Andrea Pubusa
Di fronte alle situazioni difficili, prendono risalto, diventano
evidenti situazioni che solitamente rimangono sottotraccia, anche a
causa dell’affermarsi di una gerarchia di valori che finisce per
plasmare tutta la società. In questo hanno un ruolo importante i
media, gli opinionisti, che influenzano gli stili di vita e i modi
di pensare. Nella difficoltà saltano le gerarchie false e fittizie
e tornano alla luce i ruoli e i rapporti veri.
Anche col coronavirus è così. Torna in evidenza il tanto
bistrattato lavoro. Posto a base della nostra repubblica
democratica dalla Costituzione formale (”fondata sul
lavoro“), sostituito dal mercato in quella materiale
(”fondata sul mercato“). Relegato fra le anticaglie
dall’intellettualità che conta, rimesso al suo posto nel momento
della necessità.
Al fronte chi c’è? Guardate il telegiornale: personale sanitario
sfatto dalla fatica, addetti ai servizi essenziali, lavoratori
delle produzioni e della attività necessarie. Gente spesso modesta,
come le due commesse del piccolo negozio sotto casa, che, con
la paura negli occhi, ogni giorno aprono presto e ci danno quelle
poche cose che ci consentono di stare a casa. Ai vecchi, e sono
tanti nella mia zona, portano anche la spesa a casa. Sul fronte c’è
anche il giornalaio che rischia il contagio nei tanti incontri, ma
a ognuno relala un sorriso e a tutti la libertà di stampa o il
farmacista o parafarmacista che ci dà i farmaci.
Ecco, compagni ed amici, torna in evidenza il lavoro, che ha pari
dignità, dalla commessa del negozietto al farmacista, al
primario della grande struttura sanitaria. E’ grazie a questa massa
di lavoratori, che con onore e disciplina, ogni giorno fa
il suo dovere, occupa in silenzio la sua postazione, che noi
possiamo sperare di sopravvivere e ripartire.
Ed è ancora su quel fronte che si paga il prezzo più alto, a
partire dai medici di base colpiti mortalmente dal virus per
assistere i loro pazienti, specie quelli più deboli e
bisognosi.
Non è finita l’emergenza e già si parla della ricostruzione. Cosa
fare? Su quali valori ricostruire? Su chi investire? Su quali ceti
sociali mettere l’attenzione? Bisoogna impedire che ancora una
volta dulle tragedie sociali si fondino speculazioni e
ingiustificati arricchimenti. Non occorrono analisi cervellotiche
per rispondere: la risposta è nel vento, davanti ai nostri occhi.
Sono quei lavoratori che ancora una volta fanno il loro dovere, con
generosità, con serietà. A loro dobbiamo ridare voce e visibilità
nelle decisioni. Se ci pensate bene la democrazia di una società si
misura con la considerazione che ha in essa il lavoro. Il tasso di
democraticità è proporzionale al tasso di centralità dei
lavoratori.
Questo è il messaggio che in questi giorni ha lanciato il
segretario della CGIL Landini, quando è intervenuto con fermezza a
bloccare i soliti noti che volevano continuare a far profitti sulla
pelle dei lavoratori, mantenendo in attività produzioni non
essenziali. Prima le persone, la salute delle persone più esposte
in ragione della natura del loro lavoro e poi i profitti. Prima il
lavoro e poi il mercato, ha gridato Landini. E su questi concetti
elementari che dobbiamo creare una vasta unità democratica oggi per
mettere sui giusti binari la ripresa domani.
Questa unità si crea con l’esempio, con la convergenza solidale.
Non servono o sono poco utili le sanzioni più alte o gli slogan più
truculenti. Il sindaco di Cagliari, ad esempio, può fare di più
incontrando, con le dovute cautele sanitarie, gli operatori del SS.
Trinità, i lavoratori che ogni notte ritirano l’immondezza o che
alle poste distribuiscono le pensioni o gli insegnanti che non
mollano la classe con iniziative a diistanza. O andando a ritirare
dieci mascherine da quel
Giorgio[1] che, avendo l’azienda
ferma e tessuto adatto, si è messo a fare mascherine e a regalarle.
Le battaglie si vincono non ingenerando paura, ma creando
diffuso consenso sugli obiettivi e sui mezzi per raggiungerli.
Ha fatto meglio il questore, mandando gazzelle e poliziotti davanti
al SS. Trinità a ringraziare a sirene spsiegate gli operatori
sanitari in prima linea che il sindaco Truzzu con quei manifesti di
cattivo gusto. Le sirene hanno indotto gli abitanti a uscire in
terrazzo creando una contagiosa solidarietà popolare.
References
- ^ quel Giorgio (www.vitobiolchini.it)
- SARDA NEWS -
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