Amsicora
Acqua in bocca, compagni ed amici, rimanga rigorosamente fra
noi, io oggi la scampagnata di pasquetta voglio farla. Niente di
stravagante, nulla di straordinario, voglio andare in
bidda, al mio paese. Mi son rotto, sempre in casa, al più un
po’ di sole in terrazzo come i vecchietti. Non ci penso neanche!
Devo vedere i miei alberi d’arancio e mandarino, anche loro hanno
bisogno di coccole. Ve l’ho già detto no? Seguo la corrente
filosofica di chi crede che anche le piante siano
senzienti in qualche modo, anch’esse si rallegrano quando
vedono il padrone, che dico padrone!, il loro migliore amico, nella
fattispecie io. Ora credo siano preoccupate, le mie piante intendo,
è un po’ di tempo che non ci vediamo. Pensate, le più vecchie hanno
ormai un centinaio d’anni, le piantò mia nonna Ferdinanda, che è
morta nel 1942, prima che io nascessi, per la precisione nei
giorni della battaglia di El Alamein (mio zio Attilio la
scampò perché ebbe un permesso per il funerale della madre). E
allora quelle piante erano già grandi. A me mi hanno visto in
fasce. Come fanno a non allarmarsi, le mie piante, hanno sempre
avuto le cure amorevoli da tre generazioni e ora non vedono nessuno
da mesi. E poi adesso è tempo di collegare l’inaffiamento. Prima si
faceva con l’acqua del fiume attraverso un sistema di gore, avevamo
anche un piccolo magistrato delle acque dal nome antico, su
majori, ora, amici miei, più niente, nè majori né
acqua; c’è stata una gran pensata, il fiume è stato tombinato e io
tiro acqua dal pozzo. E’ la modernità, bellezze! Miracoli della
cementificazione! Timer e un reticolo di tubetti neri con piccoli
spruzzatori, come gli israeliani nel deserto. L’impianto tutto
fatto da me, che fino a un po’ di tempo fa fresavo anche il
giardino con la motozappa. Che bella e che odorosa la terra quando
si apre!
Sapete quanto ci vuole a perdere il dna del contadino? Secondo me
almeno due generazioni. E con me, nel ramo paterno, siamo alla
prima. Il mio dna è stato programmato per questo e benché in tenera
età sia stato rivolto ad altro, lì mi porta l’istinto. Non posso
farne a meno, è un richiamo ancestrale, in primavera devo
riattivare l’impianto: rimetto a posto i tubi, congiungo quelli
rotti, pulisco o sostituisco gli spruzzatori, faccio le prove e
tante altre cosette. Accarezzo ciascuna pianta e ad ognuna sussuro
una parola gentile. Capite? devo andare! Che ne sanno Conte,
Borrelli, e quel pelandrone di Solinas & compagnia di tutto
questo? Non è capriccio o divertimento il mio, è forza maggiore,
dovere, imperativo categorico rurale, contadinesco. E’ invalicabile
più di un termine perentorio nella procedura, quando è tempo di
farlo, devi farlo e basta, non puoi rinviare. Candu si pesat su
bentu est prezisu bentulare! E poi l’agnello ce l’ho già da
tempo in freezer, micca posso tenerlo all’infinito a
occuparmi lo spazio! Anche in questo caso candu si pesat su
bentu est prezisu bentulare! , quando lo devi arrostire, lo
devi arrostire! Poche storie! E non ditemi di arrostirlo qui a
casa, al forno elettrico! Vedeste la forredda che ho in
bidda, all’aperto! Le misure? A Efis, il mio muratore, ho
detto: “deve starci un vitello,”, e così è, anche se io
traffico con animaletti di minor pezza, agnelli, capretti al tempo
loro e porchetto tutto l’hanno. E poi pesci, le sardine d’ora in
avanti e fino a settembre sono la mia specialità. Quanta legna ho
già pronta per la bisogna! C’è solo da spiedare l’animale o mettere
i pesci in graticola e accendere il fuoco. Poi la bracce la governo
da par mio!
Devo dirvi altro per provarvi la doverosità di questa mia puntata
in paese oggi?
Ma come fare? Ci saranno pattuglie dapertutto. Droni. Forse droni
no, quelli li usano sopratutto in città e nelle spiagge. Lì sì che
si va per capriccio! Per me il problema è uscire da Cagliari, poi
lì in paese il maresciallo mi conosce, sa che non vado per puro
diletto, ma per lavorare sodo. Ahimè, arrivarci son cavoli amari.
Dovrei ruscire a superare Macchiareddu e lì prendere la strada
interna che passa da S. Leone e porta a Pantaleo (dove c’è ancora
lo stabile della fabbrica dell‘yprite, il micidiale gas asfissiante
della prima guerra mondiale), poi da lì c’è una piccola strada
interna, quella antica ai piedi dei monti, a quel punto dovrei
sfangarla.
E se mi fermano? Che faccio? Gli dico che come sulcitano, malarico
da generazioni, sono immune, parola del prof. Cucca? Non scherziamo
che ne sanno loro di scienza. No, no, amici e amiche, mi becco una
bella multa e se trovo una divisa insensibile, quello è capace di
denunciarmi alla Procura e di macchiare la mia fedina immacolata.
Gente!, è ardua, qui ci vuole una bella motivazione, una pensata
geniale. Dirgli che vado per attivare l’irrigazione delle piante è
debole, la multa non la scampo e forse neanche la denuncia. Lw
piante per lor signori possono apettare. Che ne dite? Potrei dire
che ho il gatto, “Sirboni“, ormai solitario da più di un
mese. Bah! Ummm, quelli mi dicono che i gatti paesani non sono come
quelli cittadini, tutto deodoranti, profumi, crocchette con
ricostituenti vari, che evitano la diarrea e ripuliscono perfino le
vie urinarie a quelli castrati, e pubblicità varie. No, i gatti
paesani se la cavano da sè, e il mio, “Sirboni“, è
un grande cacciatore: lucertole, cavallette, topi di campagna e
cose varie. E’ proprio così, però…però, quando mi vede trafficare
con le sardine nella forredda in giardino,
“Sirboni” sta vicino a me, paziente, attentissimo alla
cottura e, quando assaggio e butto le spine con quel poco che
rimane delle teste, si avventa aquei resti, sbranandoli in un
battibaleno… e si lecca anche i baffi, il malandrino! Oh, poi,
credetemi, arrivano anche gatti non miei, quelli dei vicini,
attratti dall’odore del fumo che si spande intorno. E io lascio
fare, sono un vecchio internazionalista o no? Sono perr
l’accogliena per me non esistono confini né stranieri. Provate a
mettere vicino ai resti dei pesci qualche crocchetta pubblicizzata
in TV, e guardate cosa preferisce il gatto contadino!
No, la scusa del gatto non regge. Che diamine!, ci vuole una
pensata migliore, più sottile. Il gatto no… e il cane? Il caneeeee!
Evviva! E’ previsto perfino nei decreti! E’ un salvacondotto
universale! Il cane ha perfino il diritto di portare a spasso il
padrone… In questi giorni quando vado a prendere i giornali vedo
solo cani con qualcino/a al guinzaglio. E voilà, posso imbastire
una storia sul miglior amico dell’uomo… anche se non ce l’ho. Ma
che ne sa la gendarmeria! Per andare a lavorare in paese una bugia
si può dire, è peccato veniale, anzi, a ben vedere, non è neanche
peccato. Ma che m’invento? Che il mio cane viene con noi quasi ogni
settimana in paese e dopo i decreti coronavirus frigge per andarci
ed è irrequieto, intrattabile? Bah, chissà, se la bevono.
Che fare? Mi arrendo, pasquetta a Cagliari, a casa!? Neanche per
sogno! Pensa e ripensa in queste giornate di clausura, in queste
notti insonni, forse ho trovato la soluzione al mio rompicapo. Una
genialata! Che ne dite? Sentite il mio piano. Quando i gendarmi mi
fermano, speriamo che siano carabinieri e abbiano un animale, io
dico che il mio cane, abituato ad andare in paese ogni settimana,
dopo il coronavirus, è diventato irrequieto e intrattabile e,
durante la passeggiata ex lege intorno a casa, ieri
mi è scappato e ha puntato dritto verso il mio paese. I cani - si
sa - hanno un orientamento bestiale, seguono la giusta rotta meglio
dei marinai con la bussola. Che sia andato in paese è credibile ed
è un dovere, se uno lo perde, cercarlo. Io per l’appunto sto
andando a prenderlo. Bah, che ve ne pare?, questa mi sembra
buona.
E se i militi mi dicono di aprire il cofano? Minchia!, qui casca
l’asino! Vedono ogni ben di dio, cibraxiu, uova di Pasqua,
pipias cun s’ou, carignano e monica del Sulcis,
pardulas, l’occorrente per il sugo, malloreddus e
culurgionis, sartitzu, casu de craba e de brebei? Che dico? E
quando vedono s’angioni? Come giustifico l’agnello? A
recuperare il cane si va e si torna, andata e ritorno, senza sosta,
salva una puntatina in bagno. Che c’azzeccano pardulas,
malloreddus e culurgionis? E s’angioni? Cosa
m’invento? E’ dura! son fritto! Il piano fa acqua, non regge.
Sconsolato, con la coda fra le gambe, ne ho parlo con mia moglie,
siamo in tempo di parità o no? E lei, senza scomporsi, mi fa:
“ma di cosa ti preoccupi!? Non senti in TV? Anche nella
pubblicità, siamo tutti buoni, solidali, ce la faremo se pensiamo
non solo a noi, se guardiamo il nostro vicino, il nostro simile,
tutti insieme, senza lasciare nessuno indietro. Ecco ai gendarni
possiamo dire che tutto quel ben di dio è un pacco dono
per una famiglia di paese, anche loro devono avere qualcsa da
mettere sotto i denti a pasqua“. Se continua, mi vengono le
lacrime! Che ideona! Metto le formagelle, i ravioli, la salciccia
per gli gnochetti alla campidanese, le uova di cioccolato e
quant’altro in alcuni bei sacchetti pasquali colorati. E poi il
tocco finale, la rifinitura, la pennellata del maestro, un bel
biglietto da visita con dedica: “A tzia Peppica e famiglia il
pensiero solidale di un paesano“, no, forse meglio “di un
italiano vero“. E a quel punto mi rivolgerò ai militi con gli
occhi umidi dalla commozione e ,con la voce calda e flautata,
sussurrerò: “andrà tutto bene!, insieme ce la faremo!
Viva l’Italia!“. E loro, già mi par di sentirli, diranno:
“vadi, vadi…“.
Il piano è perfetto! Ho preparato tutto da ieri ed ora
partenza…tanti auguri ancora e arrivederci e mi raccomando state a
casa!
- SARDA NEWS -
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