comunità Palestinesi in Europa.
Ricordo il dolore di Nabeel e della sua famiglia per la scomparsa,
nel novembre 2014, della figlia Jasmine, a causa di un incidente
domestico in Giordania. Alla moglie Rita, ai suoi due figli Fuad e
Samar, la mia vicinanza e l’impegno a onorare Nabeel quando verrà
superato questo momento di ristrettezze personali, a causa del
Covid 19.
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