Andrea Pubusa
In vista dell’agognata fase 2, fra le tante proposte bizzarre,
c’è anche quella di una disciplina che tolga le restrizioni a
tutti, esclusi i vecchi, secondo alcuni sopra i 65, secondo altri
70 o 75. Trattandosi di libertà, il riferimento non può che essere
la Costituzione, nella quale c’è la disciplina che tutela i diritti
inviolabili e quindi sono previste le limitazioni ammissibili.
Quali norme della nostra legge fondamentale incidono sul tema?
Anzitutto l’art. 16: “Ogni cittadino può circolare e
soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio
nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via
generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione
può essere determinata da ragioni politiche”. In questo
brevissimo articolo sono contenuti tanti vincoli al legislatore a
salvaguardia della libertà di movimento. Anzitutto, i limiti
possono essere imposti solo con legge, non con regolamenti o altre
fonti secondarie. La restrizione può essere solo generale, ossia
non può riguardare persone singole o categorie di persone. Il
vincolo, cioè, deve avere carattere obiettivo. Si può limitare la
circolazione o il soggiorno in un territorio e solo per motivi di
sanità e sicurezza. Si può insomma creare una zona rossa, dove
tutti non possono entrare o uscire per le suddette ragioni, ma non
si può stabilire il divieto solo a particolari categorie di
persone. Quindi l’art. 16 non consente la circolazione di tutti,
esclusi gli anziani.
Sulla “questione vecchi” incide anche l’art. 3, che
enuncia il principio di eguaglianza. Anche questo principio depone
per l’illegittimità di un divieto solo in ragione dell’età. Non
sarebbe ragionevole, non c’è giustificazione a una simile disparità
di trattamento in tema di circolazione. Sarebbe sensato ammettere
che tutti possono andare al bar o al cinema, ad eccezione dei
vecchi?
E allora, la risposta è decisamente negativa. Una soluzione del
genere cozzerebbe manifestamente con la lettera e lo spirito della
Costituzione.
Si potrebbe forse pervenire ad un risultato simile solo stabilendo
con legge che possono circolare liberamente solo coloro che vanno
al lavoro e così mantenere le limitazioni per i pensionati, che a
lavoro non vanno. Ma ci sono tante persone che non hanno lavoro e
neanche pensione; per loro è difficile giustificare una limitazione
come quella per i vecchi; si dovrebbe quantomeno ammettere la
libera circolazione anche per coloro che cercano lavoro. E gli
occupati potrebbero uscire per puro svago, vietando però questa
facoltà ai vecchi? Ci vuol poco a comprendere che il quadro diventa
complesso e scivoloso. Ingestibile.
Come si vede, ogni ipotesi di disparità di trattamento in ragione
dell’età, crea problemi quasi insolubili. Non è meglio rimanere
alle cose semplici e ragionevoli? Si eliminano totalmente le
restrizioni quando il virus è sconfitto o è talmente limitato da
potersi considerare nullo. Senza questa condizione, è bene
lasciare le cose come sono ora, semmai prevedendo, con
prudenza e in sicurezza, l’apertura di altri settori produttivi, ma
anche qui non scordando l’art. 41 Cost. secondo cui
“l’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in
contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla
sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Quindi prima la
sicurezza, come dice anche l’art. 32: “la Repubblica tutela la
salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della
collettività”. Basta leggere la Costituzione e tutte le
proposte estemporanee sulla riapertura o sulle restrizioni, che
ogni tanto si sentono o si leggono, svaniscono nel nulla.
Quanto ai vecchi in definitiva possono restare tranquilli, la
Costituzione pensa anche a loro.
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