Tonino Dessì
Sta crescendo in tutta Italia un movimento di piazza, che
contende pacificamente, ma in modo fisicamente visibile a Salvini e
alla destra la presenza quotidiana sulla scena politica e
mediatica.
Sulle convocazioni delle manifestazioni delle cosiddette “sardine”
si è accesa subito un’intensa discussione.
C’è, come dire, mi pare, una diffidenza incrociata.
Da un lato gli aspiranti a uno schieramento definito (evidentemente
in vista delle scadenze elettorali regionali) reclamerebbero dalle
sardine dei pronunciamenti elettorali inequivoci, immagino chi
tirando per le coalizioni costruite intorno al PD e, all’interno di
queste coalizioni, chi tirando per le liste del PD, chi invece per
le liste fiancheggiatrici “a sinistra” del PD, chi, fuori dal csx a
centralità PD, tirando per liste “alternative” in concorrenza con
quello schieramento.
Dall’altro i non pochi i quali (io starei più ragionevolmente fra
questi) vedrebbero un dejavu poco allettante nella “messa di
cappello” da parte di qualunque schieramento, soggetto e peggio
ceto politico, specie locale (“horresco!”, a pensare cosa potrebbe
essere un flash mob di tale tenore che so, a Cagliari: non ci
andrei mai) e preferirebbero una sedimentazione più autonoma, più
unitaria, più di lungo respiro.
A me non pare che volendo manchino linea politica e programma.
Antifascismo e Costituzione, questa è la piattaforma, come hanno
richiamato i promotori del movimento a Milano.
Sostengo da tempo che questo resta l’unico programma concreto e
attendibile.
E lo sostengo da quando sinistra e centrosinistra nelle rispettive
componenti politiche proprio su questo programma hanno dimostrato
disaffezione e incoerenza.
Io alle sardine non chiedo di più e men che meno pretendo nè
auspico che si trasformino in un nuovo soggetto partitico.
Queste piazze oggi rappresentano noi, senza bisogno di
bandiere.
In questo momento è la sola rappresentanza unitaria che abbiamo e
che parla un linguaggio comprensibile per tutta l’Italia
democratica.
La politica comunque non attenderà a lungo.
É di ieri la decisione della Corte di Cassazione che attesta la
legittimità formale del procedimento, voluto dalla Lega, col quale
alcuni Consigli regionali a maggioranza di cdx, fra cui quello
sardo, hanno proposto la modifica, mediante referendum, della legge
elettorale nazionale in senso seccamente maggioritario.
Al momento tuttavia non sappiamo se la Corte Costituzionale ne
ammetterà la legittimità di merito.
Nel frattempo si attende l’esito della raccolta di firme fra i
parlamentari per l’indizione del referendum confermativo della
legge costituzionale sul taglio dei deputati e dei senatori.
Anche qui, per ragioni più strettamente politiche, non sappiamo se
entro gennaio saranno raccolte le poche firme di senatori ancora
mancanti.
Immagino che le adesioni mancanti siano sospese in attesa di capire
il contenuto della possibile riforma elettorale, per ora incagliata
nelle difficoltà politiche della maggioranza governativa.
Bene, armiamoci di pazienza e aspettiamo ancora qualche
settimana.
Decorso questo tempo, alle sardine e a tutti noi immagino si
potrebbero porre obiettivi concreti e meno aleatori e occasioni per
irrompere nelle dinamiche politico-istituzionali.
Uno o due referendum decisivi.
E allora anche giudizi, prudenze, adesioni, identitarismi che si
stanno agitando in questi giorni, avranno modo di decantare e di
mettere alla prova la maturazione e la tenuta di un movimento
nascente.
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