Andrea Pubusa
Mentre sul
piano igienico-sanitario c’è poco da dire, si tratta di seguire le
più elementari regole d’igiene, lavarsi spesso le mani e stare a
casa, se non per i casi di assoluta necessità, per le questioni
costituzionali bisogna parlare. E’ nostro dovere di cittadini
preoccupati delle sorti della polis.Stanno venendo al pettine
alcune questioni, su cui bisogna, nei modi possibili, far sentire
la nostra voce di democratici, dicendo che, ancora una volta, la
Costituzione si pone come la stella polare nel mare in
tempesta.
Ora, il problema non è tanto la restrizione della liberta di
circolazione, l’art. 16 ha previsto la possibilità di
limitazioni con legge “in via generale per motivi di
sanita e siicurezza“, mai per “ragioni politiche“.
Non credo, invece, che sia possibile una restrizione in via
generale per la libertà di riunione; qui le restrizioni sono
ammesse, ma solo “per comprovati motivi di sicurezza e
incolumità pubblica” (art. 17). Mi pare, dunque, che si
possano ben vietare le manifestazioni, ma caso per caso,
anche se è evidente che in questa situazione, per motivi di sanità
e sicurezza pubblica, se qualcuno chiedesse di fare manifestazioni
o cortei la risposta negativa o condizionata non costituirebbe un
vulnus costituzionale.
Diversa è invece la questione dell’accordo al contingentamento dei
parlamentari in aula, come ben ha ricordato il presidente nazionale
del Coordinamento per la democrazia costituzionale,
Massimo Villone[5]. Fico ha dato notizia di
un accordo per il contingentamento nel voto nella seduta di ieri. I
parlamentari però sono liberi di partecipare o meno alle sedute,
nessuno può imporlo e tantomeno impedirlo. Le prerogative
parlamentari sono inderogabili, incomprimibili. La Carta non
ammette neppure il vincolo di mandato. Sono prove generali di
taglio e sono pericolose.
Altra questione è quella dell’ammissibilità di una graduazione
nelle prestazioni sanitarie per ragioni di età. Giovani sì, vecchi
meno. Ora basterebbe richiamare il giuramento di Ippocrate per
rispondere negativamente. Il medico deve curare tutti coloro che ne
hanno bisogno. Punto. Questo basta e avanza. Ma la Costituzione,
con gli articoli 3 (principio di uguaglianza) e 32 (la salute
diritto fondamentale), vieta qualunque predeterminazioni di criteri
discriminatori. Colpisce che un’associazione di medici non metta al
centro della sua attenzione questi elementari principi di buon
senso e di civilità e si avventuri, irresponsabilmente, in
argomentazioni prive di fondameento etico e giuridico, e per di più
creando allarme e divisione fra i cittadini.
C’è un’altra bufala che ha gira e colpito nel segno, quella del
Commissario straordinario per l’emergenza Coronaviirus.
Menomale che sono caduti i nomi che giravano (Bertolaso, che evoca
l’insucesso nella ricostruzione delle zone terremotate, e Di
Gennaro, che riporta alla memoria i tristi fatti di Genova).
Tuttavia, è il commissario che non serve. Governo, regioni, comuni
e il servizio sanitario nazionale stanno dando buona prova, stanno
rispondendo ad un fatto eccezionale e imprevisto con trasparenza e
prontezza. Certo, si possono fare osservazioni o critiche, ma
non si può dire che l’azione sia inadeguata. I cittadini, del
resto, seguono con disciplina, segno della credibilità delle
indicazioni degli organi di governo. Si può migliorare, ma c’è
un’adeguata apertura alle proposte e alle sollecitazioni. Conte da
questo punto di vista è abbastanza affidabile, certo più di chi
all’opposizione strilla, senza grande costrutto. Ora che il
Commissario è stato nominato, è bene però che gli organi politici
mantengano il manico.
Infine, due parole sul decreto Solinas. Si comprendono le buone
intenzioni del Presidente e le condividiamo: va bene dissuadere
“continentali” sconsiderati da scappare dal Nord e
rifuggiarsi da noi nell’illusione di scampare il contagio e però
favorendone l’estensione territoriale. Tuttavia, la questione è
superata e assorbita dall’ultimo decreto Conte. Oggi lìItalia
è tutta arancione, nessuno può uscire dal suo comune se non per
comprovate ragioni di necessità. E certo non lo è prendersi una
vacanza al mare o aprirsi la seconda casa in Sardegna in vista
dell’estate.
Ciò che suscita critica è l’effetto retroattivo del decreto
Solinas. Gli atti di rango non legislativo non possono disporre per
il passato. Il principio della irretroattività è
costituzionalizzato nella materia penale (per le norme
sfavorevoli al reo), non lo è negli altri casi, però “la legge
dispone per il futuro” dice l’art. 11 delle “disposizioni sulla
legge in generale” (cc.dd. preleggi). Questa è una
disposizione di rango legislativo, quindi solo un’altra norma di
rango legislativo può disporre retroattivamente, non i regolamenti
o in genere i provvedimenti amministrativi. Può darsi che nella
situazione attuale la questione abbia scarso o nessuno impatto,
però costitusce un precedente, e dunque bisogna essere
rigorosi.
C’è poco da fare, nonostante tutti i maltrattamenti, quando si
arriva ai momenti difficili solo la Carta ci risolve nel modo più
ragionevole e accettabile i problemi. Basta applicarla.
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